Quale Flotta Sarda?
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Disegno di Legge della Giunta n° 346/A. Disposizioni in materia di continuità territoriale e di trasporto pubblico locale.
Tracce del mio intervento
A proposito dei diritti dei sardi, mi dispiace che il Presidente Cappellacci sia assente, visto che oggi, 25 settembre, è previsto il processo contro la “cricca di lestofanti del G8” e dovrebbe riferire in Aula se si è costituito parte civile per difendere gli interessi dei sardi e recuperare subito i 100 milioni di fondi FAS, se si è costituito in ritardo come è successo per la questione di Quirra oppure se ha rinunciato in difesa di altri interessi.
Ma torniamo alla Flotta Sarda che non può prescindere dalla questione Tirrenia. Sulla gestione della privatizzazione della Tirrenia ci sono delle responsabilità politiche, economiche e anche culturali da parte di tutta la classe politica che ha creduto nel vento delle privatizzazioni, da oltre 15 anni. Un vento spacciato come rimedio alla cattiva gestione della “cosa pubblica” da parte delle istituzioni, dallo Stato alla RAS.
La “torta” delle privatizzazioni e del liberismo hanno portato solo benefici per i gruppi monopolistici del settore e danni all’erario pubblico a scapito dei contribuenti.
La cartolarizzazione di molti beni pubblici immobiliari, alienati negli anni scorsi, ha fatto soltanto la fortuna degli immobiliaristi privati che hanno comprato il bene pubblico sotto il prezzo di mercato per poi rivenderlo a prezzi tali da creare utili favolosi.
La gestione politica e anche culturale del caso Tirrenia ne è un esempio. Si è lasciato cadere nel dimenticatoio il bando d’interesse dell’acquisizione e della privatizzazione del naviglio e delle rotte finanziate con soldi pubblici. Favorendo in questo modo i monopoli privati: Mobiline, Grimaldi e altri Gruppi napoletani poi confluiti nella cordata CIN.
L’operato della RAS in questi anni ha coperto questa operazione politica a danno dei sardi. Il P. Cappellacci e la sua Giunta hanno preso in mano il caso Tirrenia quando i buoi erano già scappati dal recinto, ovvero limitandosi a denunciare (anche se giustamente) alla Corte Europea e in altre sedi le varie fasi dell’aggiudicazione monopolistica della Tirrenia, in violazione del principio di libera concorrenza e inoltre i lati oscuri sui tempi di creazione della società CIN, avvenuta dopo l’aggiudicazione delle rotte e del naviglio.
Peccato che tutto ciò sia avvenuto troppo tardi per far si che la RAS potesse partecipare all’acquisizione della Tirrenia e delle sue linee, promuovendo una cordata pubblico privata e di azionariato popolare, per evitare di cadere nell’infrazione delle leggi comunitarie.
Di fatto questa politica miope e succube, portata avanti dal P. Cappellacci, non ha ottenuto alcun beneficio sulla gestione delle rotte pubbliche storiche sovvenzionate dallo Stato italiano. Ha di fatto permesso che le politiche dei prezzi in questi ultimi due anni venissero dettate dai monopolisti citati.
Del resto la sperimentazione SAREMAR, tutta da verificare in termini economici e di ricaduta di immagine, non è purtroppo riuscita a contrapporsi ai monopolisti delle rotte. Queste scelte politiche hanno creato un crollo dei flussi turistici di oltre il 40% creando diseconomie e impoverimento del settore turistico medio-basso.
L’aumento dei costi dei trasporti marittimi ha creato anche un aumento generale dei prezzi dell’importazione dell’agro-alimentare con una ulteriore servitù economica a decremento delle già povere risorse del settore.
Una regione virtuosa avrebbe programmato un altro tipo di politica ovvero nelle more delle liberalizzazioni forzate e imposte dalla Comunità Europea, avrebbe promosso come ha tentato di fare la Sicilia, una società mista, cioè a capitale pubblico e privato che avrebbe rilevato le rotte supportate dai finanziamenti dello Stato italiano e garantendo con ciò la continuità territoriale a prezzi favorevoli.
Per fare i conti, la CIN avrà dallo Stato italiano 72 milioni,600mila€ all’anno per otto anni, per un totale di circa 600 milioni di €. Somme che la RAS avrebbe potuto scontare da quelle che lo Stato italiano ci deve per la Vertenza delle Entrate, ottenendo con questa azione anche un successo politico ed economico straordinario sulle inadempienze e i crediti dello Stato italiano.
Il costo di aggiudicazione della Tirrenia da parte della CIN è stato di circa 600 milioni di €, fra l’altro non versati in un’unica tranche, ma rateizzati “a babbu mortu”. Senza parlare del valore del naviglio ex Tirrenia, anche a peso (come il ferro), pagato negli anni scorsi con i soldi dei contribuenti sardi e cioè con i Piani di Rinascita.
Perciò, la politica attuata dal P. Cappellacci di fatto ha privilegiato gli interessi dei monopolisti, interpretando in modo liberistico “l’affare delle tratte da e per la Sardegna contribuite dallo Stato”.
L’adesione culturale incondizionata al liberismo e alle liberalizzazioni imposte dalla Comunità Europea, ha trovato terreno fertile anche nell’opposizione. Tutto ciò ha fatto sì che un tema così importante come quello dei trasporti marittimi da e per la Sardegna, per uomini e merci, cadesse nell’oblio della legislazione e dei dibattiti consiliari, come fatto marginale. Questa realtà ha permesso le esternazioni pubblicitarie e demagogiche del P. Cappellacci su una questione strategica per l’economia sarda focalizzandola solamente sulla violazione delle regole della libera concorrenza fra l’altro ad oggi inesistente.
