Contributi consiliari ai territori sardi in emergenzae il “cattivo gusto” della protezione civile che da roma minaccia le istituzioni sarde
Consiglio RAS
Seduta del 21/11/2013
Proposta di Legge n. 581 su “Contributi consiliari finalizzati a fronteggiare gli eventi alluvionali del novembre 2013“
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Tracce del mio intervento
A parte il doveroso intervento del Consiglio nel mettere a disposizione tutte le risorse di cui può disporre, questi eventi, a prescindere dalla violenza straordinaria della natura, purtroppo sono diventati ciclici nella nostra isola: Olbia, Capoterra, Medio Campidano, il bacino del Cedrino, Villanova Strisaili e le zone interne del Nuorese sono un doloroso esempio.
Questi drammi in questi anni si ripetono in tempi sempre più ravvicinati seminando morte e devastazione nei territori, distruzione dell’ambiente, delle economie e delle infrastrutture.
Oltre l’80% dei nostri comuni sono a rischio idrogeologico e la Politica non può ignorare questa situazione di precarietà.
Non possiamo nessun modo accettare il concetto di “vittime del maltempo” o di “calamità naturale” perché questi fenomeni non sono più episodici né straordinari.
L’Ordine dei Geologi, e in particular modo quelli che hanno curato il Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico è da tempo che criticano con preocupazione quelle amministrazioni locali dei territori colpiti da questo ultimo dramma, che lamentavano come il Piano Idrogeologico imponesse “dei vincoli allo sviluppo dei loro comuni”.
Lo sviluppo dei territori senza l’armonia con l’ambiente degenera e contribuisce a esporre sempre di più le collettività ai lutti e ai disastri.
Ancora una volta, questi disastri ambientali sono la naturale risposta del territorio sardo particolarmente violato dall’uomo in questi ultimi decenni, edificato e urbanizzato spesso in deroga alle stesse leggi, vedi il compendio del Nord Est dell’Isola e le zone costiere e umide dove i disastri di questi giorni sono stati più violenti.
Fiumi e corsi d’acqua interrati, deviati e rettificati dall’opera dell’uomo si sono ripresi i propri corsi naturali nei centri urbani, nelle pianure e nelle montagne.
Dobbiamo prendere atto che il nostro territorio è già fortemente compromesso dall’urbanizzazione e dall’edilizia selvaggia che lo ha predisposto a disastri idrogeologici che generano costi umani, economici e ambientali ben superiori al profitto legato alla speculazione urbanistica.
Questa catastrofe, che solo in parte è “calamità”, è un monito per una nuova e approfondita riflessione da parte della classe politica sarda, che si accinge alla discussione in sede di Consiglio, del Piano Paesaggistico Sardo di Cappellacci.
Il PPS ha già visto forti perplessità e preoccupazioni da parte di autorevoli urbanisti, di associazioni ambientaliste e da una parte della classe politica sarda che denunciano, in questo Piano, la minaccia di nuove “aggressioni legalizzate” ai nostri territori e in particolar modo ai compendi lacustri e costieri.
Una classe politica responsabile, di fronte a tali situazioni, deve chiedersi se, al di fuori dell’abnegazione dei singoli, sia stato fatto tutto il possibile per intervenire nei tempi dovuti nel soccorso alle popolazioni.
La dichiarazione del responsabile della Protezione Civile Nazionale deve far riflette chi è deputato alla direzione e al coordinamento di queste strutture in Sardegna, e si deve far chiarezza sui ruoli e responsabilità.
Sulla Protezione Civile Italiana che minaccia querele contro chi avrebbe osato muovere critiche alle sue inefficienze, rispondo che purtroppo non è la prima volta che la Protezione Civile dello Stato Italiano scarica le responsabilità sulla Sardegna, per il ritardo negli interventi in situazioni di emergenza. E’ già avvenuto due estati fa, in occasione di incendi devastati, quando la Protezione Civile da Roma scaricava le responsabilità del ritardo degli interventi sull’Assessorato all’Ambiente della RAS e viceversa.
Feci un’interrogazione a cui non è mai stata data alcuna risposta, con la quale chiedevo se l’Assessorato all’Ambiente si fosse costituito parte civile contro la Protezione Civile dello Stato italiano per la mancata tempestività negli interventi, cosa mai avvenuta.
Oggi lo Stato italiano deve assumersi le proprie responsabilità evitando anche il cattivo gusto di minacciare le istituzioni sarde, per contro le istituzioni sarde facciano la propria parte.
Claudia Zuncheddu
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