Lettera Aperta al Presidente Cappellacci sulla Minaccia di Dimissioni
Intervento in Consiglio Regionale
Seduta del 08/11/2011
Nel corso del dibattito sulla 265/A – Piano Casa III, una legge assurda e lesiva degli interessi della Sardegna, su cui ci stiamo esprimendo da ben due anni e mezzo, e che comunque verrà impugnata.
Mi fa piacere che il Presidente Cappellacci sia presente in Aula, dandomi così l’ opportunità di esporgli personalmente il contenuto della mia lettera aperta a lui indirizzata.
Sulla stampa ha circolato il rumour sulle sue dimissioni dalla Presidenza della Regione Sardegna a seguito dell’emendamento sul Piano Casa, presentato dall’opposizione e approvato con alcuni voti della sua maggioranza, con il quale si ribadisce che qualsiasi variazione al PPR debba passare necessariamente in Consiglio Regionale per essere discusso.
Trovo inopportuno e politicamente grave che il presidente della Giunta della RAS minacci di dimettersi, in quanto un deliberato del Consiglio regionale, approvato, non è di suo gradimento.
Il Presidente ha dimostrato di non voler tener conto di un deliberato della massima Assemblea dei Sardi, manifestando con le sue minacce il disprezzo verso il Consiglio Regionale che, democraticamente, ha manifestato la sua volontà sovrana.
Lei Presidente ha sbagliato a scambiare un problema di “resa dei conti” all’interno alla sua maggioranza con la Sovranità dell’Aula.
Le ragioni delle sue eventuali dimissioni vanno ricercate nella totale incoerenza fra le sue dichiarazioni programmatiche, piene di demagogia e di “sardità” rivelatasi opportunistica e quello che poi è stato il suo operato politico e istituzionale.
Io, che chiesi le sue dimissioni in tempi non sospetti, le chiedo oggi di riflettere e, qualsiasi sia la sua libera scelta, anche se dovesse andare contro le mie aspettative, di non dimettersi ora, per affrontare subito il dramma economico occupazionale e per dare risposta alle aspettative di migliaia di sardi che giovedì 10, come Movimento delle Partite IVA, i tartassati di Equitalia, e il giorno dopo, venerdì 11, parteciperanno allo sciopero generale per l’occupazione indetto dai sindacati.
Questi sardi chiedono il diritto al lavoro, sia esso autonomo che dipendente, il diritto del Popolo Sardo a una prospettiva di sviluppo, senza che il suo ambiente e il suo territorio vengano venduti e vilipesi per un pezzo di pane duro e un posto precario da manovale.
Lo sciopero della fame portato avanti da alcune donne sarde, a cui va tutta la nostra solidarietà, la petizione portata avanti da diversi movimenti popolari contro lo strozzinaggio di Equitalia, si concretizza con la richiesta di applicazione dell’Art. 51 dello Statuto sardo, che recita:
“….Qualora la Giunta Regionale constati che l’applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato risulti manifestamente dannosa alla Sardegna, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica che verificatane la necessità e l’urgenza, può provvedervi, ove occorra. A norma dell’Art. 77 della Costituzione”.
Con ciò, la Giunta regionale può difendere concretamente gli interessi economici del Popolo Sardo dalle angherie perpetuate dal governo italiano, che dimentica di essere debitore nei nostri confronti di circa 10 miliardi di € per le sole Entrate Fiscali.
Presidente, le chiedo di dare una risposta certa, qualsiasi essa sia, a questa richiesta popolare, formalizzata in Consiglio con una interrogazione presentata nelle precedenti settimane e alla quale fa seguito una mozione da discutere con urgenza in Aula.
Una volta data risposta a questa richiesta, che viene da tutti i settori dell’economia sarda e che non può essere più derogata, pena la distruzione della nostra economia e delle nostre famiglie, faccia le riflessioni che meglio ritiene e, se vorrà dimettersi, sicuramente la sua coscienza di Presidente sarà in pace, consapevole di aver adempiuto a un suo dovere istituzionale, ovvero l’attuazione dell’Art 51 dello Statuto speciale della Sardegna.
Presidente, prenda il coraggio e attui prima di qualsiasi scelta che voglia fare sul suo ruolo, l’Art 51, proclami lo stato di crisi, prenda in mano la Vertenza Entrate e sicuramente passerà agli annali della storia istituzionale della RAS.
Con ciò difendendo veramente e in modo libero gli interessi del Popolo Sardo e il suo diritto alla sopravvivenza economica.
Claudia Zuncheddu
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