Cricca del G8 a Processo, la Sardegna è assente
L’UNIONE SARDA
Cricca del G8 a processo, la Sardegna è assente
29.11.2012
La consigliera regionale indipendentista Claudia Zuncheddu non rinuncia alla sua battaglia a proposito della costituzione della Regione come parte civile nel processo di Perugia contro la cricca che avrebbe distratto i fondi destinati al G8 di La Maddalena. «Abbiamo appreso che il Tribunale ha accolto la costituzione del Comune maddalenino, così come quella di diversi Ministeri e della Guardia di Finanza – specifica la consigliera di Sardigna libera – con la mancata partecipazione della Sardegna al processo abbiamo perso un’opportunità non solo di far giustizia per l’Isola ma anche per mettere a disposizione del pm le testimonianze e la ricca documentazione in possesso degli uffici regionali su questa faccenda. Già nei giorni scorsi la consigliera aveva rivolto analogo appello: «Al governatore non abbiamo chiesto informazioni sui suoi predecessori, ci siamo limitati a ricordargli che la sua è l’unica figura istituzionale deputata a costituirsi parte civile per difendere i diritti e gli interessi di un popolo che lo ha eletto per essere ben rappresentato, a partire dal recupero dei 100 milioni di fondi Fas sottratti dalle casse sarde nel corso dei preparativi di un evento che poi non si è svolto a La Maddalena. Quella del 28 novembre potrebbe essere stata l’ultima possibilità per rivendicare i crediti a noi dovuti». Secca la replica da Villa Devoto: «Claudia Zuncheddu finge di non sentire che la Regione, come ribadito qualche giorno fa, esperirà le azioni risarcitorie nei confronti dei responsabili dello scandalo G8».
LA NUOVA SARDEGNA
G8, processo alla Cricca spostato a Roma
29.11.2012
PERUGIA Il processo sugli appalti truccati della Cricca riparte da Roma e sul procedimento si addensano le nubi della prescrizione. Per La Maddalena il rischio è di rimanere beffata, nei tempi di un gioco dell’oca che ha fatto rimbalzare dalla capitale a Perugia un’indagine avviata a Firenze e ora nuovamente a Roma il processo iniziato in Umbria. Dopo un tira e molla di pronunce di Riesame, Gup e Cassazione, ieri il tribunale di Perugia ha decretato che è Roma la sede competente per giudicare l’ex capo della protezione civile, Guido Bertolaso, l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, il costruttore Diego Anemone, altri 15 imputati e 11 società. A Perugia restano le briciole, un troncone meno rilevante dell’inchiesta aperta per la presunta associazione a delinquere e corruttela tra imprenditori e pubblici ufficiali, in quel “sistema gelatinoso” di favori e scambio di utilità legato agli appalti per i grandi eventi. Dopo tre ore e mezza di camera di consiglio, il collegio formato da Daniele Cenci, Valerio D’Andria e Antonietta Martino ha pronunciato la sentenza che segna un punto a favore delle difese, non sul merito ma sui tempi. Il cambio di sede costituisce un balzo indietro fino all’indagine preliminare di una vicenda che stava prendendo la strada del dibattimento. Al pm incaricato il compito di riprendere tutto da capo, dalla richiesta di rinvio a giudizio, all’udienza preliminare per fatti contestati che risalgono al 2008-2010. E in 7 anni e mezzo – è stato spiegato dai legali di alcuni imputati – andranno prescritti. Così un’inchiesta intricata, capace di far tremare i palazzi della politica, che ha sollevato il velo sul presunto malaffare nella gestione degli appalti pubblici più ricchi degli ultimi anni, rischia di arenarsi nelle lungaggini della giustizia italiana. Improbabile infatti che si arrivi a sentenza definitiva entro la metà del 2017. In Umbria restano le briciole, solo i fatti contestati al capo “A” del decreto di rinvio a giudizio, relativi al concorso nella rivelazione dei segreti di ufficio per Anemone, Balducci, Emmanuel Giuseppe Messina e l’avvocato Edgardo Azzopardi. Il capo di imputazione era stato il motore che aveva portato i faldoni d’indagine a Perugia, causa l’implicazione del giudice romano Achille Toro, uscito poi dalla vicenda – come il figlio Camillo – con un patteggiamento della pena. Uscito di scena il magistrato, per il tribunale collegiale, sollecitato dalle difese, non sussiste più il profilo di incompatibilità che aveva determinato lo spostamento. Ha poco da esultare La Maddalena, che nella prima parte dell’udienza di ieri aveva messo in cassa l’ammissione, come parte civile assieme ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, e avrebbe potuto così rivalersi con una richiesta di risarcimento sui presunti responsabili del mancato sviluppo della Maddalena. Adesso, dopo la sentenza che ha azzerato l’orologio del processo, le parole di soddisfazione espresse dall’avvocato Tito Lucrezio Milella hanno un sapore amaro. «Siamo soddisfatti per l’ammissione a parte civile, perché i fatti contestati hanno prodotto alla Maddalena danni sia d’immagine materiali, poiché le opere incompiute precludono la fruizione dello sviluppo del territorio», erano state le dichiarazioni a caldo del legale, che opera in collaborazione all’avvocato Gian Comita Ragnedda. Il colpo è arrivato poco dopo, alle 16.30, quando i tre magistrati sono rientrati in aula per declinare la competenza territoriale sul giudizio degli imputati. Il rinvio a Roma apre invece una nuova chance per la Regione. Nonostante le polemiche e un ordine del giorno di sollecito alla presentazione di parte civile sottoscritto da tutti i gruppi in Consiglio (e sollecitato in particolare da Claudia Zuncheddu, di Sardigna Libera), l’amministrazione sarda non si è presentata in aula. Ma i suoi legali potranno sempre farlo all’eventuale apertura di un nuovo giudizio nella capitale. Nell’agenda di Perugia rimane l’attesa per le motivazioni della sentenza che ha indicato Roma come la sede idonea e il 22 gennaio come data d’apertura del dibattimento per il troncone minore rimasto nel capoluogo umbro. Non è stata intanto fissata ancora la data della conferenza di servizi per il completamento delle bonifiche alla Maddalena.
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