A proposito di un Convegno organizzato a Cagliari da Sardigna Libera: Un mondo fra Decrescita e Catastrofe
di Francesco Casula
pubblicato su Sardegna Quotidiano del 16/05/2013
Raramente capita di partecipare a un Convegno così intrigante sia per le problematiche affrontate che per la cifra dei relatori: si è tenuto a Cagliari nei giorni scorsi, organizzato da Sardigna libera, presieduta dalla consigliera regionale Claudia Zuncheddu. Per parlare di “Antiche tecnologie per una nuova architettura in tempi di decrescita”. Il tema è stato affrontato specificamente dall’architetto, di fama internazionale, Fabrizio Carola che ha ricordato di aver trascorso metà della propria vita in Africa a costruire cupole di terra ed anche un intero ospedale, in Mauritania, sempre in terra cotta, senza ipertecnologie, con un semplice muratore e tre o quattro manovali. Quindi con costi bassissimi e nel rispetto rigoroso dell’ambiente e delle tradizioni “perché l’utilizzo del legno avrebbe acuito il problema della desertificazione in un territorio già arido, mentre il cemento armato lo si sarebbe dovuto importare e, in ogni caso, era troppo caro”. Il secondo relatore, il presidente Isde (Medici per l’ambiente Sardegna) Vincenzo Migaleddu, ha denunciato la politica energetica in Sardegna in cui “si destinano 1200 km² alla coltura del cardo da bruciare nella centrale a biomassa della Chimica verde voluta dall’Eni a Porto Torres quando, invece, poche decine di km² di fotovoltaico potrebbero produrre una quantità di energia 40 volte superiore rispetto a quella prodotta dal cardo”. Prima delle conclusioni della Zuncheddu, Giulietto Chiesa, giornalista e scrittore di gran vaglia, con un intervento breve ma fulminante ha sostenuto che ormai ci troviamo di fronte a una catastrofe, a un collasso. E a fronte di una crisi di tale dimensione “senza un salto evolutivo, l’uomo sapiens non ce la farà. Perduto il contatto con la natura e l’unità del Cosmo, abbiamo costruito una civilizzazione che porta alla morte”. Alla base di tale “civilizzazione” ci sono stati elementi di vera e propria follia: l’illusione di uno sviluppo infinito in un sistema finito di risorse (la nostra terra).
Addirittura di una crescita geometrica assolutamente incompatibile con la natura. Sono tesi quelle di Chiesa dentro la prospettiva della Decrescita felice. Di cui i trombettieri delle magnifiche e progressive sorti del neoliberismo e della globalizzazione continuano a farne la caricatura, per poi poterla facilmente combattere. Chi sostiene la decrescita – secondo loro – vorrebbe tornare al passato, alla candela, al carro a buoi, a una vita senza comodità. In realtà chi sostiene la Decrescita parte dal presupposto che la correlazione tra crescita economica e benessere non sia necessariamente positiva, ma che esistano situazioni frequentissime in cui ad un aumento del Prodotto interno lordo (PIL) si riscontra una diminuzione della qualità della vita. Con la devastazione della natura, con i danni profondi agli ecosistemi (il buco dell’ozono, la fine delle foreste, il problema dell’acqua, dei rifiuti) e alla salute degli uomini (nuove malattie fisiche, estesi malesseri psichici): nell’intero Pianeta. Sardegna compresa. Perché l’intera questione dello “sviluppo” insano e devastante ci riguarda da vicino. Come la Decrescita. Con cui al dominio delle “linee di metropoli” dobbiamo opporre le “linee di villaggio” e del territorio,visto non più come mero supporto di attività economiche ma sistema complesso di identità geografiche, ambientali, storiche, culturali, linguistiche.
Commenti