Abbanoa nel calderone del Collegato
ABBANOA
La vittoria dei recenti Referendum, contro la privatizzazione dell’acqua e come“Bene Comune” è stato ovunque un plebiscito. Un plebiscito che impone, a tutta la classe politica, una profonda riflessione sulla ribellione dei cittadinimanifestata con i 4SI a un sistema di gestione politica, che in Sardegna come in Italia, fa acqua da tutte le parti. Questo sistema non è più sostenibile per l’inefficienza, per i costi oltre che per l’esclusione delle collettività di base dalla scelte.
Se è vero che la volontà popolare ha espresso il NO alla privatizzazione di questo “bene comune non monetizzabile”, è anche vero che in Sardegna persistono i grandi problemi di inefficienza, di spreco e di alti costi del servizio per gli utenti; un servizio gestito in modo verticistico e centralistico dall’Ente ABBANOA del tutto inadeguata e incapace a gestire in modo equo la risorsa idrica.
La vittoria del Referendum va trasformata immediatamente in “atti politici” che rispettino le scelte fatte dai cittadini.
L’acqua, al pari della salute, è un bene primario e inalienabile per tutti, per cui ritengo che la sua gestione, alla pari della sanità pubblica, debba essere sotto il controllo di un’Agenzia Regionale, cioè di un “Ente di diritto pubblico” che gestisca l’acqua determinando dei nuovi distretti dove ai sindaci e alle collettività sia attribuito un ruolo fondamentale di controllo primario sulla risorsa e sulla sua gestione nei vari ambiti.
E’ inammissibile che Abbanoa debba cedere, come ha previsto, il 40% delle azioni ai privati. Questa sarebbe una scelta assolutamente scellerata e in contrapposizione alla volontà espressa con il Referendum popolare.
Questo progetto di privatizzazione lo ha imposto la Legge Ronchi, interpretando in maniera del tutto personale e strabica la direttiva europea che non prevede in nessuna parte la cessione del 40% delle quote ai privati.
In ogni caso con il Referendum cade il DL Ronchi che prevedeva “l’espropriazione della gestione del servizio agli enti locali con tutto vantaggio per i privati”. E’ da qui che dobbiamo ripartire perché la RAS intervenga per bloccare davvero questo disastro.
Così come dal Comune di Cagliari e dal nuovo sindaco, come primo socio di Abbanoa (18%), auspichiamo prese di posizione coraggiose e innovative che contrastino le politiche della privatizzazione; Da questo sindaco ci attendiamo un controllo più attento della rete e dei servizi nel territorio comunale, garantendo con ciò efficienza e riduzione dei costi per i cittadini.
La RAS che è socio al 16% di Abbanoa e che nel Collegato alla Finanziaria ha previsto dei finanziamenti, ritengo che questi debbano essere congelati sino a quando Abbanoa non rinunci e abbandoni l’idea scellerata di cedere ai privati il 40% delle azioni.
Il risultato del referendum con la massiccia partecipazione popolare, deve impegnare le istituzioni ad un maggior senso di responsabilità e al rispetto espresso dalla volontà dei cittadini che non può essere disattesa, come spesso avviene.
Abbanoa, che originariamente ha accorpato circa 70 enti che gestivano diversi ambiti territoriali, con storie e problematiche differenti, oggi è più che mai inadeguata a gestire la “risorsa acqua”.
L’Ente è travolto da un mare di debiti che ha prodotto “cartelle pazze”, “disservizi ai cittadini” e costi abnormi dello stessa struttura di gestione del carrozzone.
La gran parte dei disservizi è sicuramente generata dalla gestione centralistica del servizio stesso, organizzato e percepito come un “unico macro ambito”- “vuoto-su pieno” e pagato a caro prezzo in modo indiscriminato dalle diverse collettività.
I 50 milioni€ previsti da un emendamento al Collegato per la costituzione di un Fondo di Garanzia (da assegnare alla SFIRS) per ripianare i debiti di Abbanoa, innanzitutto sarebbero assolutamente insufficienti anche alla luce del fatto che solo per soddisfare le rivendicazioni delle banche creditrici occorrerebbero almeno 130 milioni.
E qui si parla addirittura di un buco di 400 milioni!!
Senza una messa in discussione dell’unica “Autorità d’Ambito – Abbanoa”, della sua gestione poco trasparente anche se parliamo di acqua, dei suoi sprechi e senza la consapevolezza della RAS di questo fallimento, con la volontà di ricostruire in modo del tutto nuovo e con la partecipazione reale delle collettività, si prolungherebbe l’emorragia finanziaria a carico dei contribuenti senza proporre una reale alternativa.
Questo ripianamento di fatto non cambierebbe né la gestione dell’Ente stesso tanto meno si sta qui discutendo delle cause che hanno portato al sostanziale fallimento di Abbanoa come Ente Unico dispensatore del servizio idrico.
Claudia Zuncheddu
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