Non ci può essere salute per i sardi, se non si affronta il problema dell’inquinamento del nostro ambiente
Continua il dibattito dal 04/10/2012
Disegno di Legge N. 385/A della Giunta su: Disposizioni urgenti in materia sanitaria commesse alla manovra finaziaria
L’Art. 12 come il resto di questa “leggina” così come l’ha definita il collega Locci (Pdl), è una “leggina pericolosa” da ritirare e cestinare perché è un insulto e un disprezzo totale di quelle che sono le esigenze sanitarie e le emergenze dei nostri cittadini e dei nostri territori, che come ben sappiamo, non sono collegati da nessun tipo di eliservizio sanitario rapido ed efficiente. Servizi che andrebbero previsti nel momento in cui si dovessero chiudere i piccoli ospedali.
Se è vero che la sanità sarda necessita un Piano Sanitario globale che metta al centro la salute del cittadino, è anche vero che questa proposta di Legge, non è certo tesa a tutelare il benessere delle persone e l’interesse delle nostre collettività.
Quando si parla di “bilancio attivo o passivo nella sanità”, questo concetto dovrebbe essere riferito al grado di benessere o di malessere sanitario e sociale delle nostre popolazioni, per cui ritengo che un bilancio finanziario in Sanità possa essere anche in passivo quando si garantisce l’assistenza dovuta al cittadino, quando si tutelano gli interessi collettivi, e quando i costi dei servizi vengono sostenuti consapevolmente da tutta la collettività in modo equo.
Purtroppo non è questo il caso.
In questi tre anni e mezzo agli sperperi finanziari della sanità sarda, ha corrisposto una qualità di assistenza al cittadino sempre più bassa.
In nome di una pseudo-razionalizzazione dei costi, ispirata e voluta fortemente da Governi italiani di Berlusconi e poi di Monti, da una parte limita il diritto dei sardi alla salute e dall’altra incrementa lo strapotere di Direttori Generali. Queste figure notoriamente legate alle nomine del sottobosco della politica, creano un sistema dove le competenze e le professionalità sono optional, e l’unico titolo riconosciuto è l’appartenenza alle cordate vincenti.
La sanità pubblica ha bisogno del ripristino delle regole e
della loro certezza. La tendenza alla privatizzazione dei servizi sanitari pubblici altamente specializzati, è il preludio della privatizzazione della gestione degli stessi grandi ospedali di eccellenza.
Si parla di “razionalizzazione della rete ospedaliera” senza tener conto del significato delle distanze e dei tempi legati all’orografia territoriale della Sardegna, e della necessità di potenziamento di eventuali centri per le emergenze e del potenziamento dei piccoli ospedali già esistenti nei punti strategici dei territori (da Ittiri a Isili).
Si tace sulla necessità di riavviamento dei centri di eccellenza mortificati o chiusi come ad esempio la struttura di Guspini, per la quale giustamente il collega Agus si sta battendo e non da oggi. Al collega, va tutto il mio appoggio e lo invito a continuare la battaglia e a non arrendersi.
Così come in nome di una “razionalizzazione dei servizi territoriali”, dall’ADI, ai centri RSA, ai Centri per la salute mentale, per gli handicap, per le tossicodipendenze, si vuol far ricadere i costi finanziari e umani sulle famiglie. Costi e funzioni che in un Paese civile, sono prerogativa della sanità pubblica.
In questo processo lucido e feroce di smantellamento della sanità pubblica sarda, inevitabilmente, gli stessi medici ospedalieri e di Medicina di Base, sono anch’essi condannati a forme di precariato che mortificano le competenze e mettono in forse la qualità e la continuità dell’assistenza al malato, creando con ciò maggiori costi e disservizi.
Vorrei anche ricordare che questa Giunta di CD, ha permesso che sui farmaci essenziali e di nuova generazione, di uso comune nelle cure di patologie molto diffuse in Sardegna, come asma, allergie, ipertrofia prostatica etc. etc. fossero considerati “non essenziali” per cui il cittadino deve pagare sino al 50% il farmaco di cui ha necessità per curarsi.
La Politica Sarda deve assolvere al suo ruolo di promotore, di controllore e di garante della salute dei sardi. Non può più abdicare in favore dei voleri dei Direttori Generali o dei diktat dei Governi dello Stato italiano.
La Politica non può estraniarsi dalle problematiche sanitarie correlate ai problemi ambientali, se vuol garantire la qualità del servizio sanitario e della vita dei cittadini.
I problemi della sanità in Sardegna, sono anche quelli di far quadrare, sempre dalla parte del cittadino, i bilanci, che non devono essere gravati dai pesi della “politica degli imbrogli e della corruzione”; sono quelli dell’occupazione nel settore, dei posti letto, della salvaguardia della qualità del servizio pubblico.
Incomprensibilmente si cerca di non affrontare i temi di grande attualità riguardanti la salute dei sardi sempre più compromessa per il ruolo dell’inquinamento dell’ambiente e dei territori, determinato in gran parte dalle attività industriali e militare.
