Conferenza stampa: Materiali per una urbanistica sostenibile
Cagliari – lunedì 23 luglio ore 10:30 Caffè Sette Vizi MEM Via Mameli 164 si terrà la presentazione del Documento “10 Domande al Consiglio Regionale della Sardegna sul DdL n. 409 16/03/ 2017 Disciplina generale per il governo del territorio” della giunta Pigliaru in discussione in Consiglio Regionale.
Interverranno alcuni componenti del Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile” che da oltre un anno e mezzo ha attivato un percorso, collettivo, democratico, diffuso territorialmente, che ha messo in luce le conseguenze che si produrrebbero per le future generazioni e per il territorio della Sardegna se il Consiglio Regionale approvasse il DdL n. 409 16/03/ 2017 della giunta Pigliaru.
Si tratta di studiosi, giuristi, dirigenti e funzionari della PA, tecnici, ambientalisti, amministratori, intellettuali tra cui Maria Antonietta Mongiu Archeologa, Assessora regionale Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport nella XIII Legislatura; Gian Valerio Sanna Ingegnere, Assessore regionale Enti locali, Finanze e Urbanistica nella XIII Legislatura; Massimo Dadea Medico, Assessore regionale Affari generali, Personale e Riforma della Regione nella XIII Legislatura; Mauro Mura già Procuratore della Repubblica Tribunale di Cagliari; Fiorella Pilato già facente parte del Consiglio Superiore della Magistratura; Paolo Numerico Magistrato amministrativo a riposo, Presidente del TAR Sardegna e Vicepresidente di Sezione del Consiglio di Stato; Fausto Martino Architetto già Soprintendente ABAP di Cagliari; Paolo Urbani Giurista, Università La Sapienza Roma, Consulente giuridico PPR Sardegna; Franco Masala Architetto, Storico dell’Architettura Cagliari; Rossella Sanna Architetta, Imprenditrice Oristano; Alan Batzella Architetto Cagliari; Romano Cannas Giornalista, già Direttore Sede RAI Sardegna; Giuliano Murgia già Segretario generale CGIL Sardegna; Tore Sanna Vice presidente Federparchi, Consigliere regionale XI e XII Legislatura; Sergio Vacca Geopedologo, Università di Sassari, Sindaco di Milis; Fausto Pani Geologo, Cagliari; Giuseppe Biggio già Dirigente della Pianificazione della Regione Autonoma della Sardegna; Tore Corveddu già Segretario nazionale CGIL Chimici; Salvatore Multinu Ingegnere Pattada; Francesco Sechi Ingegnere trasportista Cagliari; Salvatore Fenu Associazione LAMAS; Vito Biolchini Giornalista Cagliari; Claudia Zuncheddu,Medico, Consigliera regionale nella XIV Legislatura regionale, Medici per l’ambiente.
DOCUMENTO
Passano per un sentiero stretto il futuro assetto territoriale e la sopravvivenza del suolo, dei paesaggi e dell’ambiente della Sardegna. Sentiero che, tra non molto, come nel racconto Il giardino dei sentieri che si biforcano di Jorge Luis Borges, si troverà ad un bivio.
Il DdL n. 409 “Disciplina generale per il governo del territorio”, approvato il 16/03/2017 dalla giunta Pigliaru – che richiama solo nel titolo il governo del territorio perchè è un super Piano casa à la carte – rappresenta il tentativo di riportare le lancette del governo del territorio in Sardegna indietro di decenni. Ciò perché, saltando a pié pari il concetto costituzionale di tutela, si occupa del “come” occupare zone di pregio con nuove cubature.
Studiosi, dirigenti e funzionari della PA, tecnici, ambientalisti, amministratori, intellettuali, attraverso il Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile” e la Rivista www.sardegnasoprattutto.com, hanno approfondito l’approccio della giunta Pigliaru e, con un percorso, collettivo, democratico e diffuso territorialmente, hanno reso accessibile alla comunità regionale l’idea che il governo del territorio comprenda qualcosa di più e di diverso rispetto all’urbanistica ovvero qualcosa che riguarda la quotidianità, evidenziando quali sarebbero le conseguenze per la Sardegna, se il Consiglio Regionale approvasse il DdL n. 409.
Tornerebbero in pista le betoniere entro i 300 metri dal mare, contro il buon senso e l’opinione pubblica; contro il PPR che ogni sardo riconosce ormai come una tappa fondamentale della presa di coscienza del valore del suo territorio; contro le indicazioni, nazionale e internazionale, sul consumo di suolo; contro le allarmate considerazioni del Rapporto ISPRA 2018 in cui la Sardegna per consumo di suolo non è seconda a nessuna altra regione a causa della mancata estensione del PPR a tutta la Sardegna, del non adeguamento dei PUC al PPR di buona parte dei comuni sardi compresa Cagliari, città capoluogo, della proroga del Piano Casa fino al 2019 decisa dalla giunta Pigliaru che non si è differenziata dalla precedente di centro destra di Ugo Cappellacci.
