E’ inquietante l’Ordinanza urgente del Presidente Cappellacci per installare nuovi inceneritori in Sardegna
Sull’Ordinanza contingibile e urgente n. 1 del 04 gennaio 2013, per il conferimento di rifiuti urbani e di rifiuti derivanti dal trattamento di rifiuti urbani in discarica per rifiuti non pericolosi in Sardegna.
Quest’atto politico, in violazione della volontà dei cittadini, dei Comuni e della stessa normativa comunitaria, risponde palesemente a logiche estranee agli interessi dei sardi, visto che per la differenziazione dei c.d. “rifiuti urbani”, la Sardegna si annovera tra le regioni più virtuose d’Italia, è quindi destinata alla chiusura progressiva degli inceneritori già esistenti e all’avviamento di un processo ecosostenibile per la lavorazione delle materie prime prodotte dalla differenziazione dei nostri rifiuti urbani.
Le comunità sarde da tempo hanno capito che più differenziazione dei c.d. “rifiuti urbani”, significa meno inceneritori, più salute per le comunità e per l’ambiente, più recupero di materie prime da destinare al riciclo, quindi a produrre ricchezza e occupazione in Sardegna.
Il riciclo delle materie prime in Sardegna, è oggi l’alternativa possibile alle industrie in gran parte inquinanti, che operano nel nostro territorio producendo principalmente la materia prima da esportare, creando profitti per altri e lasciando l’inquinamento della lavorazione nei nostri territori.
E’ necessario interrompere quel circolo vizioso che vede con l’esportazione dei prodotti della differenziazione dei nostri “rifiuti urbani” una perdita di risorse e di lavoro per la Sardegna, mentre l’importazione di “rifiuti indifferenziati e pericolosi” creano sicuramente inquinamento e malattie.
Il Presidente Cappellacci con l’ordinanza urgente del 04 gennaio 2012, per impiantare nuovi inceneritori in Sardegna, non spiega e non chiarisce ai sardi gli interessi di chi intende alimentare. Sicuramente con essa non persegue i reali interessi dei sardi.
Claudia Zuncheddu
Sardigna Libera
Segue mozione
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Mozione Zuncheddu – Uras – Sechi – Cocco D. Cugusi sull’ Ordinanza contingibile e urgente n. 1 del 04 gennaio 2013, per il conferimento di rifiuti urbani e di rifiuti derivanti dal trattamento di rifiuti urbani in discarica per rifiuti non pericolosi in Sardegna
CONSIDERATO
che sono venuti a mancare i presupposti dell’ordinanza in quanto il D.lgs n.1 del 14.01.2013 ha prorogato sino al 31.12.2013 il divieto di conferire rifiuti con PCI maggiore di 13.000 kJ/kg, rendendo di fatto inutile e non più contingibile ed urgente la stessa ordinanza;
che con questa ordinanza urgente, il Presidente Cappellacci intende costruire, in tempi molto brevi, diversi Termovalorizzatori nel territorio sardo, diversamente da quanto espresso dagli amministratori e dalle comunità interessate;
che quest’atto ha suscitato forti preoccupazioni tra cittadini, tra comitati che operano per la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute, tra associazioni ambientaliste, nonché tra la società scientifica internazionale ISDE Medici per l’Ambiente che a livello locale e globale analizza la gestione del bene ambiente e le ricadute sanitarie relative alle cattive pratiche messe in atto da amministratori locali e non;
SI RIBADISCE
che l’”Ordinanza contingibile e urgente” del governatore è in totale violazione alla attuale normativa comunitaria e statale che attraverso la Direttiva quadro 2008/98/CE, indica la scale delle priorità nella gestione dei rifiuti e afferma come prioritaria “la preparazione per il riutilizzo, il riciclo”, per cui, all’interno del recupero diverso dal riciclo, va privilegiato il recupero di materia rispetto al recupero di energia, tale scala gerarchica è già recepita nella normativa italiana con la modifica dell’art. 179 del D.Lgs n. 152/2006 operata dal D. lgs n. 295/2010;
