Carbosulcis: dobbiamo dire la verità
Il “carbone pulito” come la “bombe propre”: la “bomba pulita”. Così veniva propagandata la bomba atomica nella Polinesia francese
Consiglio Regione Autonoma della Sardegna
Seduta 12/09/2012
Mozione del Centrosinistra sul fallimento della gestione dell’intero management della Società Carbosulcis Spa e per promuovere ogni necessario intervento per la predisposizione di un adeguato nuovo progetto e per ottenere tutte le garanzie dal Governo nazionale atte a scongiurare possibili rischi di ridimensionamento, sospensione o fermata delle attività, anche estrattive, della predetta società regionale”.
Ho votato contro
Per dire STOP ai fiumi di finanziamenti pubblici alla Carbosulcis, mandiamo a casa la sua dirigenza e opponiamoci al pericoloso stoccaggio della CO2 nel sottosuolo.
La classe politica sarda deve trovare il coraggio per dire la verità ai nostri lavoratori a rischio disoccupazione. Ai minatori dell’Iglesiente, agli operai dell’industria, dal Nord al Sud della Sardegna, deve dire chiaramente che tutto è già fallito da tempo per cui è necessario porre fine all’agonia.
Per consentire la conversione di un’economia inquinante in economia ecocompatibile, garantendo l’occupazione delle maestranze attuali, bisogna dare avvio ai lavori di bonifica dei territori compromessi. Solo questo ci permetterebbe di non perdere un solo posto di lavoro, anzi, l’unica possibilità concreta e immediata per risolvere il problema occupazionale, oggi in tutta la sua complessità, e per le future generazioni, sono proprio le bonifiche per l’inquinamento industriale oltre che per quello militare. Naturalmente dobbiamo imporre che chi ha inquinato paghi.
Lo sfruttamento di fonti fossili a scopo energetico, è in via di superamento in tutto l’occidente, ad eccezione della Sardegna e dei Paesi del Sud del Mondo, dove l’attenzione per la salute ambientale è piuttosto debole e le pressioni delle Multinazionali dell’energia prevalgono.
Blocchiamo i finanziamenti pubblici alla dirigenza della Carbosulcis; evitiamo il pericoloso stoccaggio della CO2 nel sottosuolo; imponiamo le bonifiche ambientali per consentire la conversione di un modello economico inquinante in una nuova economia ecocompatibile garantendo l’occupazione delle maestranze attuali.
Quando si parla di Carbosulcis e della sua dirigenza, e di un’area della Sardegna a fortissima depressione economica, è doveroso chiedersi dove siano finiti i fiumi di soldi pubblici indirizzati a risolvere i problemi di occupazione e di povertà nel Sulcis. Di fronte alla crisi in corso che vede i sardi più poveri che mai e ostaggio delle minacce di chiusura e di delocalizzazione industriale, prima di parlare di nuovi investimenti, le nostre istituzioni dovrebbero indagare, anche attraverso una Commissione di inchiesta, per far chiarezza, ad esempio, sugli sperperi di 700 Milioni di € in 12 anni da parte della dirigenza della Carbosulcis e che bontà sua dichiara perdite per 16 Milioni di €.
E’ tempo di chiarezza e di chiusura dei rubinetti dei finanziamenti pubblici per privilegiare le mafie e il malcostume di cui proprio la dirigenza della Carbosulcis è notoriamente leader.
La proposta dello stoccaggio sperimentale di CO2 nel fondo delle miniere del Sulcis è assimilabile per i rischi, allo stoccaggio delle scorie radioattive. In caso di incidenti (vedi migliaia di morti in Centro Africa), gli effetti della CO2 imprigionata nel sottosuolo per evitare che la sua emissione nell’atmosfera aumenti l’effetto serra, sono ancora più drammatici.
Il “carbone pulito” dell’assessora Zedda, mi ricorda “la bombe propre”, la “bomba pulita” così veniva propagandata la bomba atomica nella Polinesia francese.
Benché il Progetto CCS (Carbon Capture and Storage), sia dello Stato, come ha dichiarato l’assessora Zedda, questo non costituisce alcuna garanzia per noi sardi, visto che lo Stato italiano di “bestialità” in Sardegna ne ha fatto davvero tante.
L’uso del carbone per produrre energia, non solo non è necessario, ma comporta costi molto elevati in termini di inquinamento ambientale. Le popolazioni locali, anche di Carloforte e di Portoscuso, i comitati di cittadini organizzati (vedi sempre in prima linea il “Comitato dei Carlofortini Preoccupati”), nonostante la piaga della disoccupazione, di fronte al dramma dell’inquinamento ambientale e le ripercussioni pesantissime sulla salute dei cittadini, chiedono a gran voce che le istituzioni intervengano con scelte responsabili e attuino subito le bonifiche ambientali: unica garanzia di occupazione reale e immediata. Tutto ciò sia per restituire salute all’ambiente, che come fonte di occupazione per migliaia di sardi e per le future generazioni.
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