Bestiame Radioattivo nelle Mense dei Poligoni Militari Sardi?
Consiglio Regionale
XIV Legislatura
Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta sulle gravi denunce da parte della Associazione italiana assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti in merito ai capi di bestiame abbattuti durante le esercitazioni militari con proiettili realizzati con metalli pesanti e poi macellati e serviti a civili e militari nelle mense del Poligono di Capo Frasca e sui fondati dubbi che inducono a sospettare che le carni e altri alimenti provenienti dalle zone prossime ai Poligoni di tiro in Sardegna possano non corrispondere alle prescrizioni di legge
Premesso che
– da quanto si apprende dalla stampa del 13/01/2012 e dalle dichiarazioni del Presidente della dall’Associazione italiana assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti (Anavaf) attendibili testimonianze avrebbero riportato che capi di bestiame colpiti durante esercitazioni militari presso il Poligono di Capo Frasca
(cavalli, pecore e buoi) che sconfinavano dal loro pascolo per finire nelle aree dove si stavano tenendo esercitazioni militari, dopo essere stati abbattuti durante le operazioni, venivano poi “caricati sui mezzi, portati nella mensa per essere infine sezionati, cucinati e distribuiti nei pasti giornalieri”;
– si tratta ovviamente di carni potenzialmente nocive per la salute delle persone a cui sono state somministrate , in quanto gli animali venivano recuperati in zone tristemente note per essere luogo in cui si fa uso di armamentario di vario tipo e di proiettili realizzati con metalli pesanti, altamente pericolosi per la salute dell’ambiente e dell’uomo;
– inoltre, non va trascurato il fatto che a tutt’oggi sono in corso inchieste giudiziarie, (come quella aperta dalla procura della Repubblica di Lanusei sull’inquinamento ambientale del Poligono Interforze del Salto di Quirra proprio a seguito del rapporto shock redatto dai veterinari di Cagliari e Lanusei) che interessano aree dove in passato è stato fatto uso di uranio impoverito e in cui è stata rilevata la presenza di nanoparticelle anche nelle carcasse di animali ritrovate presso le aree dove si svolgono i cosiddetti “giochi di guerra” (che, fra l’altro, continuano a svolgersi nonostante già nel dicembre 2011 la Commissione Paritetica regionale sulle servitù militari si sia opposta al piano semestrale di esercitazioni);
– da quanto denunciato dalla Anavaf, l’attività di macelleria delle suddette carni potrebbe non essere stata autorizzata o, ancora peggio, è possibile che la ASL non abbia mai effettuato tutti i dovuti controlli al fine del rilascio delle certificazioni necessarie prima di finire sulle tavole della mensa del Poligono di Capo Frasca (gli stessi mezzi che avrebbero trasportato il bestiame sarebbero esenti delle autorizzazione sanitarie e dell’ idoneità per il trasporto di alimenti);
Preso atto che
– le testimonianze acquisite sarebbero state segnalate dalla Anavaf alla competente Commissione d’inchiesta del Senato che si occupa proprio nello specifico della correlazione fra determinate patologie tumorali rilevate nelle aree presso i poligoni e la presenza di metalli pesanti o altre sostanze patogene riscontrate negli stessi;
– tale Commissione nel mese di Dicembre 2011 ha effettuato dei sopralluoghi, oltre che nei Poligoni del Salto di Quirra e di Teulada, proprio in quello di Capo Frasca, ma dai rapporti presentati non è emersa alcuna denuncia o segnalazione in merito a tale problema;
– quella della salute del personale che opera all’interno dei poligoni di tiro (non solo militari, ma anche numerosi civili) è una questione che non può essere trascurata né dalle gerarchie militari, tantomeno dalle autorità locali e regionali;
– appare altresì alquanto vergognoso il fatto che il segreto imposto sulle attività che si svolgono all’interno dei poligoni sia imposto anche su questioni che non sono di tipo prettamente militare e che, come in questo caso specifico, possono mettere a rischio ed in serio pericolo la salute del personale e delle rispettive famiglie;
– questi tristi episodi non dovrebbero verificarsi e potrebbero essersi ripetuti anche presso le mense degli altri Poligoni presenti in Sardegna all’insaputa delle persone (civili e militari) che operano all’interno di questi, trasgredendo le normali regole di igiene e violando leggi e regolamenti sull’origine e la tracciabilità degli animali;
Tutto ciò premesso,
si interroga l’Assessore alla Sanità l’Assessore alla Difesa dell’Ambiente, l’Assessore all’Agricoltura ognuno per propria competenza per sapere
1) se siano al corrente dei fatti denunciati in premessa;
2) se abbiano intrapreso tutte le iniziative necessarie per fare chiarezza in merito;
3) quali siano le modalità di esecuzione di controlli degli alimenti somministrati all’interno del Poligono di Capo Frasca, di Quirra e di Teulada e se vengano effettuate con regolarità e quale sia la tempistica seguita;
4) se vengano eseguiti e monitorati periodicamente campioni per le analisi di laboratorio per accertare e reprimere le infrazioni alla normativa vigente in materia di macellazione e somministrazione di carni, soprattutto alla luce dei fondati elementi che inducono a sospettare che le carni e probabilmente anche altri alimenti provenienti dalle zone prossime ai Poligoni di tiro, con particolare riferimento a quella del Salto di Quirra, possa non corrispondere alle prescrizioni di legge (e in tal caso se sia disposto o se se siano riscontrati casi di sequestro dei prodotti non conforme);
5) se abbiano richiesto o siano in possesso del certificato di origine delle carni somministrate, autorizzazioni della ASL veterinaria competente e dei documenti di tracciabilità delle stesse;
6) se siano in possesso o abbiano richiesto tutta la documentazione attestante lo smaltimento delle carcasse degli animali ritrovati presso le aree dei Poligoni di Capo Frasca, Salto di Quirra e Teulada a seguito a seguito di esercitazioni militari;
7) se abbiano interpellato la competente Commissione d’inchiesta del Senato per avere riscontro ufficiale sul fatto che la questione verrà adeguatamente affrontata e che le testimonianze segnalate dall’Anavaf siano debitamente prese in considerazione e messe agli atti;
8) se abbiano intrapreso tutte le misure necessarie per scongiurare anche il minimo rischio che sulla questione della salute del personale (non solo militare ma anche civile) operante all’interno dei poligoni sardi sia imposto il segreto militare;
9) se, in nome della trasparenza e del rispetto del diritto alla salute dei cittadini sardi, abbiano intenzione di rendere pubbliche tutte le informazioni e la documentazione in loro possesso al fine informare in primis le persone direttamente interessate, ma anche l’opinione pubblica, anche per evitare eventuali allarmismi e preoccupazioni sia per chi opera all’interno dei poligoni militari sia per le loro famiglie.
Cagliari, 20/01/2012
Claudia Zuncheddu
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