Election day? Contro la demagogia chiarezza subito
Sul “No all’iter accelerato per la legge di accorpamento di elezioni e referendum promossi dal Movimento referendario sardo.
Il governo ha previsto per il 06 e 07 maggio le elezioni amministrative per 95 comuni della Sardegna, mentre per i referendum la data fissata dal presidente della RAS è il 10 giugno.
Il 28 febbraio la Giunta regionale ha proposto attraverso un disegno di legge l’accorpamento delle date. Tale disegno di legge sarebbe dovuto passare al vaglio del Consiglio regionale in tempi brevi evitando il passaggio in Commissione.
Tre forze politiche del Gruppo misto (API, Indipendentistas, MPA) hanno espresso le proprie perplessità per la mancanza dei tempi necessari per una corretta informare dei cittadini.
Ritengo infatti, che i temi riguardanti i referendum vadano spiegati bene ai votanti e con le debite differenze fra ogni quesito referendario. Tutto ciò per promuovere la partecipazione popolare e garantire un voto consapevole per evitare ogni tipo di demagogia. La forte anticipazione della scadenza al 06-07 maggio, in concomitanza delle comunali, data voluta da Monti, che può essere rinviata al 10 giugno dalla RAS, non garantisce tale diritto. Da qui la necessità, di un accorpamento delle elezioni amministrative e referendarie da rinviare al 10 giugno, in modo tale da garantire il diritto alla partecipazione e alla conoscenza dei quesiti a tutti i cittadini, evitando ogni sperpero di danaro pubblico.
Rispetto all’accusa demagogica di alcuni referendari, secondo cui, rinviare le elezioni di 30 giorni, significhi “difendere i privilegi della casta”, rispondo che è a tutti nota la mia battaglia portata avanti sin dall’inizio della legislatura, per l’abbattimento drastico dei costi di tutta la macchina amministrativa regionale, a partire dagli stipendi dei consiglieri, dei dirigenti, degli assessori, ai tagli delle consulenze e degli sperperi all’interno degli Enti e delle Agenzie regionali. Alla mia proposta di legge sui tagli dei costi, CD e CS hanno risposto con due proposte di legge, confluite in un testo unico, che non parla di riduzione di costi ma solo del numero dei consiglieri.
La riduzione da 80 a 50 consiglieri regionali la considero un taglio alla democrazia e la creazione di una “nuova casta elitaria” incontrollabile, su cui accentrare maggiori privilegi e potere, e che in modo oligarchico decide per tutti. Tutto ciò ovviamente negando le rappresentanze delle formazioni minoritarie e promuovendo il bipartitismo perfetto.
Dei referendum condivido alcuni punti, come quello sull’abolizione delle province, che considero un retaggio napoleonico. Decentrare i poteri di una Regione accentratrice e potenziare i nostri comuni sarebbe una scelta determinante per il rilancio delle nostre economie a partire dal basso.
Claudia Zuncheddu
Indipendentistas
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