– che il Sesto Programma di Azione per l’ambiente della UE, in materia di riduzione dei rifiuti prevede la riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000 e che prevede inoltre la sostituzione di tutti i termovalorizzatori in attività in Europa con impianti di riciclo completo entro il 2020;
– che la costruzione di termovalorizzatori in termini temporali non risolve eventuali condizioni di “emergenza” essendo necessari, compreso l’iter autorizzativo, almeno 4 – 5 anni per la loro costruzione;
– che la costruzione degli impianti di riciclo a freddo ha tempi di realizzazione di alcuni mesi e di massimo due anni;
– che i costi per costruire un termovalorizzatore sono 6 – 7 volte superiori a quelli degli impianti che separano a freddo i rifiuti solidi urbani, dai quali si ricavano materie post consumo e post utilizzo per avviare processi produttivi di filiera con evidenti ricadute economiche e occupazionali;
– che la tecnologia dell’incenerimento dei rifiuti è da sempre stata oggetto di fortissimo contrasto da parte di settori della ricerca scientifica, in particolare quelli della medicina ambientale e della medicina oncologica, essendo tali impianti classificati all’art 216 del Testo Unico Sanitario (G.U. n. 220 del 20/9/1994) come “impianti insalubri di classe I°”;
– che le organizzazioni e i comitati civici delle popolazioni circostanti impianti esistenti od in progettazione a causa di numerosi studi ed indagini epidemiologiche hanno sviluppato la consapevolezza dei danni determinati dalle emissioni di particolato (in particolare le polveri fini, ultrafini e il nano particolato) prodotto in fase di combustione e associato a centinaia molecole quali diossine/furani, pcb, e metalli pesanti;
– che le evidenze scientifiche mostrano che tali composti hanno azione cancerogena e mutagena con documentati effetti letali sulla salute umana attraverso l’azione irreversibile di contaminazione della catena biologica e alimentare;
SI EVIDENZIA
– Che la costruzione di termovalorizzatori, cioè di inceneritori, è funzionale solo ed esclusivamente a interessi speculativi, con costi sempre più elevati non solo per le casse sarde ma anche per le tasche dei cittadini, e comporta gravi ripercussioni per la stessa salute dei cittadini e dell’ambiente, nonché la perdita delle ricadute economiche e occupazionali derivanti dalla filiera del riciclo;
– Come sia dovere degli amministratori proteggere l’ambiente e la salute umana secondo gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986, nella consapevolezza che le nostre società sono complesse e interdipendenti e non è possibile separare la salute delle comunità dagli altri obiettivi;
– Come sia dovere degli amministratori assicurare una informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti e salute secondo quanto prescritto dalle normative internazionali, comunitarie e statali attraverso la Carta di Ottawa del 1986, dal D.Lgs n. 502/2006, art. 13, dalla Carta di Aalborg del 1994;
– Come tali normative stabiliscono che i cittadini debbano essere messi in grado di controllare i determinanti di salute per la promozione della stessa (Carta di Ottawa 1986) e di partecipare alla formazione delle decisioni istituzionali per la gestione dei rischi ambientali e sanitari in tutte le fasi connesse al ciclo dei rifiuti (Convenzione di Aarhus 26.6.1998, Direttiva 2003/35/CE, Direttiva “2008/98/CE);
TUTTO CIO’ PREMESSO si impegna il Presidente della Regione
a prendere atto delle preoccupazioni espresse dai comitati di cittadini, dalle associazioni ambientaliste, nonché dalla società scientifica internazionale ISDE Medici per l’Ambiente annullando l’ ”Ordinanza contingibile e urgente” in tempi brevi ed in conformità delle normative Internazionali, Comunitarie e Statali citate in premessa, onde evitare di incorrere anche in ingenti sanzioni pecuniarie e penali.
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