Decimoputzu e Villasor: l’agricoltura e la salute sull’altare di un impianto di biogas
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta in merito alle criticità sull’ installazione di un impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa nella zona agricola denominata “Terramaini”, fra i comuni di Decimoputzu e Villasor.
Premesso che
– Il 29 giugno 2012 l’Assessorato dell’Industria della RAS (Servizio Energia) con determinazione n. 12193, ha emesso l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa;
– l’area interessata dal progetto, nel territorio del Campidano e più esattamente nella zona agricola denominata ‘Terramaini’, è situata per la maggior parte nel Comune di Decimoputzu, ed in minima parte nel Comune di Villasor, a due chilometri dai centri abitati e a soli pochi metri dai terreni agricoli;
– la società proponente è la Agrifera di Milano che, putacaso, ha avanzato un progetto per la realizzazione di una centrale da 999 kWe, ovvero una potenza massima che non supera soltanto di 1 kWe il limite previsto dalla normativa vigente, oltre il quale si deve procedere alla preliminare V.I.A. (Valutazione d’Impatto Ambientale);
– tale progetto ha causato forti preoccupazioni e proteste da parte dei cittadini residenti non solo nei comuni interessati dalla realizzazione della centrale, ovvero Decimoputzu e Villasor, ma anche di quelli che vivono e operano nelle aree prossime al sito prescelto dalla società milanese Agrifera;
– vista l’immediata vicinanza dell’impianto al centro abitato e ai numerosi terreni agricoli che caratterizzano quest’area, il traffico dei grandi mezzi (camion, ruspe ecc) e gli imponenti lavori a ridosso delle proprio abitazioni i e ai propri raccolti, ha preoccupato fin da subito i residenti, tenuti illegittimamente all’oscuro di ciò che in realtà stava accadendo;
– i dubbi dei cittadini sono più che giustificati vista l’incomprensibile e illegittima mancanza di informazione e trasparenza circa il progetto, da parte delle autorità locali competenti;
– la cittadinanza è venuta a conoscenza dei fatti casualmente, con l’inizio degli imponenti lavori, avviati senza preavviso e senza l’esposizione del cartello previsto dalla legge, cosa avvenuta solo a seguito delle proteste dei cittadini;
– in base a quanto riportato dalla stampa e dai cittadini, anche a seguito della conferenza di servizi sul progetto, non vi è stata nessuna comunicazione ufficiale alla cittadinanza dei due comuni, nonostante il sindaco di Decimoputzu, come risulta anche dalla stampa recente, abbia dichiarato di aver “dato parere negativo motivando la nostra contrarietà nella relazione tecnica consegnata alla Regione”;
– per avere le informazioni a loro dovute, i cittadini hanno costituito un comitato popolare che, supportato da esperti del settore, come Gruppo di Intervento Giuridico e Amici della Terra, movimenti e associazioni ecologiste ha provveduto a inoltrare una “specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti. Interessati il Ministero dell’ambiente, la Direzione generale regionale della pianificazione urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia, il Servizio regionale dell’energia, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, i Comuni di Decimoputzu e di Villasor, nonché la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per gli eventuali aspetti di competenza”;
– la principale causa delle preoccupazioni e delle paure dei cittadini è l’aspetto sanitario e ambientale: infatti, sebbene l’impatto ambientale delle centrali a biogas sia considerato inferiore rispetto ad altri impianti, queste producono comunque emissioni non solo nell’atmosfera (a partire dalle esalazioni malsane prodotte dalle piante in decomposizione), ma anche nei terreni e nel sottosuolo, senza dimenticare poi l’incremento del traffico dei mezzi pesanti da e per la centrale;
– tale aspetto è imprescindibile soprattutto in quest’area a economia prevalentemente agricola, dove i cittadini temono l’inquinamento dei propri terreni coltivati e della falda acquifera dalla quale le famiglie attingono l’acqua potabile tramite pozzi artesiani;
– l’entità delle emissioni spaventa ancora di più se si considera che su un’area inferiore ai 3 ettari graveranno 60 tonnellate giornaliere di biomasse e liquami (per un totale di circa 21.000 tonnellate all’anno), 3,6 milioni di metri cubi di biogas e 7 milioni di kWn annui di energia elettrica;
