«Che danno se Terna va via»
ENERGIA. Claudia Zuncheddu: la politica non sottovaluti l’operazione.
Se Terna chiude in Sardegna «il sistema elettrico isolano rischia di tornare agli anni Cinquanta quando si utilizzavano le candele di cera o le lampade a carburo». Non è una provocazione, ma un allarme vero e proprio quello che lancia Claudia Zuncheddu, ex consigliera regionale di Sardigna libera. La società che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica in Italia ha deciso di chiudere, dal primo gennaio 2016, il centro di controllo della rete di alta tensione di Cagliari per trasferirlo a Torino. Un’operazione che «decreterà per il sistema energetico sardo un forte ridimensionamento con pesanti ricadute sulla nostra economia, sulla sicurezza ed efficienza, nonché sulle condizioni occupazionali», denuncia Zuncheddu.
In una lettera indirizzata al mondo della politica sarda (il governatore Pigliaru, i consiglieri regionali, i parlamentari, i sottosegretari e gli europarlamentari isolani), l’ex consigliera segnala «un’operazione che rischia di passare inosservata». L’attività della sala controllo di Cagliari, scrive, «è indispensabile per la valutazione dei rischi e per l’efficienza del sistema».
Per questi motivi «la Sardegna non può permettersi di perdere un centro di eccellenza con tecnici che hanno professionalità e sensibilità specifiche per la gestione della rete elettrica isolana», conclude Claudia Zuncheddu. Per questa ragione «è tempo che la classe politica sarda si opponga a questo progetto di smantellamento di risorse e di efficienza nella nostra Isola». (ma. mad.)
Fonte: L’Unione Sarda – 17/06/2015
Testo integrale della lettera ai Politici sardi
Al Presidente della RAS prof. Francesco Pigliaru
Al Presidente del Consiglio Gianfranco Ganau
Agli on.li consiglieri
Agli on.li sardi del Parlamento italiano
Agli on.li sardi Sottosegretari del Governo italiano
Agli on.li sardi Europarlamentari
Oggetto: inizio della delocalizzazione dalla Sardegna di Terna SpA
In un momento di grande confusione e di disorientamento politico, rischia di passare inosservata un’operazione che decreterà per il sistema energetico sardo un forte ridimensionamento con pesanti ricadute sulla nostra economia, sulla nostra sicurezza ed efficienza, nonché sulle condizioni occupazionali nell’Isola.
Una delle 8 sale di controllo “Centri di Ripartizione” della Terna SpA, società a partecipazione statale, deputate al monitoraggio costante di tutto il sistema elettrico italiano è localizzata a Cagliari. Le 8 sale operano in concerto con il Centro Nazionale di Controllo (CNC). Ad esse si aggiungono 3 sale di tele conduzione.
L’attività delle sale di controllo è indispensabile per la valutazione costante dei rischi operativi e per l’efficienza del sistema. Il personale altamente specializzato, in tutte le situazioni in cui si creino interruzioni nella fornitura dell’energia elettrica, dalle perturbazioni metereologiche agli incendi boschivi, alle emergenze idrogeologiche etc. etc. è oggi in grado di garantire il ripristino del servizio elettrico in tempi rapidi.
La sala di controllo di Cagliari gestisce in tempo reale la rete elettrica A.T. dell’Isola, i collegamenti Sardegna, Corsica EDF-Italia (SACOI), Sardegna-Penisola italiana (SAPEI), Santa Teresa-Bonifacio EDF (SARCO).
La ristrutturazione che Terna è in procinto di attuare implica la riduzione delle sale da 11 (8 di controllo e 3 di tele conduzione) a 3 sale integrate da ubicare a Torino, Venezia, Napoli dove si accentreranno le funzioni di controllo con quelle di comando.
Tale accentramento è una scelta controtendenza rispetto alle stesse indicazioni Ministeriali soprattutto a seguito delle osservazioni della Commissione di Indagine istituita in occasione del Black-out del sistema elettrico italiano del 2003.