Durante la campagna elettorale l’attuale presidente della Regione giurava infatti che avrebbe esteso il PPR a tutta la Sardegna – che da economista prima e da assessore della XIII Legislatura poi aveva contribuito ad approvare – ma una volta eletto ha rinnegato le promesse rivelandosi tra i peggiori nemici del paesaggio e dell’ambiente della storia dell’autonomia. Uno sguardo alle Delibere della sua Legislatura (per tutte quelle degli Assessorati dell’Urbanistica, dell’Industria, dell’Ambiente) fa intendere di quante altre servitù abbia gravato, oltre a quelle note, il territorio della Sardegna.
Se il Consiglio regionale, espressione massima della comunità regionale, non rigetterà il DdL n. 409 16/03/ 2017 “Disciplina generale per il governo del territorio” si assumerà la responsabilità di rilanciare un sistema di compromessi e di illegittimità che pare soprassedere alle norme previste dalla Costituzione (arrt. 3, 9, 21, 97, 114, 117 e 118, salvo altri). Con quale grimaldello il DdL Pigliaru cerca di scardinare i principi costituzionali su cui si fonda il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e il Piano Paesaggistico Regionale?
“Sviluppo” e “Turismo” le parole chiave. Le mettiamo tra virgolette perché ci chiediamo come possa essere volano dello sviluppo “turistico” l’ennesimo aumento volumetrico che, dislocato sulle coste, “mangia” le presenze antropiche nelle zone interne, impedisce di differenziare e di destagionalizzare, svaluta il territorio.
Da una parte il DdL n. 409 16/03/ 2017 vuole infatti concentrare turisti sulle spiagge per fare numero e dall’altra disseminare il paesaggio rurale di migliaia di casette artificializzando oltre ogni limite la campagna piuttosto che recuperare l’esistente edilizio nei 377 comuni sardi, semivuoti nei centri abitati e nel territorio?
Al disconoscimento, ben radicato nel DdL Pigliaru, del valore delle coste nella loro unitarietà identitaria – che il PPR del 2006 ha riconosciuto – si somma il disvalore attribuito alle variegate geografie che caratterizzano i paesaggi rurali della Sardegna. Di più, vi si legge un’idea vernacolare del mondo agropastorale, lo stesso che registriamo, non a caso, nelle politiche sulla lingua, sui beni culturali, sull’istruzione. Triade che l’art. 9 della Costituzione ha ribadito come interdipendente e che ritroviamo nella visione del mondo e dello sviluppo che sottende al PPR del 2006 che, ricordiamo, agisce attualmente solo sulle coste.
Come si pensa inoltre di dar fiato all’edilizia, posta l’enorme quantità di immobili vuoti presenti in tutto il territorio regionale? Come e dove si potranno rilocalizzare edifici (eventualmente da demolire) in differenti contesti territoriali, non previsti e non prevedibili (artt. 32 e 33 del DdL), e con elevati aumenti volumetrici, cumulabili anche con gli indici della zona di “arrivo”? Pare credibile che si vogliano creare pericolosi vasi comunicanti e cattive pratiche di speculazione volte a trasferire cubatura in zone maggiormente proficue.
Quello che stupisce maggiormente è però che il DdL Pigliaru valichi in più punti la norma costituzionale stessa:
nei principi generali, nel rispetto del bene comune e nel principio di tutela;
nei rapporti con lo Stato;
nei rapporti con gli Enti locali.
Possibile che il cemento valga tutto ciò? Possibile che un’intera classe dirigente rischi il tutto e per tutto per delle nuove cubature? Senza che il PPR sia stato ancora esteso alle zone interne? Abbiamo tutti ben presente cosa abbia perpetrato la politica delle deroghe, negli ultimi cinquant’anni, alla Sardegna.
Che nel 2018 si ragioni solo in termini di quantità e volumi, e non in qualità e progresso equilibrato di tutti i fattori che compongono un territorio (ambiente, cultura, antropizzazione, usi abitativi, suolo, geomorfologia, clima, vie di trasporto e accesso etc.) interroga ed interpella tutti su quanto scuola, università e politica abbiano instillato alle generazioni di decisori pubblici che negli ultimi anni hanno governato.
Tecnicamente poi, la materia non può limitarsi ad un Testo unico e un Allegato tecnico incardinati alla vecchia concezione di urbanistica – forse perché il DdL Pigliaru è un’idea arretrata di urbanistica, speculativa e non sociale – ma deve essere regolamentata da una Legge quadro ovvero da un sistema normativo composto da un testo base sull’urbanistica e da una serie di procedimenti complementari (Atti di indirizzo e coordinamento) da aggiornare sistematicamente da parte della Regione.