– a tal proposito, non si capisce la ragione per la quale in altre regioni d’ Italia, come in Emilia Romagna, la costruzione di impianti a Biogas è stata vietata nelle aree in cui viene prodotto il Parmigiano Reggiano, sul quale evidentemente le emissioni prodotte avrebbero potuto avere effetti negativi, sulla vendibilità e il marchio di qualità;
Sottolineato che
– come per altri progetti di discariche e centrali varie, nel territorio sardo, anche in questo caso emergono criticità di natura tecnico-urbanistica, in quanto il progetto è stato contemplato in aree a destinazione agricola, come risulta dallo stesso PUC: elemento sufficiente come vincolo ostativo al progetto;
– a tal proposito il sindaco di Decimoputzu, confermando alla cittadinanza il regolare avvio dei lavori, come riportato anche dalla stampa, ha dichiarato che si tratta di “Un progetto che è passato in Conferenza servizi seppur con il parere negativo della nostra commissione urbanistica comunale”;
– secondo quanto risulta dallo stesso PUC, le aree del progetto, di competenza del Comune di Decimoputzu, rientrano in “zona agricola E” ed in particolare “E 1 – aree caratterizzate da produzione agricola tipica e caratterizzata”;
– come sostenuto dal dottor Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico, seppure sia previsto che impianti di produzione di energia elettrica “possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici” (art. 12, comma 7, del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i.), è anche vero che l’art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i., l’art. 3 del D.P.G.R. 3 agosto 1994, n. 228 (direttive per le zone agricole, criteri per l’edificazione nelle zone agricole) e l’indirizzo giurisprudenziale costante stabiliscono che nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse (vds. per tutti Cass. pen., sez. III, 9 marzo 2012, n. 9369), non attività di produzione energetica di tipo industriale – come quella in corso di realizzazione – slegata da attività agricole in esercizio nel sito;
– in base a tali presupposti normativi, la realizzazione di impianti come quello in oggetto avrebbe ragione di esistere nel caso in cui la sua attività fosse “strettamente connessa” ad aziende agricole presenti nell’area interessata. Inspiegabilmente, le biomasse destinate alla centrale di Decimoputzu, proverrebbero dall’agro di Villacidro, quindi a 40 km di distanza, facendo sorgere dubbi sul perché la centrale non sia stata installata nel comune produttore di biomasse, come la logica vorrebbe;
– non si comprende la scelta di puntare ancora alle centrali di biomasse, impianti considerati ormai superati e anacronistici rispetto alle innovazioni in materia di energia alternativa in Europa e nel mondo, (ad esempio, fra tanti, la stessa Germania sta progressivamente abbandonando il modello a biomasse);
– anche sul piano occupazionale e delle ricadute economiche sulle aree interessate, non si registra alcun riscontro positivo poiché si prevede l’impiego di sole due persone;
Tutto ciò premesso
Si interroga il Presidente della RAS, l’Assessorato all’Agricoltura e alla Difesa dell’ambiente, l’Assessorato alla Sanità e tutti gli Assessorati competenti per sapere
1)Quali siano le ragioni che hanno impedito la massima trasparenza e la dovuta informazione del caso ai cittadini dei comuni interessati entro i tempi dovuti;
2)Se abbiano stimato quale possa essere l’impatto che tale impianto avrà sul territorio interessato in termini di inquinamento ambientale e della salute delle popolazioni;
3)Se abbiano stimato quali siano le ricadute economiche e i vantaggi per i comuni interessati;
4)Se abbiano stimato quali siano gli introiti e i benefici di cui potranno godere gli agricoltori dell’area;
5)Perché la centrale non sia stata contemplata nel Comune di Villacidro, produttore di biomasse, come da normativa vigente esposta in premessa;
6)Perché i vincoli imposti dal PUC vigente come esposto in premessa non siano stati considerati come ostativi per la realizzazione della centrale;
7)Perché non siano stati considerati i pareri negativi del Sindaco di Decimoputzu e soprattutto il parere negativo della Commissione Urbanistica dello stesso Comune;
8)Se abbiano intenzione di provvedere o se abbiano già provveduto ad avviare le modifiche di destinazione d’uso delle aree agricole interessate e in tal caso se abbiano verificato quali siano le ricadute sui proprietari di quei terreni;
9)Quali siano le conseguenze legate allo stravolgimento dell’habitat su coloro che hanno costruito con regolare concessione edilizia.
Cagliari, 28/11/2012
Claudia Zuncheddu
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