L’accorpamento delle sale controllo, mette a rischio la sicurezza di tutta la rete italiana e a maggior ragione della rete elettrica sarda che, con la sua specificità di Isola e le sue predisposizioni a calamità e a incendi, verrebbe fortemente penalizzata.
La Sardegna non può permettersi di perdere un centro di eccellenza, con quadri tecnici che hanno conoscenza, professionalità e sensibilità specifiche per la gestione di una rete elettrica, come quella sarda, un “Centro Regionale di Comando e Controllo” con contatti stretti e diretti con la realtà produttiva isolana. Oltre al fatto che ilcentro di controllo di Cagliari, costituisce e costituirebbe sempre un laboratorio di sviluppo e pianificazione per il nostro territorio, la cui dialettica con l’economia e la politica locale costituisce e costituirebbe un pilastro nella definizione dello sviluppo energetico regionale.
In nome della ristrutturazione, benché l’azienda oggi smentisca, l’occupazione del personale degli uffici che operano con la sala di controllo è ad alto rischio. Con la chiusura della sede di Cagliari le eventuali future assunzioni avverranno naturalmente per la sede di Torino.
Questo è l’inizio della delocalizzazione della Terna SpA, che magari lascerà nell’Isola la sola manutenzione delle reti con tutto ciò che ne deriva.
Questo, nonostante, il contributo che la Regione Autonoma della Sardegna garantisce al sistema elettrico della penisola; in energia, attraverso i collegamenti SAPEI e SACOI, dei quali Terna esalta il valore dell’investimento (800 milioni di euro), per la sicurezza della rete sarda, anche se dimentica che SACOI e SAPEI esportano le energie rinnovabili prodotte con gli impianti eolici (1000 MW) e fotovoltaici (oltre 600 MW) siti in Sardegna.
Non è più accettabile che alla Sardegna non vengano riconosciuti diritti nonostante partecipi attivamente alla reddittività di Terna (società a partecipazione pubblica). La Politica sarda non può ignorare o assistere passivamente e ancor meno avvallare l’ennesima distruzione e sperpero di posti di lavoro e di professionalità a discapito anche dell’efficienza per la rete sarda e per il suo sistema energetico.
La Regione Autonoma e tutta la classe politica, deve farsi carico di questa imminente emergenza sia nei confronti dello Stato italiano che verso la stessa società Terna. E’ inammissibile che queste politiche energetiche di distribuzione vedano la Sardegna ridotta meramente a un territorio per generare energia pulita da fonti rinnovabili e per creare ricchezza solo per la Penisola e reddittività per Terna.
Non possiamo più permettere che il nostro territorio sia usato ancora una volta come terra di conquista, espropriato delle sue risorse energetiche naturali. Non possiamo permettere che Terna in nome di una sua ristrutturazione e con il silenzio della classe politica sarda e l’assenso di parte di quella italiana, comprometta il funzionamento e l’efficienza del sistema elettrico isolano riportandolo indietro di oltre 50 anni. Non possiamo permettere, ancor più in questo settore delicato per la produzione e la distribuzione dell’energia, che si perda un solo posto di lavoro o che le nostre professionalità siano costrette a migrare ancora una volta nella penisola verso destini occupazionali incerti.
E’ tempo che tutta la classe politica sarda, si opponga a questo progetto di smantellamento di risorse e di efficienza nella nostra Isola. E’ tempo che i nostri parlamentari a Roma come a Cagliari, facciano pesare la propria autorevolezza istituzionale, ponendo in modo prioritario gli interessi della nostra economia e sventando questo ennesimo scempio a danno delle nostre risorse e dei livelli occupazionali nell’Isola.
Claudia Zuncheddu
Ex consigliere – Regione Autonoma della Sardegna
Cagliari, 16/06/2014
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