Di questi temi la classe politica sarda deve occuparsene, non solo per limitare i danni prodotti dai modelli di sviluppo già importati e imposti (Saras, Portovesme, Porto Torres…) ma anche per vagliare i c.d. “nuovi modelli di sviluppo”, che si vogliono prospettare per la nostra isola.
Per non andare lontano, i temi della c.d. Chimica Verde, quelli degli inceneritori da impiantare ex novo o da potenziare quelli già esistenti.
La politica sarda vuole ignorare, purtroppo, l’altissima incidenza della Sclerosi Multipla soprattutto fra le donne e della SLA che colpirebbe maggiormente gli uomini in zone riconosciute ad alto tasso di inquinamento come il Medio Campidano, frutto del disastro ecologico creato dal Polo industriale di San Gavino.
Si vuole ignorare la necessità che la ricerca si occupi in Sardegna dello studio dei fattori ambientali nella genesi dei tumori, delle patologie respiratorie, delle allergie etc etc. ad esempio nelle zone adiacenti alla SARAS.
Si vuole ignorare la necessità di prevenire e curare in loco i casi in crescita di malattie mentali tra bambini (nel Sulcis iglesiente) che sicuramente hanno il nesso con l’inquinamento da piombo rilevato nelle aree adiacenti a Portovesme.
Lo stesso dicasi del caso delle interruzioni spontanee delle gravidanze fra le donne del Sarrabus Gergei e delle patologie del sistema emolinfatico, che hanno delle connessioni con l’inquinamento generato dai Poligoni militari.
In questa Legge non si parla della Prevenzione Primaria e cioè della riduzione dell’esposizione a fattori inquinanti responsabili.
La proposta di Legge non entra in merito (e ancor meno si vuole affrontare nel dibattito in Aula) alle preoccupazioni, sempre più reali, per la salute pubblica legate all’incenerimento dei rifiuti solidi urbani e della volontà politica espressa da questa maggioranza di costruire nuovi inceneritori e di ampliare quelli già esistenti (da Macchiareddu a Macomer).
In Sardegna sono in aumento i ricoveri per malattie respiratorie, cardiocircolatorie, immunitarie, endocrine, neoplastiche. Ci sarà pure qualche connessione fra la salute dei cittadini e quella dell’ambiente?
(scaduto il tempo dell’intervento continuo nella discussione dell’Art. 13)
Userò il tempo a mia disposizione per completare il mio intervento. Non ci può essere salute per il cittadino se la salute non è garantita al suo ambiente.
In questa proposta di Legge manca una politica di tutela sui siti di lavoro e di politiche di prevenzione, soprattutto quando si fanno scelte di “sviluppo industriale” che spesso e volentieri significa eludere regole e qualsiasi forma di prevenzione, ovvero “sviluppo industriale selvaggio” in cambio di un pugno di posti di lavoro e ovviamente a scadenza.
Ogni scelta di “sviluppo economico” deve tener conto del “Principio di Precauzione”, previsto dal Diritto Internazionale: l’unica garanzia per la salute dei cittadini di oggi e per quella delle future generazioni. In Sardegna l’aumento a dismisura delle malattie da inquinamento ambientale (amianto, benzene, piombo e polveri fini etc. etc..) sono una reale minaccia per la salute delle popolazioni e per la qualità della vita nei territori.
E’ dovere primario della Sanità Pubblica garantire la qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente, quindi, di questi fatti inequivocabili e accertati, la Sanità Sarda vuole tenerne conto? Vista questa proposta di Legge, mi sembra proprio che non se ne voglia tener conto per niente!
Con ciò la RAS abdica nel settore sanitario al suo ruolo di tutore dell’integrità della salute dei cittadini e dell’ambiente, rendendosi complice di interessi economici a noi estranei.
Deve far riflettere il dato secondo cui a Sassari si registra il tasso di mortalità per tumori più alto rispetto alle altre regioni d’Italia. L’incidenza delle neoplasie nei bambini è del 3,2%, contro il 2% in Italia e l’1,1% nel resto d’Europa (dati dei medici ISDE).
Per non parlare dell’inquinamento da diossina, facilmente riscontrabile nel latte delle donne che vivono in prossimità di siti inquinati da Sarroch, a Portoscuso, a Porto Torres.
Voterò contro questa legge, figlia dei diktat imposti dall’Italia e dalla sudditanza manifestata da questa maggioranza. Ritengo necessario riscrivere una Legge condivisa e partecipata per la sanità sarda e che ne contempli le reali esigenze delle nostre collettività e dei nostri territori.
Questa sudditanza si manifesta in un momento in cui la Sardegna e le sue istituzioni, dovrebbero dare un forte segnale di capacità di gestione e di risoluzione autonoma dei nostri problemi, visto che la gran parte della spesa sanitaria è a nostro carico.
Il Popolo sardo e la classe politica sarda devono manifestare la propria Sovranità anche in campo sanitario, contro gli attacchi del Governo italiano che vuole privare il nostro popolo del diritto primario alla vita, alla qualità della salute anche ambientale e alla garanzia dei servizi e della gestione pubblica della sanità.
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale SardignaLibera
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