Consiglio Regionale del 26/03/2009
INTERVENTO SULLE DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DEL PRESIDENTE CAPPELLACCI
Saludu su Governu de sa Sardigna e totu su Populu Sardu
On.le Presidente, ho ascoltato con molta attenzione e preoccupazione le sue dichiarazioni programmatiche. L’unica cosa apprezzabile e sincera che ho colto è l’emozione personale manifestata.
Sul piano del metodo ci preoccupa invece la disinvoltura e la spregiudicatezza politica nell’affrontare e dare risposte ai “nodi storici irrisolti” della cosiddetta Autonomia e alle emergenze attuali della società sarda nell’era della globalizzazione mondiale. Globalizzazione che noi riteniamo un “nuovo processo di colonizzazione” per il popolo sardo.
L’IDENTITA’ è l’unica “diga” a questo processo di distruzione delle culture politiche, sociali ed economiche minoritarie. La storia del nostro popolo, della nostra “Nazione ancora oggi mancata”, pur con le sue contraddizioni è un esempio di una resistenza antica a questi fenomeni di assoggettamento.
Presidente, quando lei sostiene:
– “Ci troviamo in una fase di transizione con un sistema bipolare che pone le basi per evolvere verso un effettivo bipartitismo…” Come pensa di coniugare questo concetto di annientamento di tutte le diversità politiche all’esterno del bipartitismo con le sue dichiarazioni sull’ identità? Le sue affermazioni sono pericolosamente generiche, vuote e contraddittorie. Di fatto lei intende distruggere tutte le diversità incominciando da quelle politiche. Il bipartitismo è teso a cancellare ogni forma di differenza, come se la diversità non fosse una garanzia per la democrazia e una ricchezza per la politica, l’economia e la cultura. La nostra diversità sarda è da preservare e da sviluppare per non essere omologati.
– I suoi concetti di “modernizzazione della politica, della società, della cultura e dell’economia sarda…” ci ricordano tristemente quella “modernizzazione industriale” a noi imposta dalla “civilisation italiana” e da noi subita sin dagli anni 60. Fiumi di soldi chiamati “Piani di Rinascita” destinati allo sviluppo e benessere della nostra gente non sono mai stati goduti e gestiti dai sardi. La nostra storia dice che essi hanno fatto la ricchezza di alcuni potentati locali, deis meris istrangius della Petrolchimica, lasciando a tutt’oggi miseria, disastri ambientali, malattie, disoccupazione e distruzione delle economie locali con gravi responsabilità della classe politica sarda. Presidente, noi a queste sue “modernizzazioni” siamo contrari e non possiamo che preoccuparci.
– La promessa del “rispetto della minoranza” e quindi dell’opposizione in Regione, Presidente, non può essere una sua “gentile concessione” ovvero una “concessione del Principe”, ma esso è una prerogativa e un fondamento della democrazia sancita dalla Costituzione e dallo Statuto. Il “rispetto delle minoranze” è un dovere di ogni democrazia parlamentare oltre che fondamento di essa stessa (anche nelle democrazie Anglosassoni). Il concetto da lei espresso, anticipato anche dalla Presidente on. Claudia Lombardo, è più consono ad una “certa cultura politica…”: la “cultura del Principe”, propria delle democrazie autoritarie. Nella storia questa prassi è stata il preludio di sistemi autoritari e fascisti che hanno privato la gente della libertà culturale, politica ed economia, negando ai popoli le loro diversità e peculiarità.
– Il concetto di “democrazia partecipativa” prevede un ribaltamento dei ruoli di potere e di decisione, cioè la restituzione della politica alla società. Per cui ogni decisione deve provenire dal basso, essa deve essere discussa e condivisa. Il“metodo partecipato” da lei esposto nelle sue dichiarazioni, come “capacità di ascolto etc. etc…” è più simile e proprio ad operazioni di “marketing politico”. Lo stesso metodo usato per il lancio di un prodotto di consumo, di cui non si conosce neppure la bontà e la qualità.
– Rispetto alla Sanità, Presidente, non è chiaro il concetto secondo cui il suo intento è quello di “coniugare aspetti di carattere sanitario con quelli di carattere finanziario” – Intende per caso privilegiare la sanità privata rispetto a quella pubblica?
L’assistenza sanitaria è un diritto inalienabile di ogni cittadino, per cui come diritto e bene comune, deve essere principalmente pubblica per permettere a tutti i ceti sociali di poterne usufruire sia nell’aspetto qualitativo che quantitativo. Quindi non può che essere prevalentemente pubblica.Privilegiando il servizio privato, il diritto alla salute sarà inevitabilmente di “categoria Z” per le fasce più fragili e di “categoria A” per chi avrà le assicurazioni. Questo modello di sanità da lei proposto, tipicamente americano, oggi è messo in discussione dalla stessa America di Obama.
– Sul Piano integrato di sviluppo e il rilancio delle vocazioni produttive tradizionali (agricoltura e produzioni agro-pastorali e le politiche di sostegno al primario, lei sostiene che “…però non potrà pretendere di ottenere più di ciò che il mercato consente…”. Intende dire, per caso, che i soggetti che partecipano alla produzione, devono essere condizionati o assoggettati alle esigenze di un mercato mondiale e globale? Un mercato, a noi estraneo, che decide cosa dobbiamo produrre, cosa dobbiamo mangiare, chi dobbiamo essere e che ha come unico obiettivo il proprio profitto non curandosi minimamente delle economie tradizionali, sopprimendole e creando sempre più disoccupazione e disagio. Presidente, lei intende adeguarsi alle esigenze di un mercato globale che interpreta ogni uomo soltanto come “consumatore e a sua volta oggetto di consumo”?
