Assemini: la popolazione dice no alla centrale a Biomasse
La Consigliera regionale Zuncheddu: l’allerta deve essere massima, stiamo parlando dei 44 comuni del sud Sardegna dove l’inquinamento miete vittime e produce malattie.
Al numeroso pubblico presente stasera, nell’Aula consiliare, Francesco Pacifico, amministratore delegato della Società PowerCrop di Sesto san Giovanni, ha cercato di dare le rassicurazioni sull’impatto ambientale, la tutela del territorio e la ricaduta occupazionale. Molti dubbiosi e altrettanto gli scettici. Tante le domande del pubblico presente. Aveva parecchie cose da chiedere ai responsabile che stanno realizzando la centrale a Biomasse nell’area industriale di Macchiareddu.
“Dopo i disastri fatti ad Ottana e nel Sulcis, non ci fidiamo più – ha detto Jacopo, un ragazzo di 25 anni residente a Cagliari – il nostro territorio è fatto per produrre legumi, cereali, frutta e verdura non certo semi di girasole. Non vorrei che la nostra terra e i nostri animali venissero dimenticati per seguire i soldi facili”. Sulla stessa linea ha fatto l’intervento un’esperta biologa: “Chiediamo al sindaco, all’assessore dell’Agricoltura che ci tutelino. Qui manca un piano politico regionale proprio su questi comparti, lasciati soli e allo sbando. Probabilmente, gli agricoltori e gli allevatori richiamati dai soldi certi abbandoneranno le loro attività. Un po’ come è successo ad Ottana”.
Sospetto e incredulità. Questa era la voce ricorrente.
A più riprese, hanno chiesto all’amministrazione di Mario Puddu, di vigilare e di non abbassare la guardia. “La tutela dell’ambiente e del territorio sono aspetti imprescindibile per una corretta pianificazione. Dal momento in cui ci siamo insediati, abbiamo ritenuto, in ambito di pianificazione territoriale e sostenibilità ambientale, il progetto della centrale a biomassa di prioritaria valenza e pertanto da subito è stato avviato un lavoro di analisi e studio della documentazione a disposizione – ha spiegato il sindaco – in questi mesi abbiamo analizzato i numerosi atti tecnici e amministrativi del progetto e abbiamo ritenuto che solo a seguito di tale intensa attività, si potevano avere quelle necessarie informazioni ma soprattutto competenze per aprire un tavolo tecnico di confronto e dibattito con il Consiglio, i cittadini e la PowerCrop.
“Se questo progetto dovesse partire oggi, non avrebbe il nostro supporto, ma anzi il nostro atteggiamento sarebbe molto critico e in opposizione, che riteniamo porti ben pochi benefici al Comune di Assemini.
Il costo dell’energia elettrica diminuirà per gli asseminesi? No.
Il costo dell’energia termica per noi diminuirà? No.
Sarà impiegata forza lavoro locale? No.
Pertanto perché un tale progetto andrebbe supportato del Comune?.
Non vogliamo fare proclami demagogici: l’impianto ha tutte le autorizzazione del caso, compreso la VIA.
Non sussistono elementi sostanziali per fermare un investimento da 160 milioni di euro.
Ma sicuramente avremo un ruolo di “controllori assillanti” e pretendiamo una costante informazione sull’emissioni di inquinanti in una area già fortemente compromessa e un accurato report periodico sulla provenienza e qualità della biomassa”, conclude Puddu.
L’assessore Gianluca Mandas ha chiesto che uno spazio dell’albo pretorio luminoso all’ingresso del municipio fosse dedicato agli aggiornamenti dei dati delle polveri emesse dall’impianto.
“Non solo – hanno spiegato i tecnici della società – oggi all’ingresso del cantiere c’è lo stato dei lavori. Quando saranno avviati i motori quel cartello indicherà le emissioni delle particelle e il nostro punto di riferimento sarà il carcere. Bruciamo con tecnologie e sistemi di abbattimento all’avanguardia. I parametri saranno sempre al di sotto dei limiti consentiti dalla legge e saranno talmente in piccolissime quantità che non saranno rilevate. Abbiamo i migliori requisiti per minimizzare le emissioni. Bicarbonato di sodio per ridurre i fumi e abbattere quelli acidi. Più filtri per ridurre le polveri. Così come l’ossidi di azoto con catalizzatori speciali”.