La cornice di riferimento imprescindibile deve essere il Piano Paesaggistico Regionale, modello di sviluppo coerente con le risorse naturali e ambientali dell’isola che, esteso all’intero territorio della Sardegna, con la Legge quadro e gli Atti di indirizzo e coordinamento deve costituire il nucleo dell’organizzazione unitaria delle discipline che regolano tutela, uso e governo del territorio. Ciò non per “imbrigliare”, quanto per armonizzare e coordinare razionalmente l’uso del territorio isolano.
I fattori ignorati dal DdL Pigliaru n. 409 16/03/ 2017 ?
processi di spopolamento e popolamento;
contenimento dell’impatto del turismo low cost o informale (seconde case, Airbnb) sulle coste: a numeri enormi non corrispondono introiti enormi, né è pensabile smantellare il sistema costiero per un luna park ingestibile che può durare massimo dieci anni;
le politiche di sviluppo urbanistico in grado di favorire la mobilità con il trasporto pubblico in luogo di quelle che favoriscono e premiano l’accessibilità in auto;
percentuale di inabitato in rapporto alla popolazione, a livello macro e micro territoriale;
dislocazione di parte della ricettività balneare dalla costa ai paesi dell’entroterra, entro adeguate fasce chilometriche.
Sta qui il senso delle 10 domande che poniamo al Consiglio Regionale della Sardegna con l’auspicio che quanto abbiamo prodotto fin qui convinca i nostri consiglieri a riscrivere dalle fondamenta il Disegno di legge non prima di aver esteso il PPR a tutta l’isola.
10 Domande al Consiglio Regionale della Sardegna sul DdL n. 409 “Disciplina generale per il governo del territorio” approvato dalla Giunta Pigliaru il 16/03/ 2017
Sa il Consiglio regionale se i Sardi condividono il DdL e che non è frutto di un processo partecipato?
Sa il Consiglio regionale che l’art. 43 del DdL consente di costruire in zone di pregio senza tener conto di habitat naturalistici, biodiversità, sostenibilità ambientale, in contrasto con l’art. 9 della Costituzione?
Come concilia il Consiglio regionale lo stesso art. 9 della Costituzione con l’art. 31 del DdL che autorizza strutture alberghiere e assimilabili (residenze, lottizzazioni turistiche, multiproprietà, comprese quelle in itinere), qualunque volumetria abbiano e dovunque si trovino, anche entro la fascia dei 300 metri dal mare e con la realizzazione di corpi separati?
Come attua il Consiglio regionale una politica di assetto idrogeologico e di tutela del suolo in assenza di elementi conoscitivi, ridotti all’art. 38.3.b del DdL? Quali direttive fornisce lo stesso DdL sul consumo di suolo per allinearsi alle prescrizioni di PPR, dell’UE, di un’urbanistica sociale e responsabile?
Sa il Consiglio regionale che il DdL è in contrasto con gli artt. 3, 9, 21, 97 e con il principio di sussidiarietà (ex art. 118) della Costituzione, in quanto nella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sui progetti, discrimina (art. 25 del DdL) l’ammissibilità degli interventi dei singoli cittadini?
Come consente il Consiglio regionale che si consumi senza controllo il territorio, in compensazione (artt. 29 e 30 DdL), e si concedano elevati incrementi volumetrici, in contrasto col principio di eguaglianza e di ragionevolezza e con la tutela paesistica (artt. 3 e 9 della Costituzione)?
Come può ammettere il Consiglio regionale, sempre in contrasto col principio di ragionevolezza richiesta alle norme ordinarie, la genericità delle rilocalizzazioni di edifici (eventualmente da demolire) in differenti contesti territoriali, non previsti e non prevedibili (artt. 32 e 33 del DdL), e con elevati aumenti volumetrici, cumulabili anche con gli indici della zona di “arrivo”?
Può la Regione Sardegna, in contrasto con le attribuzioni Stato-Regioni (art. 117 della Costituzione), innovare il diritto civile istituendo un registro dei diritti edificatori (art. 34 del DdL), derivanti da demolizioni e rilocalizzazioni, senza individuare le aree di nuovo utilizzo?
Sa il Consiglio regionale che il DdL ignora il Piano Regionale dei Trasporti e i requisiti di accessibilità del trasporto pubblico come parte integrante del governo del territorio?
Sa il Consiglio regionale che il DdL non rispetta la competenza dei Comuni, enti equiordinati (art. 114 della Costituzione), sulla pianificazione territoriale, alla luce anche della sussidiarietà (art. 118 della stessa Costituzione)?
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