In questo clima nasce la proposta della “Flotta Sarda”, un tema che è stato portato avanti, a fasi alterne, nelle precedenti legislature da autorevoli esponenti di forze autonomiste.
Ma oggi, la risposta è stata organizzata in modo maldestro e inadeguato a contrastare i monopolisti.
Sicuramente sull’operato della “Flotta Sarda SAREMAR” è necessaria un’analisi economica di costi/benefici e della gestione nei pochi mesi estivi del 2011 e 2012. D’altro canto questo tema, per essere risolto positivamente, ha bisogno di un dibattito e di accordi che vedano la soluzione oltre gli schieramenti politici precostituiti presenti in quest’Aula.
Devono vincere le ragioni dei sardi contro i monopolisti delle rotte. Non possiamo permettere che ci isolino dal mondo e dalle sue economie, diventando soggetti di servitù coloniali anche nel settore dei trasporti da e per la Sardegna e pregiudicandoci le relazioni con tutte le sponde del Mediterraneo.
Da ciò non è accettabile che in modo subalterno la “Flotta Sarda SpA” possa gestire in house, come dice la proposta di legge “solo e soltanto” qualora venisse a mancare l’interesse degli armatori della concorrenza europea, interesse da interpretare come “Profitti” che comunque anche se leciti, non devono essere a discapito dei sardi.
A maggior ragione l’imposizione della Comunità Europea sulla privatizzazione della SAREMAR, cosa accettata “come ineluttabile in questa proposta di Legge”, non può essere fatta a danno e a beffa delle tariffe e dell’efficienza del servizio per le popolazioni residenti nelle isole minori (da Carloforte, alla Maddalena, al collegamento con la Corsica) creando problemi di continuità territoriale, di discriminazione fra l’isola maggiore e isole minori.
Il trasporto è un servizio sociale di cui le nostre popolazioni non possono essere private e il costo marittimo va stabilito sul chilometraggio con riferimento alla media autostradale epurata.
Lo Stato italiano sul trasporto marittimo non può più permettere che si facciano figli e figliastri anche se la maggioranza dei sardi non si sente ne figlio e ne figliastro dell’Italia.
Non possiamo accettare, cosa che di fatto sta avvenendo, che i costi della continuità territoriale ricadano totalmente sulle casse sarde e ancor meno possiamo pensare che la soluzione del problema sardo possa essere rimandato a una rivisitazione totale di un Piano dei Trasporti in Italia.
Questa proposta di Legge spazia in modo generale su tutto quello che si muove in Sardegna: terra, mare, aria, in ambito di rotte e di vettori da quelli internazionali sino agli ambiti del trasporto locale comunali e comprensoriali.
Il ritardo che scontiamo sul trasporto globale e locale è noto. Spesso nella fretta di voler dare comunque risposte, anche tardive a problemi reali e impellenti con una proposta di legge globale e omnicomprensiva, se teoricamente può essere una buona soluzione, di fatto può comportare nell’iter dei problemi forme di strabismo politico, ombre e trappole che sicuramente non contribuiscono alla soluzione del problema.
Di fronte alle dichiarazioni stampa, di alcune ore fa, dell’assessore ai trasporti Solinas, emerge il reale pericolo che l’idea giusta “che i sardi, quindi la RAS, si doti di una sua Flotta per soddisfare le esigenze di trasporto di persone e merci su tutte le sponde del Mediterraneo”, possa diventare l’ennesimo “carrozzone regionale” che lungi dal dare la giusta soluzione al problema, nelle migliori delle ipotesi, entrerà in funzione solo quando gli armatori privati non saranno in grado di garantire il servizio.
Questa è una visione minimalista della Flotta Sarda rispetto a quella cui noi ambiamo. Non è certo questa l’idea di una Flotta Sarda per risolvere le esigenze dei sardi in ogni momento dell’anno.
Dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili affinché si costituisca una Flotta Sarda permanente e affinché l’Italia non sfugga alle sue responsabilità, anche economiche, sul tema del trasporto marittimo e dell’isolamento della Sardegna ormai cronico e che distrugge qualsiasi possibilità di scambi e sviluppo autonomo della nostra Terra e del nostro Popolo.
Noi che sosteniamo la necessità di una Flotta Sarda Permanente, a capitale pubblico-privato e di azionariato popolare, che veda il coinvolgimento di tutti i sardi, sulla necessità e il diritto del Popolo sardo di comunicare con il resto del mondo, non possiamo accettare che quest’idea venga svilita con discorsi del tipo “…non esiste una storicità della Flotta…”.
Se non si parte con il piede giusto, non potremo percorrere il nostro obiettivo di rottura dell’isolamento e di gestione in proprio di questo servizio marittimo pubblico e indispensabile per il nostro affrancamento economico e politico: “Rompere la dipendenza per creare l’Indipendenza”.
Del resto la teoria secondo cui i sardi non possono essere armatori di stessi, per cultura, è stata smentita anche dagli ultimi studi archeologici che hanno confermato come i nostri antenati scorrazzassero per il Mediterraneo.
Non possiamo nasconderci dietro le nostre piccole convenienze politiche. E’ ora di dare una risposta concreta, compiuta e continuativa alla necessità di far viaggiare uomini e merci, da e per la Sardegna, isole minori comprese, e per tutte le sponde del Mediterraneo. Dotiamoci di strumenti culturali oltre che economici per affrancarci su queste necessità.
Auspico che noi tutti nell’affrontare questo dibattito, sappiamo metterci il massimo delle nostre capacità, delle nostre intelligenze, del nostro disinteresse partitico per far prevalere l’interesse del Popolo sardo. Un interesse di libertà e di benessere che restituisca alla nostra “insularità” il senso di peculiarità e di ricchezza e non di Maledizione e di condanna all’isolamento.
Cagliari 25/09/2012
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