Convegno su “Antiche tecnologie per una nuova architettura in tempi di Decrescita”
Sardigna Libera preannuncia il Convegno di
Sabato 11 Maggio 0re 16.00 – Hotel Mediterraneo
con
Prof. Antonello Sanna: studioso di “architetture dei luoghi” e del costruire in “terra cruda”: le tradizioni da conservare e sviluppare. Arch. Fabrizio Carola: il signore delle cupole di Terra. I 40 anni di bioarchitettura in Africa e l’antico compasso nubiano adottato e modificato di volta in volta nei suoi cantieri, oggi rappresenta il superamento delle moderne, costose e impattanti strutture in uso per la costruzione di archi e volte. Giulietto Chiesa dalla crisi delle economie mondiali alla ripresa delle economie locali e tradizionali, per “contrastare la catastrofe”. Vincenzo Migaleddu, uno scienziato al servizio della salute dell’Ambiente per tutelare la salute dell’uomo. La riconversione possibile, dai modelli di sviluppo “sbagliati” a quelli ecocompatibili ed ecosostenibili in Sardegna e nel mondo. Claudia Zuncheddu la metamorfosi forzata dei territori e le reazioni e le proposte delle collettività sarde. E’ possibile uscire dalla crisi, restituendo benessere, equilibrio alla vita degli uomini e del pianeta.
Chi è Fabrizio Carola? il “signore delle cupole di Terra” candidato alla stessa immortalità di Gaudì
Fabrizio Carola ha superato gli 80 anni di cui metà passati in Africa soprattutto nella fascia subsahariana. E’ un personaggio complesso, architetto e filosofo, che mette al centro della sua opera l’uomo con i suoi bisogni, la sua salute, la sua cultura, il suo ambiente e l’esigenza di armonia della sua spiritualità all’interno delle linee architettoniche dei luoghi che lo ospitano. Per Fabrizio Carola negli spazi contenuti dalla linee morbide degli archi e della struttura a cupola, l’uomo raggiunge il massimo dell’equilibrio e dell’armonia spirituale.
Lo conobbi tanti anni fa in Mali, dove esplose un’epidemia di meningite e mentre vaccinavo gli amici di Bamako, ci passò pure il vecchio Carola. Non sapevo chi avessi davanti anche se conoscevo molto bene diverse sue opere, dal Mercato delle erbe di Bamako dove si respira un’atmosfera che si perde nei secoli, al Centro di Medicina Tradizionale di Bandiagara (Centro studi internazionale), al Kaedi Regional Hospital in Mauritania.
Pianta del Kaedi Regional Hospital (premio internazionale di Architettura Agha Kahn 1995).
E’ napoletano e discende da tre generazioni di architetti (famiglia materna) e da tre generazioni di ingegneri (famiglia paterna). Si è formato nella Scuola Nazionale Superiore di Architettura di Bruxelles, fondata da Van de Velde, uno dei fondatori della Bau Haus. L’appartenenza a una famiglia potente gli ha garantito il privilegio di poter esprimere la sua genialità senza ricatti economici, in modo libero, senza freni e a “limite della follia”. Per il resto non ha bisogno di nulla e vive con pochissimo. Si definisce un “privilegiato per caso e senza meriti personali” per cui sente il dovere di mettersi al servizio dell’umanità.
L’Africa sub-sahariana l’ha liberato dai condizionamenti burocratici del mondo occidentale, consentendogli di creare opere senza distruggere o stravolgere gli habitat e la tradizione locale del costruire. Le opere di Carola sono parte integrante della natura e della cultura di quei luoghi.
Gli strumenti di lavoro sono: la terra, il forno, il compasso nubiano, la partecipazione di interi villaggi ai lavori, un pezzo di carta possibilmente a quadretti e una matita per progettare.
La grande rivoluzione di Carola, poggia oltre che sulla filosofia del “far vivere bene l’uomo”, sull’uso dell’antico compasso nubiano che crea e modifica di volta in volta in modo rudimentale nei suoi cantieri. Attraverso esso l’architetto costruisce maestose opere in modo semplice, sulla superficie del terreno senza scavare per le fondamenta, a basso costo e alla portata di tutti. E’ con questo spirito che divulga la sua genialità mettendola al servizio della gente, affinché chiunque possa imparare a costruirsi la propria casa senza consumare il territorio anzi, esaltando l’equilibrio fra l’uomo, la natura, l’ambiente e la cultura.
Paradossalmente l’antico compasso nubiano, adottato e modificato dall’Architetto Carola, oggi rappresenta il superamento delle moderne e costose strutture metalliche in uso in edilizia per la costruzione di archi e strutture a cupola. L’architetto-filosofo ama la terra cruda, anche se per la resistenza preferisce cuocere i suoi mattoni, per cui un altro elemento indispensabile è il forno, anch’esso costruito all’interno del cantiere e alimentato con pula di riso, un residuo non commestibile e inutilizzabile, con cui si ottengono temperature sino a 1200 gradi. Tutto ciò nel rispetto di quella natura già impoverita e fortemente arida dove ogni acacia è di vita.
A chiusura del cantiere, prima che ogni traccia dei lavori si dissolva nel nulla, la popolazione del villaggio, che ha partecipato alla creazione delle strutture, recupera quanto resta della materia prima per creare oggettistica e utensili di uso domestico, li cuoce nel forno e poi se li vende nei mercati interni.
La bioarchitettura di Fabrizio Carola non è solo la sintesi della funzionalità, dell’estetica, dell’equilibrio spirituale dell’uomo, come elemento integrante dell’ambiente e della natura, ma essa è anche uno straordinario motore dell’economia locale. Fabrizio Carola, da quasi mezzo secolo, ha saputo anticipare e interpretare la necessità della “decrescita”, come freno a un modello di sviluppo avido, prettamente occidentale, che avrebbe snaturato l’uomo e stravolto il suo pianeta.
Claudia Zuncheddu
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