Tante, spiegazioni fatte con il supporto del megaschermo in modo che tutti potessero leggere dati e numeri.
Chiarimenti sull’approvvigionamento idrico, lo smaltimento dei rifiuti e la ricaduta occupazionale:
“Per la realizzazione dell’impianto che durerà due anni ci lavorano 200 persone e appena i motori saranno accesi occorreranno 80 lavoratori più 193 nella filiera”, hanno spiegato i vertici della PowerCrop.
L’assessore all’agricoltura Angelo Caddeu ha promesso la massima attenzione e di verificare se teoria e pratica coincideranno.
Presente all’incontro, la Consigliera regionale di SardignaLibera Claudia Zuncheddu, che il mese scorso aveva scritto al sindaco una lettera dove segnalava presunte anomalie progettuali secondo il regolamento edilizio e chiedeva al sindaco di valutare se sigillare il cantiere della centrale a Biomassa. Stasera è ritornata alla carica: “Stiamo parlando dei 44 comuni del sud Sardegna dove l’inquinamento miete vittime e produce malattie. Una recente relazione del Ministero della Salute, inserisce la nostra città tra i siti più inquinati d’Italia, e precisamente nell’area chiamata Sulcis-Iglesiente-Guspinese insieme a Capoterra, Sarroch e altri comuni dell’hinterland. I dati del ministero segnalano in questa zona la presenza in eccesso di alcune gravi patologie per uomini e donne è presente un eccesso di mortalità per le malattie dell’apparato respiratorio e un difetto, per i soli uomini, per le malattie circolatorie. Il tumore della pleura è in eccesso in entrambi i generi. Sebbene gli studi debbano essere approfonditi per comprendere meglio le cause di questo fenomeno è lo stesso ministero ad indicarne alcune, nello studio si fa riferimento infatti alla vicinanza di ad impianti chimici e discariche. I dati diffusi dallo stato sono allarmanti. Ci sono dei costi delle salute da tenere sempre ben presente. Le centraline non rilevano tutte le particelle, le più pericolose non vengono captate. Infine, c’è il discorso dei nostri prodotti agricoli. Che fine faranno se nelle nostre terre sarà coltivato alberi oppure girasole?”, ha concluso Zuncheddu.
La centrale comprende una caldaia a biomasse, due gruppi ad olio vegetale, un impianto a biogas e un piccolo fotovoltaico, sarà attiva 24 ore al giorno per 350 giorni all’anno, per un totale di 8 mila ore.
Per alimentare la caldaia e i gruppi a olio vegetale servono quasi 340 mila tonnellate di biomassa all’anno.
I tecnici, hanno spiegato che oltre il 50 per cento sarà prodotto in Sardegna, tranne i semi di girasole.
Ciminiere sempre fumanti, una produzione a ciclo continuo che porterà nelle casse della PowerCrop decine di milioni di euro.
Nell’impianto c’è un investimento di oltre 160 milioni di euro e tanti posti di lavoro nel campo dell’energia alternativa. Energia verde con tanto di finanziamenti europei.
Le autorizzazioni sono regolari.
L’’iter procedurale è iniziato nell’assemblea del 13 marzo 2009 quando gli amministratori di via Monti non hanno battuto ciglio e hanno dato l’ok. Liscio come l’olio.
Le uniche osservazioni che hanno evidenziato la non sostenibilità dell’intervento erano state presentate dall’ingegner Mauro Corona e Nicola Toro.
Il 20 marzo nell’Assessorato regionale della difesa all’Ambiente c’è stata l’affollata conferenza istruttoria.
Il 28 gennaio di tre anni fa, il Comune di Assemini esprime parere favorevole e subito dopo arriva il sì anche dal Savi. Adesso, non resta che tenere alta l’attenzione.
Fonte: HinterlandCagliari.it – 28/11/2013
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