Consiglio Regionale del 24/02/2010
Sono i nostri pastori, agricoltori e disoccupati che urlano alla Regione Sarda
“ca toccada a s’indi scidai”
Mozione 17 – Sulla su crisi agro-zootecnica (Legge 44/88)
Tracce di intervento
Di fronte alla drammatica situazione del settore agropastorale in Sardegna, non è più tempo di rinvii e ancor meno la Regione può ignorare la disperazione e la solitudine di migliaia di famiglie sarde che con l’indebitamento sono al di sotto della soglia della sopravvivenza.
La Regione Sardegna deve adottare misure concrete, urgenti e straordinarie per salvare tutto il settore agropastorale sardo.
La dichiarazione dello “stato di crisi socio economica” per le nostre economie tradizionali è la via più percorribile e naturale per salvare le aziende dal fallimento. Basta volerlo.
La Regione deve uscire dallo “stato comatoso” e di “sudditanza” imponendocon forza il suo potere contrattuale allo Stato italiano, non curante del dramma che si sta consumando fra ampie fasce della popolazione sarda, anche alla luce del fallimento dell’industria nell’isola.
Ci vogliono interventi e misure adeguate alle esigenze locali sia per lo stato di emergenza che per il futuro.
Sulla Legge 44/88, è necessaria l’istituzione di una “commissione di inchiesta” che si occupi dell’illegittimità nell’applicazione dei contratti stipulati in virtù della Legge. Si tratta di trovare soluzioni per superare i problemi indotti dalla “dichiarazione di illegittimità” da parte della Commissione Europea della Legge 44/88: soluzioni tese a salvare sia le aziende che resistono alla vendita all’asta, sia quelle che hanno già venduto le proprietà o parti di esse.
Di fronte al fallimento o al rischio di fallimento delle aziende sarde, bisogna adottare misure urgenti a partire dai rimborsi e compensazioni per i danni subiti, la ricontrattazione finanziaria che sostituisca il sistema bancario, che con le sue “connivenze politiche” è responsabile di questa situazione; larateizzazione del debito e il blocco di tutte le esecuzioni che danneggiano oltre le singole aziende, tutto il sistema agricolo-pastorale, socioeconomico, ambientale e territoriale sardo.
L’indifferenza politica del governo italiano, cui si sovrappone quella altrettanto colpevole del governo dei sardi, sta decretando la desertificazione dell’isola e l’abbandono delle campagne con tutti i rischi legati alla mancanza del controllo tradizionale del territorio.
In nome della Sovranità Alimentare Sarda chiediamo interventi per la salvaguardia del lavoro, del reddito ai produttori e degli stessi costi ai consumatori. Si tratta di misure necessarie contro la ‘grande distribuzione’ e la speculazione in difesa dei prodotti sardi di qualità, buoni per natura e frutto della nostra terra.
Dobbiamo opporci all’introduzione di prodotti agroalimentari non certificati e di origine dubbia importati in Sardegna violando ed eludendo le leggi che regolano la filiera. Dobbiamo opporci a questa globalizzazione gestita dalle multinazionali che colpisce le nostre produzioni e distrugge l’intero sistema economico tradizionale.
Abbiamo necessità di un Piano Strategico per lo sviluppo delle nostre attivitàagricole, pastorali e della pesca.
E’ significativo il fatto che a tutt’oggi non si è arrivati ad alcuna conclusione con il prezzo del latte, affamando, con gli attuali costi, i nostri pastori e le loro famiglie.
Pretendiamo pari diritti e pari opportunità con le altre regioni, visto che nel resto d’Italia i privilegi riservati a questi settori sono ben altri!
Dobbiamo riflettere sull’ingiustificato ritardo nel pagamento delle misure previste dallo stesso Piano di Sviluppo Rurale. Così come sulle politiche del governo italiano tese a tagliare ingenti risorse destinate all’agricoltura e alla soppressione del “Fondo di Solidarietà”.
Il governo regionale è complice del governo italiano, che con le sue politiche depaupera le nostre risorse, avvelena i nostri luoghi e condanna al fallimento le nostre economie con le relative imprese.
Sono i nostri pastori, agricoltori e disoccupati che urlano “ca toccada a s’indi scidai” e a fare attenzione a quello che il governo italiano sceglie per la Sardegna, oltre a quello che dovrebbe fare e non fa.
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale Rossomori
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