Assemblea internazionale contro le esercitazioni israeliane in Sardegna
e per il sostegno alle campagne di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni
Porto il saluto del Movimento Sardigna Libera e dell’Associazione Azalai che opera in Africa a fianco del popolo Tuareg (Tamasheq) e che in questo momento ha manifestato grande solidarietà alla Palestina.
Omar, dalla Striscia di Gaza, in apertura della giornata ha affermato che “lo Stato di Israele non rappresenta tutti gli ebrei del mondo”. Questo merita una riflessione, visto che neppure lo Stato italiano rappresenta tutti gli italiani e ancor meno può rappresentare noi sardi, visto che lo Stato italiano è la nostra controparte in Sardegna.
Quando si parla di Poligoni militari italiani nella nostra Isola, non c’è alcun cenno alla dismissione e alle bonifiche, ma si parla di incremento della militarizzazione dei nostri territori. A proposito della guerra in corso in Palestina, lo Stato italiano fa affari e non da oggi, con Israele, cosa che ho denunciato già anni fa all’interno del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna, anche in occasione dell’acquisto dei radar (tecnologia e industria israeliana) da installare lungo le coste sarde. Cinque milioni di euro a radar, con l’alibi di controllare e respingere chi oggi fugge dalle guerre volute e alimentate dai nostri governi. Un alibi poco credibile viste le esigenze dello Stato italiano di potenziare la militarizzazione in Sardegna.
Oggi mi sarei aspettata dai rappresentanti sardi nel Parlamento italiano, che sono intervenuti, un’interpretazione politica sull’operato dello Stato italiano in Palestina. Non basta descrivere gli scenari e i massacri nella Striscia di Gaza o parlare di vaghi “tavoli di pace”. Il dibattito in questa assemblea internazionale è molto più avanzato. Va chiarito qual è il ruolo dello Stato italiano non solo nei confronti di Israele, ma qual è il suo ruolo all’interno di una guerra fuori dai confini italiani e attraverso l’uso dei suoi poligoni (di esercitazione e di sperimentazione) nei territori sardi.
Merita una precisazione il fatto che i poligoni in Sardegna sono stati imposti per esigenze militari dello Stato italiano… peccato che in 60 anni, per accordi internazionali, i poligoni dello Stato per l’80% siano al servizio di affari internazionali (esercitazione di guerra e sperimentazione di armi). Quindi anche l’80% dell’inquinamento ambientale è ricollegabile a questi accordi internazionali. Israele si inserisce, infelicemente per noi, in questo contesto.
La lotta della Palestina per noi sardi è una lotta prioritaria per il diritto alla liberazione e all’autodeterminazione del popolo palestinese e di tutti i popoli: Palestina come Sardegna.
Batterci oggi perché i militari dello Stato di Israele non si esercitino in Terra sarda, non è un’azione limitativa ma è un momento della nostra lotta per la smilitarizzazione e le bonifiche totali dei territori occupati e inquinati.
“Fuori Israele…. dalla Sardegna…” è un segnale forte di reazione di noi sardi che come i palestinesi, seppur oggi con livelli di emergenze diversi, abbiamo diritto alla liberazione nazionale e all’autodeterminazione.
Invito tutti a firmare le petizioni a tutela dei diritti della Palestina.
Invito tutti all’unità e a smettere di esercitare “pratiche di cannibalismo” all’interno della politica sarda, pratiche che ci fanno solo retrocedere.
Avanti contro Israele, per la Palestina e per la Sardegna.
Claudia Zuncheddu
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