Solidarietà ai lavoratori della Carbosulcis in lotta
Comunicato stampa
Solidarietà con i lavoratori sardi del Carbosulcis in lotta
E’ inammissibile che dei lavoratori, in un Paese che si definisce normale e civile, per chiedere il rispetto del diritto al posto di lavoro, ad una vita dignitosa e alla possibilità di far studiare i propri figli, siano costretti ad atti estremi come l’autolesionismo e l’occupazione a 400 mt di profondità nei pozzi di carbone (il proprio luogo di duro lavoro), convivendo con il pericolo di esplosioni e di autocombustione del carbone con il rischio di ulteriori e più gravi tragedie.
Agli operai della Carbosulcis, che strenuamente difendono il diritto al lavoro, va il nostro rispetto e il nostro sostegno in quanto sardi non più disponibili a subire impunemente e con rassegnazione le angherie di chi ha sfruttato il nostro territorio, il nostro lavoro e le nostre risorse solamente per arricchirsi con la rapina delle nostre risorse. Queste logiche hanno creato solamente salari iniqui, occupazione precaria, impoverimento delle risorse dei territori e delle famiglie, lasciandoci l’inquinamento con l’arroganza di chi pensa di essere impunito.
Chiediamo a tutti i sardi di sostenere in tutti i modi le lotte dei lavoratori del Sulcis, del Polo industriale di Portovesme e di tutte le imprese, le famiglie e le attività economiche colpite da questo processo di deindustrializzazione.
In questi mesi le lotte dei Pastori e delle Partite Iva, contro l’arroganza dello Stato attraverso le inique e illegittime tassazioni di Equitalia, hanno dimostrato che i sardi devono unirsi per sconfiggere le politiche criminali dei governi italiani responsabili della desertificazione e della povertà nei nostri territori.
La Regione Sardegna deve difendere le ragioni dei nostri lavoratori, delle nostre imprese e delle nostre famiglie di fronte agli impegni assunti e mai rispettati dai governi italiani, per mantenere i livelli di occupazione.
La RAS e la classe politica sarda, imprenditori, sindacati e intellettuali non possono più esimersi dalla costruzione, con il contributo e la condivisione di tutti i sardi, di un nuovo progetto economico che non permetta più il ricatto lavorativo delle “monoculture industriali importate”, ma partendo dalle emergenze e dalle vocazioni economiche del territorio, crei un nuovo progetto di occupazione stabile e rispettosa dell’ambiente e delle culture tradizionali.
La RAS deve imporre ai responsabili dell’inquinamento industriale e/o militare, di farsi carico economicamente dell’apertura dei cantieri per la bonifica dei territori, creando con ciò nuova e duratura occupazione.
Claudia Zuncheddu
Segretario SardignaLibera
Commenti