Vigili del Fuoco: quali diritti per i Sardi in Servizio oltre Tirreno?
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
MOZIONE ZUNCHEDDU – URAS – SECHI – CUGUSI – COCCO Daniele Secondo sulle improrogabili iniziative da intraprendere in merito alle gravi carenze di organico all’interno dei comandi dei vigili del fuoco in Sardegna e sulla necessità che la Regione si faccia portavoce presso il Governo italiano delle problematiche relative alla mobilità dei vigili del fuoco sardi, quasi sempre costretti a operare fuori dal territorio isolano, subendo trattamenti di disparità inspiegabili, che vedono per l’ennesima volta i sardi discriminati, costretti a varcare il mare per svolgere la propria attività lavorativa, con il disagio per le famiglie, lo spopolamento della nostra Isola e con la sottrazione alla Sardegna di risorse professionali sempre più indispensabili per le emergenze dei nostri territori.
Premesso che
– dura ormai da anni la protesta dei vigili del fuoco permanenti sardi che operano fuori dal territorio isolano, a cui finora sono state negate le condizioni riservate ai colleghi di altre regioni d’Italia, e cioè il diritto a svolgere la propria attività all’interno della regione di appartenenza dopo aver prestato servizio, per un breve periodo di tempo, presso comandi extraregionali;
– tutto ciò non è previsto per i vigili del fuoco sardi che, una volta varcato il mare, sono condannati per lunghi anni a prestare servizio in altre regioni d’Italia, lontani dalle proprie famiglie e costretti a viaggi onerosi e disagiati;
– questi sono circa 300 lavoratori sardi che si appellano alle massime istituzioni della Regione, affinché intervengano presso il Governo italiano per porre fine alle inspiegabili discriminazioni e alle violazioni dei loro diritti, chiedendo il rispetto della normativa vigente, che prevede per tutti i vigili del fuoco del territorio italiano, quindi sino a prova contraria anche per quelli sardi, il diritto a svolgere l’attività nell’ambito della propria regione di appartenenza;
– è incomprensibile e sproporzionato che alla mobilità nazionale italiana dei vigili del fuoco, le assegnazioni previste per la Sardegna corrispondano a poche unità per tutto il vasto territorio isolano, soprattutto alla luce del suo stato ormai cronico di emergenza e rispetto alle migliaia di vigili che ogni anno vengono formati e che potrebbero essere operativi sul territorio sardo fin da subito;
– dalla diretta esperienza dei lavoratori risulterebbe inoltre che, al contrario di alcune note ufficiali del Dipartimento dei vigili del fuoco (facente capo al Ministero dell’interno) e di alcune sigle sindacali, la carenza di organico che si riscontra nei comandi provinciali in Sardegna sarebbe ben al di sopra di quella registrata nelle altre regioni d’Italia, come risulterebbe per esempio dalla continua necessità di richiamare nel territorio isolano vigili del fuoco precari e di ricorrere alla massima razionalizzazione delle ferie e dei turni dei vigili effettivi, al fine di garantire la copertura dei turni nei comandi isolani;
– a dimostrare la carenza cronica di personale in Sardegna è il fatto che nel 2012, nel Comando di Sassari il numero di richiami di personale precario (vigili discontinui) ha raggiunto quota 845;
– alla carenza del personale consegue la mancanza di sicurezza in Sardegna, aggravata da altre problematiche, per esempio legate alla condizione di insularità, alla scarsa capillarità dei presidi rispetto al resto d’Italia, alla permanenza di pericolosità di stabilimenti petrolchimici non affiancati da presidi di vigili del fuoco (vedi i casi di Porto Torres e Sarroch), il mancato riconoscimento dello status di zona disagiata ai tanti centri urbani e aree in Sardegna che spesso sono presidiate da volontari e dove la media dei tempi d’intervento supera di gran lunga quella italiana (l’inadeguatezza della viabilità e le peculiarità orografiche del territorio sardo allungano notevolmente i tempi di azione, tanto che non si possono garantire tempi di intervento immediati o comunque celeri, previsti nel tempo massimo di trenta minuti per situazioni di urgenza come le alluvioni e i frequenti incendi estivi);
