E’ guerra negli ambulatori di Medicina di Base mentre crollano gli ospedali sardi
Il Manifesto Sardo 16 febbraio 2016
E’ difficile per i medici spiegare ai propri assistiti che a colpi di decreti, chi ci governa, pone fine al Sistema sanitario pubblico e che l’unica alternativa è la sanità privata, per chi potrà pagarsela. Il Decreto Lorenzin “sull’appropriatezza delle prescrizioni mediche” taglia il diritto dei cittadini all’assistenza sanitaria pubblica e lede la dignità dei medici per ripianare le voragini finanziarie della sanità. I medici di Base che chiedono di poter curare al meglio i propri assistiti e di poter continuare a fare prevenzione e diagnosi precoci sono impossibilitati ad andare avanti a causa della burocratizzazione del servizio e delle minacce di sanzioni. Per chi gestisce la Sanità, spesso senza averne la competenza, è difficile comprendere che il contenimento e la razionalizzazione della spesa sanitaria è garantita proprio quando si tutela il diritto alla salute del cittadino. Il bilancio in materia di sanità pubblica potrà essere attivo solo se i cittadini sono ben assistiti. Le cause dei buchi finanziari e del crescente disavanzo sanitario, anche in Sardegna, vanno ricercate principalmente negli sperperi legati ai meccanismi di spartizione del potere politico nella Sanità gestito dai partiti.
Il Decreto Lorenzin aggrava questi meccanismi impedendo ai medici di prescrivere secondo scienza e coscienza esami indispensabili per diagnosi precoci e terapie avanzate più efficaci, seppur in alcuni casi più costose. Tutelando così la salute del cittadino si riducono le ospedalizzazioni e i suoi alti costi, oltre a quelli sociali. Garantire il diritto all’assistenza sanitaria pubblica per tutti, è l’unica logica che può contrastare e ridurre il disavanzo sanitario. Consentire ad esempio il controllo dei markers tumorali o della funzionalità epatica solamente se la malattia è in corso evidenzia quanto dietro il Decreto Lorenzin manchi il coinvolgimento degli esperti di sanità ovvero i medici. C’è da chiedersi quale sia l’appropriatezza del Decreto rispetto alla Prevenzione e alle diagnosi precoci e quali i costi per il sistema sanitario a medio e lungo termine, se queste pratiche non vengono attuate, senza entrare in merito ai costi sociali.
Il Decreto Lorenzin, l’ennesima mannaia per la sanità pubblica, è confuso e inapplicabile per errori e incongruenze ma nasconde un aumento del costo del ticket, insostenibile per la gran parte della popolazione. La logica dell’aumento dei ticket orienta volutamente il cittadino verso la sanità privata e chi non potrà pagare perirà, come avviene nella sanità americana. Saranno sempre meno i cittadini che potranno curarsi mentre aumenteranno le ospedalizzazioni, con incremento esponenziale dei costi e purtroppo delle vite perdute. Il Ministero della Sanità, su indicazione del Governo, accusa i sardi di spendere troppo in cure ospedaliere ignorando, volutamente e in modo criminale, che a incidere sui costi sono le cure oncologiche, e che la Sardegna è ai primi posti in Italia per tumori e gravi patologie croniche legate spesso all’inquinamento ambientale. Eppure la Sardegna per la sanità paga più di ogni altra regione mentre gli investimenti dello Stato nell’isola sono irrilevanti.
Sia il Ministero alla Sanità che l’Assessorato alla Sanità della Regione Sardegna, ignorano colpevolmente che i sardi inoccupati sono sempre più numerosi e che in modo beffardo e paradossale, la Legge non garantisce a questi il diritto all’esenzione del ticket, per cui intere fasce di popolazione impossibilitate a curarsi fanno sì che cresca l’incidenza dei ricoveri e quindi della spesa sanitaria. La Regione Sardegna può legiferare riconoscendo agli inoccupati lo status di disoccupati, così come hanno fatto altre Regioni Autonome, ma a tutt’oggi non l’ha fatto.
La Politica miope e affaristica perseguita da una classe politica totalmente subalterna ai voleri romani, mina le nostre eccellenze scientifiche e sanitarie ammazzando la ricerca e l’università, decretando la chiusura di ospedali altamente specializzati, agevolando con ciò la fuga dei cervelli e delle professionalità, aggiungendo così all’impoverimento economico e sociale della Sardegna, quello culturale e scientifico.
I giganti della sanità sarda, punto di riferimento per tutta l’Isola, dall’ospedale Brotzu al Binaghi, dal Marino al Microcitemico, sono in fase di dismissione e parcellizzazione dei reparti, delle specialità e delle professionalità per cui non potranno più garantire in futuro le loro eccellenze scientifiche e professionali. Queste logichesanitario-politichesono gestite dallo strapotere dei direttori generali (nomine politiche) che spesso ben poco sanno di sanità ma che devono rispondere agli assessori che a loro volta devono rispondere ai partiti di provenienza e alle direttive imposte dal governo italiano. La Giunta Pigliaru crede ancora che il Mater Olbia del Qatar, benché a tutt’oggi non dia segni di attività, disattendendo tutti gli impegni presi, meriti il sacrificio delle nostre eccellenze e dei servizi territoriali con il disagio per tutti i sardi.
Il ritorno all’etica della responsabilità nell’ambito della Salute implica un’ulteriore riflessione critica sulla scellerata aziendalizzazione della sanità (vedi Legge 502 del 92 e successive norme di attuazione e modifiche). Un ospedale per sua natura non può essere gestito come un’azienda, che per sua natura deve fare utili, ma è un servizio sociale con costi spalmati su tutta la comunità. I fatti dimostrano che il Decreto Lorenzin non è solo un pasticcio ma è stato ideato per far pagare ai cittadini i buchi finanziari generati dalle intrusioni affaristico/politiche nel sistema sanitario.
Rientra in queste logiche il caos che regna nella Politica sarda sul Riassetto della sanità nell’Isola con pesanti tagli che penalizzano aree geografiche importanti come ad esempio l’Ogliastra. Le carenze di organico e lo stato di dismissione di servizi di eccellenza incidono pesantemente sul sistema territoriale, come ad esempio la diabetologia dove le liste d’attesa per i pazienti arrivano al 2017. Così come non si può continuare a ignorare la “condizione da Sud del mondo” della Struttura Complessa di Chirurgia Plastica – Centro Ustioni dell’ospedale Brotzu. In questa struttura nonostante il livello di specialità abbia superato di gran lunga il requisito minimo per far parte degli Ospedali ad Alta Specializzazione, nulla si fa per la sua sopravvivenza e valorizzazione. La Dirigenza medica è stata ridotta del 70%, così pure il personale infermieristico. Gli spazi sono stati mortificati, il numero di sedute operatorie è ridotto al minimo mentre si allungano le liste di attesa per gli interventi chirurgici di pazienti affetti da tumori, spesso molto aggressivi e che in tempi stretti possono divenire inoperabili e con prognosi infauste. Nonostante la dedizione e la grande professionalità dei due medici dimenticati dai gestori della Sanità, c’è il rischio che come tanti altri cervelli fuggano. Nell’abbandono di questa struttura resta il mistero sul destino dei 450.000 euro stanziati dalla Regione per questo reparto nel 2009.
Storie di conti che non tornano mai, come l’ulteriore disavanzo di 172 milioni a cui la Politica chiederà ai sardi ancora una volta di pagare.
Claudia Zuncheddu
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