Consiglio Regionale 16
Sulla mozione n° 14 “In difesa del diritto allo studio e contro lo smantellamento della scuola pubblica in Sardegna voluto dalla Riforma Gelmini”. La Riforma Gelmini mina la scuola pubblica, uno dei pilastri portanti della società italiana invidiata, insieme alla sanità pubblica, in tutto il mondo. Oggi la ricaduta di questa misura in Sardegna è di particolare gravità. Numerosi colleghi presenti in aula, che hanno superato i 50 anni di età anagrafica e che sicuramente in buona parte non hanno frequentato le elementari nei grossi centri urbani e nelle grandi città della Sardegna, ricorderanno che per frequentare la scuola dell’obbligo bisognava percorrere talvolta 4-5 Km a piedi, poiché la scuola elementare e media non era diffusa in modo capillare nei centri dell’isola ma erano, come vorrebbe adesso la nuova riforma Gelmini, accorpate nei centri principali in modo da raggiungere il cosiddetto “numero idoneo o minimo di studenti”.Così come ricorderanno le aule superaffollate (30-50 alunni) dove con grande spirito di abnegazione e fatica degli insegnanti si faceva lezione a più classi contemporaneamente. Questa situazione di disagio e di negazione del diritto allo studio per vasti strati della popolazione sarda in passato, oggi viene riproposta sotto forma di innovazione, dalla “riforma della scuola Gelmini”. Riforma sostenuta con forza dal governo italiano e non osteggiata, se non con formali e ipocriti richiami sulla stampa da parte di autorevoli esponenti del CD sardo. Ciò rappresenta un ritorno ad un passato tragico e umiliante dove la scuola pubblica era un privilegio e un diritto riservato ad una èlite. Una scuola dove l’appartenenza alla cultura e alla identità del nostro popoloveniva vessata ed umiliata al punto di proibire violentemente l’uso della lingua sarda e l’oblio e la negazione della propria storia e della propria cultura.Molti di voi viaggiando per il mondo, in modo attento, avranno notato che questa triste realtà sarda “appena cancellata”, oggi viene riproposta in nome di una “razionalizzazione della spesa” e di un adeguamento non si sa a quali canoni. Di fatto ci troviamo di fronte ad una “espulsione programmata dell’accesso alla cultura pubblica per ampi strati di popolazione a partire dai più disagiati. Questo è tipico del sistema scolastico dei paesi del Sahel africano e comunque di quelle aree comunemente definite ”paesi sottosviluppati o in via di sviluppo”, dove per la “mancanza di risorse finanziare adeguate”, così come da noi, persiste un sistema coloniale che vede nella negazione dell’accesso alla cultura e nella esclusione alla propria cultura etnica e tradizionale, la continuazione di un dominio economico e culturale che oggi in maniera moderna si chiama “processo di globalizzazione”. Il richiamo alla difesa delle zone interne dal grave “fenomeno di spopolamento”, che ho sentito fare in diverse occasioni da esponenti di spicco di questa maggioranza di CD, si contrappone alla proposta di “razionalizzazione del sistema scolastico” del ministro Gelmini, che equivale allo “smantellamento del sacrosanto diritto allo studio”.L’attacco alla scuola significa incentivare lo spopolamento delle zone interne privandole dei servizi.E’ chiaro che nessuno è disponibile a risiedere in zone laddove i servizi essenziali come la scuola elementare e media, le poste, le banche e la sicurezza pubblica non sono garantiti o comunque non sono di buon livello. Quindi è normale che allo spopolamento dell’interno corrisponda un maggiore concentrazione demografica nei grossi centri CA SS NU OR Olbia che rischiano di diventare delle metropoli a crescita incontrollata e quindi anch’essi con servizi nel tempo saranno via via meno adeguati.Anche questo fenomeno è tipico delle cosiddette parti del mondo a regime coloniale. Sul devastante “impatto occupazionale” che questa riforma di “distruzione della scuola pubblica e negazione di diritto allo studio” porta sul tessuto occupazionale scolastico della Sardegna, in un momento in cui la difesa di ogni singolo posto di lavoro è fondamentale per noi sardi.I dati sono ampiamente documentati nella nostra mozione, così come la perdita di redditi e di sviluppo di occupazione di intere zone della Sardegna specialmente delle zone interne. La riforma con i suoi tagli colpisce per primi e inesorabilmente gli alunni disabilie tutti i più fragili che necessitano di maggiori servizi che nei decenni scorsi anche se non in modo esaustivo, il sistema statale aveva garantito.Forse questi non sono anch’essi “sardi di serie A?” Parallelamente allo smantellamento del sistema scolastico pubblico, la Gelmini “pardon”, per sua bocca Berlusconi, forse per farsi perdonare le sue “esuberanze e marachelle vecchie e nuove”, ha incrementato i fondi per le scuole private principalmente cattoliche.Noi che siamo laici e rispettosi di tutti i pensieri e credi religiosi, riteniamo che debba essere ribadito il primato della scuola pubblica e laica.Chiunque voglia per i suoi leggitimi e nobili scopi intraprendere in scuole private che conti sulle sue risorse e non su quelle pubbliche. Visto il fascino perverso del potere che sa riempire “tasche e pance”, è triste, anche se comprensibile, la demagogia dei discorsi di chi pur con delle contraddizioni lancinanti si opponeva alla colonizzazione e alla privazione dei diritti della propria terra e del proprio popolo, accettando oggi di far parte degli “ascari e delle truppe cammellate” del regime coloniale italiano. Lo Stato italiano, di cui anche noi sardi a tutt’oggi facciamo parte, deve garantire i diritti costituzionali a tutti i cittadini di tutte le sedi geografiche facenti parte del suo territorio. Il diritto allo studio è un diritto costituzionale, così come lo è il diritto alla propria storia e alla propria cultura. La difesa del nostro popolo si garantisce con l’accesso alla cultura, all’istruzione, al reale riconoscimento della nostra lingua e della nostra identità.
Al di fuori delle ipocrisie e del gioco dei ruoli mi rivolgo ai colleghi del CD di non perdere questa grande occasione per dimostrare di essere al fianco dei diritti dei sardi, che votino questa mozione e si impegnino realmente con il “loro governo amico” a difendere i diritti di un popolo e a sventare questo nuovo vento di colonia.Claudia ZunchedduConsigliera Regionale RossoMori
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