A Roma altra bastonata alla lingua sarda
E’ politicamente inaccettabile che la minoranza etnica e linguistica più numerosa in Italia, ovvero quella sarda, venga privata della possibilità di parlare la propria lingua nelle TV di Stato e in particolar modo nella Terza Rete, nata come strumento di decentramento e di valorizzazione delle culture locali.
Nello stesso modo assistiamo esterrefatti al balletto di scarico di responsabilità tra il cinico governo romano e quello sardo che si limita a proteste di circostanza deboli e poco credibili. Pigliaru in veste di Presidente e Firinu di Assessore alla cultura, non solo sarebbero dovuti essere ben più attenti alle scadenze istituzionali e ai rapporti con la TV di Stato, ma visti i loro ruoli avrebbero dovuto rappresentare e tutelare con tutt’altra forza e determinazione la nostra lingua da chi ancora una volta nella storia ce la vuole tagliare.
Non mi stupisce la posizione antilingua sarda portata avanti nei giorni scorsi al Senato da alcuni eletti in Sardegna nelle liste del PD, un partito sempre “ambiguo e freddo” sulle politiche reali e concrete di difesa, di attuazione e di valorizzazione della lingua e della cultura sarda.
Purtroppo ancora una volta la Sardegna si ritrova a dover fare i conti con il “complesso di appartenenza” della classe politica locale, “prima italiana e poi sarda” e come tale ligia ai diktat delle formazioni politiche italiane.
In Sardegna come in Italia governano le stesse forze politiche di centro sinistra, per cui almeno in nome delle sintonie politiche ci saremo aspettati da Roma maggiore rispetto per le rivendicazioni del Presidente Pigliaru e della sua Assessora alla cultura. Ma ancora una volta emerge che non può esistere pari dignità tra le due istituzioni se quella sarda non supera la relazione di totale dipendenza da Roma. La debolezza della nostra rappresentanza, la scarsa credibilità dettata anche da imperdonabili ritardi, da dimenticanze di fronte a scadenze istituzionali inderogabili, dai rapporti di sottomissione con la stessa TV di Stato, fanno sì che alla Sardegna come minimo si tagli la lingua.
Nasce spontanea la domanda, “ma fra Renzi e Pigliaru, per noi sardi chi è su Buginu?
Claudia Zuncheddu
Commenti