– a tal proposito è emblematico il caso delle alluvioni che fra il 2008 e il 2009 devastarono ampie fasce di territorio sardo e seminarono morte fra i cittadini, e i primi interventi nelle aree colpite del Campidano furono possibili solo dopo 48 ore, visto che si attese l’arrivo dei vigili del fuoco dal Lazio e dalla Toscana;
– per le alluvioni a Capoterra e in Baronia, casi che hanno richiesto soccorsi tecnici urgenti e il dispiegamento di ingenti forze e mezzi, le conseguenze per i ritardi dei soccorsi furono nefaste per il territorio non solo in termini di disagio per i cittadini colpiti e di devastazione e distruzione del territorio, ma anche per le pesanti ricadute sulle economie locali, a partire da quella agro-pastorale, commerciale, artigianale ecc.;
– situazioni queste che difficilmente si verificano in regioni confinanti, dove l’intervento dei vigili del fuoco dei diversi comandi provinciali è immediato e non richiede la stessa pianificazione, la Sardegna, invece, è costretta a lunghi tempi d’intervento a causa dell’insularità (per cui in caso di necessità, il supporto dei comandi della Penisola non è possibile prima che siano trascorse trentasei ore dall’evento): problemi a cui si potrebbe ovviare rendendo operativi i numerosi presidi aperti e mai resi operativi e procedendo alla razionalizzazione dei trasferimenti di tanti lavoratori sardi, di questo settore, che si trovano ad operare oltre Tirreno;
Preso atto che dalla stampa sarda del 9 gennaio 2013, si apprende che il nuovo distaccamento di Porto Torres, inaugurato alla presenza del Ministro degli interni Cancellieri, è già stato dichiarato a rischio chiusura per carenza di personale, mentre, paradossalmente, centinaia di vigili del fuoco sardi attendono con ansia di essere trasferiti di nuovo nell’Isola,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale affinché
1) provvedano in tempi celeri e a pari dignità istituzionale a intervenire presso il Ministero degli interni e presso tutti i Ministeri competenti del Governo italiano allo scopo di porre fine alle discriminazioni e alle violazioni dei diritti dei vigili del fuoco sardi;
2) anche alla luce della convenzione siglata il 12 luglio 2012 fra il Ministero dell’interno (a cui fa capo il Dipartimento dei vigili del fuoco) e la Regione autonoma della Sardegna in materia di interventi di protezione civile, impongano il rispetto della normativa vigente in materia di mobilità per tutti i vigili del fuoco del territorio italiano, quindi anche per quelli sardi, che debbano svolgere l’attività nell’ambito della propria regione di appartenenza;
3) si risolva la grave carenza di organico nei comandi provinciali sardi (superiore a tutte le realtà italiane) con il rientro dei nostri vigili del fuoco dalle altre regioni d’Italia e razionalizzando la loro distribuzione nei territori, potenziando i presidi già esistenti e provvedendo alla predisposizione di nuovi in rapporto alle criticità ambientali e industriali;
4) si rendano operativi i numerosi presidi aperti, vedi per esempio i distaccamenti di Bono (decretato ma mai aperto), quelli di La Maddalena, e Arzachena e quelli su cui incombe la minaccia di chiusura per carenza di personale, come il caso del nuovo distaccamento di Porto Torres;
5) promuovano l’elevazione di categoria del Comando provinciale di Sassari, da S/4 a S/6, S/8, modifica che consentirebbe di aumentare notevolmente il numero di vigili permanenti e qualificati (capisquadra e capireparto) e quindi di far rientrare in Sardegna coloro che lavorano nella Penisola.
Cagliari, 31 gennaio 2013
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