Come una viuzza di Cagliari diventa obiettivo di attentati jihadisti.
Note divertenti, ma stavolta non dai soliti oreris cagliaritani che amano ammazzare il tempo sotto i portici di Via Roma, ma dal vicino Palazzo del Comune. La vice sindaca di Cagliari di fronte al malcontento dei residenti di Castello, sempre più isolati e oggi anche bloccati dalle transenne che impediscono l’uscita nella Via Martini, tenta in modo maldestro di rassicurare la cittadinanza sulla bontà delle sue scelte dichiarando che quel punto della città possa essere un obiettivo del terrorismo internazionale.
Potrebbe succedere come a Nizza che un camion, in quel punto, investa la gente… dichiara. Bastano le transenne, bontà sua, per impedire che le persone in uscita dal centro storico, evitino di essere investite da qualche jihadista con il camion.
Ipotesi sostenute anche dal primo cittadino.
Chiediamo al sindaco e alla sua vice, quali siano le fonti per cui il terrorismo internazionale si stia interessando al “Piano comunale della viabilità cagliaritana”, piano che risulta anche a noi cittadini inaccessibile tanto da dubitarne l’esistenza.
Sarà colpa del caldo torrido o dei condizionatori malfunzionanti se dal Palazzo, in questi giorni, trapelano notizie di straordinaria follia.
Un assessore della giunta Zedda, accompagnato da una funzionaria del Comune, di recente si è recato in Senegal, con viaggio rigorosamente pagato con i fondi pubblici (tra cassa comunale e ministeriale, dice lui). L’obiettivo della missione? esportare le buone pratiche degli enti locali…. e per cercare di limitare in partenza il fenomeno migratorio, soprattutto quello clandestino.
L’assessore con la funzionaria hanno perso la bussola e sono finiti nel posto sbagliato. Il Senegal oggi è tra le democrazie più stabili in Africa. E’ un grande Paese che di certo non necessita di importare le buone pratiche di enti locali che non sono neppure in grado di amministrare il funzionamento degli ascensori del Centro storico, da sempre fermi. Inoltre, attualmente i flussi migratori partono dall’Africa centrale e dalla fascia del Sahel, passano per il deserto del Tenerè ed entrano in Libia. L’altra via più frequentata è quella algerina. Il Senegal, noto paradiso di vacanza per affaticati occidentali, non è tra gli Stati africani coinvolti in queste migrazioni.
Chiediamo al sindaco quali siano state le virtuose pratiche dei nostri enti locali meritevoli di essere esportate in Senegal, al di là dei costi della missione, dell’intraprendente assessore e della solerte funzionaria.
Claudia Zuncheddu
rassegna stampa
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