– Sulla Pianificazione territoriale, paesaggistica e urbanistica, prevede ampia restituzione di poteri a Enti Locali, come se sino ad oggi ne fossero stati privati ed esclusi. Le sue affermazioni hanno come conseguenza una mancanza di programmazione diversificata e condivisa. Quindi uno “spezzatino” del territorio e dell’urbanistica dove gli egoismi locali daranno origine ad un Far West del territorio: un saccheggio senza regole in cui le leggi del “Profitto del mattone”, imporranno ai sardi di dimenticare la possibilità di un naturale “sviluppo ecocompatibile” e di una reale difesa e preservazione dell’ambiente come parte integrante del nostro “patrimonio identitario” e come tale un bene insostituibile della nostra diversità. Il metodo urbanistico da lei proposto ha già una risposta:il dramma dell’alluvione di Capoterra, dell’hinterland cagliaritano, che ormai si ripete periodicamente, così come la situazione di Olbia: una città costruita senza regole sui letti di fiumi e sugli stagni con delibere comunali “leggere”, dell’”ultima ora” permettendo con ciò nel mercato edile infiltrazioni mafiose e malavitose. Ma prima o poi bisogna fare i conti con la natura violentata. E’ solo questione di tempo. La natura si riprende sempre i suoi spazi e spesso anche a costo di vite umane innocenti.
– Mi sorprende che il Presidente dei sardi non faccia riferimento alla grave crisi finanziaria mondiale che ancora non si è abbattuta con tutta la sua ferocia facendo regredire e mortificando ancora di più la nostra economia. Mi sorprende che questa classe politica non sia così matura da dare indicazioni concrete ai sardi su come organizzarsi per fronteggiare questa crisi. Il potenziamento delle economie tradizionali, la difesa della loro specificità, del mercato del lavoro ad esse legato, caro Presidente, può essere una risposta che noi le suggeriamo.La difesa della piccola e media impresa non può limitarsi solamente ai Consorzi Fidi, che pur vanno potenziati, sostenuti ed estesi con tutti gli istituti di credito.
– La Riforma Gelmini, scusate… l’”eliminazione del diritto allo studio” e lo smantellamento della scuola pubblica sta dando già i suoi frutti avvelenati. Circa 2000 insegnanti in Sardegna stanno per perdere il proprio lavoro creando apprensione, disagio alle famiglie e impoverendo ancora di più un territorio già provato. Logica conseguenza sarà un ritorno all’analfabetismo, alla privazione degli strumenti culturali necessari per l’emancipazione del nostro popolo e per la costruzione di una società migliore. Presidente, che cosa intende fare in concreto per far si che ciò non avvenga? Pigli un solenne impegno in difesa del diritto allo studio per i sardi e in difesa dei posti di lavoro. Le chiediamo in quest’aula un impegno reale e non formale. Non è più tempo né di barzellette, né di inefficaci sorrisi, né di impegni elettorali mai rispettati, né di bugie mediatiche che con l’aiuto della stampa compiacente hanno concorso alla vittoria del Centro Destra e all’inganno dei sardi. La pazienza dei lavoratori del Sulcis e del Petrolchimico di Portotorres non è illimitata.
– Sulla chiusura del suo discorso. “…che Dio ci aiuti”. Presidente le ricordo che le istituzioni sono laiche, che dobbiamo essere rispettosi dei ruoli e della separazione dei poteri fra Stato e Chiesa, fra Stato e Religioni. Rispetto laicamente ogni sentimento religioso, quindi anche il suo, ma Presidente lasciamo questo inquietante “melange di potere politico e religioso” a George Bush che fra una invocazione e l’altra ha incendiato il mondo con le sue guerre.
– Sulla sua affermazione riguardante l’”imprescindibilità delle scelte del Governo della Sardegna dal Governo italiano, ci sarebbe da aprire un lungo capitolo. Intanto vogliamo dirle “ca sa Sardigna tenidi abbisongiu de unu Presidenti senza meris, cun sa conca in Sardigna e chi traballidi cun is sardus poi is sardus. De unu Governadori n’deus tentu fintze tropus”. Il nostro sviluppo economico non può essere né disegnato né determinato fuori dalla nostra terra e tanto meno altri possono imporci delle “compatibilità” che invece si chiamano con la lingua degli italiani: “priorità”, “asservimento”, “dominio e servitù colonile”. Il diritto del popolo sardo alla propria autodeterminazione, alla difesa e affermazione della sua identità di Nazione, alla Sovranità, all’Indipendenza, a una vita ricca e felice non può essere una “concessione del Principe di turno”, ma sarà il frutto della nostra consapevolezza. I Rossomori sono gli eredi del miglior sardismo di Lussu, di Simon Mossa, dei fratelli Melis: fillus dei sardus chi no anti tentu mai cadenas.
On.le Presidente Bona Sorti
Claudia Zuncheddu, Consigliera regionale Rossomori
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