Cleopatra: il ciclone “preannunciato”
Il ciclone Cleopatra che si è abbattuto in Sardegna tra il 18 e il 19 novembre ha creato morte e distruzione in tutti i nostri territori, da nord a sud e da est a ovest.
Questi eventi, anche se in questo caso straordinario nella sua violenza, sono ormai ciclici nella nostra isola: Olbia, Capoterra, Medio Campidano, il bacino del Cedrino, Villanova Strisaili e le zone interne del Nuorese, sono drammi che in questi anni si sono ripetuti in tempi sempre più stretti creando devastazione e morte nei territori, distruzione dell’ambiente, delle economie e delle infrastrutture.
A queste collettività colpite così duramente è dovuto l’impegno da parte della Regione Autonoma della Sardegna affinché solleciti il Governo italiano per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per tutta l’Isola, per gli interventi di messa in sicurezza delle località colpite e per gli aiuti alle imprese e alle famiglie. Tutto ciò affinché le attività produttive e artigianali colpite non vadano perse, creando ulteriore disoccupazione e disperazione sociale.
Non chiediamo l’elemosina allo Stato italiano ma il riconoscimento di un nostro diritto.
Ancora una volta, questi disastri ambientali sono anche la naturale risposta del territorio sardo particolarmente violato dall’uomo in questi ultimi decenni.
Dobbiamo prendere atto che la Sardegna, specialmente nelle zone di forte urbanizzazione costiera (ad esempio Olbia), è stata soggetta a una edilizia selvaggia e spesso in deroga, che non ha tenuto conto degli equilibri ambientali e idrogeologici. Fiumi e corsi d’acqua interrati, deviati e rettificati dall’opera dell’uomo si sono ripresi i propri corsi naturali nei centri urbani, nelle pianure e nelle montagne.
Dobbiamo prendere atto che il nostro territorio è già fortemente compromesso dall’urbanizzazione e dall’edilizia selvaggia che lo ha predisposto a disastri idrogeologici che generano costi umani, economici e ambientali ben superiori al profitto legato alla speculazione urbanistica.
Questa catastrofe, che solo in parte è “calamità”, è un monito per una nuova e approfondita riflessione da parte della classe politica sarda, che si accinge alla discussione in sede di Consiglio Regionale, del Piano Paesaggistico Sardo di Cappellacci. Il PPS ha già visto forti perplessità e preoccupazioni da parte di autorevoli urbanisti, di associazioni ambientaliste e da una parte della classe politica sarda che denunciano, in questo Piano, la minaccia di nuove “aggressioni legalizzate” ai nostri territori e in particolar modo ai compendi lacustri e costieri.
Claudia Zuncheddu
Sardigna Libera
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