Chi ha paura della Brexit?
Comunicato stampa
- Con la Brexit il Regno Unito (Scozia, Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord), rischia l’implosione e per questa Europa, espressione delle Banche e della Finanza globalizzata, già profondamente in crisi, si prospettano processi di fuoriuscita di altri Stati Membri.
- Questa situazione è un’occasione unica per affrontare e ridiscutere, finalmente fuori dal protettorato del profitto e delle multinazionali, i valori europei e per immaginare e costruire una nuova comunità sui bisogni e sulle aspettative dei Popoli e delle Nazioni senza Stato.
- Gli Uomini che nel secolo scorso videro un’Europa distrutta dai due conflitti mondiali, con i popoli messi gli uni contro gli altri per difendere gli interessi economici di oligarchie finanziarie e politiche, vedevano in una ricomposizione federale dell’Europa la fine dei conflitti armati nel continente e la creazione di una società più giusta e solidale. Camillo Bellieni, tra i fondatori del Partito Sardo d’Azione, fu un precursore dell’Idea di un nuovo federalismo europeo. A 60 anni dai Patti di Roma, questa non è certamente l’Europa che i padri fondatori avrebbero voluto.
- Il risultato di questa consultazione popolare va comunque rispettata. La democrazia non è un processo a senso unico valido solo quando il pensiero del popolo coincide con quello della classe dirigente e ancor meno possiamo negarla o definirla “populista e di pancia”, quando è in contrapposizione al volere della classe politica. Il risultato del referendum in Gran Bretagna non può essere considerato un conflitto tra vecchie generazioni disincantate e i giovani che, costretti ad emigrare spesso con elevate professionalità, hanno aspettative dall’UE.
- La paura e il caos che si sono creati nelle borse e nei mercati finanziari, con la Brexit, sono esclusivamente legati agli interessi economici di una Europa della Finanza e degli affari che nell’instabilità vede il rischio per i propri profitti.
- Per i popoli europei invece è un’occasione per ridiscutere il modello economico di convivenza, solidarietà e libertà che vogliamo tutti insieme costruire in Europa. Oggi la crisi di questa Europa non può essere attribuita ai flussi migratori, creando ancora una volta paura e insicurezza tra i cittadini dell’UE, e contrapponendoli ai profughi di quelle guerre in cui gli Stati membri, la Nato e le istituzioni militari internazionali hanno pesanti responsabilità.
- La Sardegna, e ancor meno i movimenti democratici autonomisti, federalisti e indipendentisti non possono esimersi da questa riflessione.
- Sardigna Libera – Claudia Zuncheddu
Unione Sarda 26/06/2016
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