La RAS assente in Europa perde i finanziamenti
Consiglio
Seduta13/12/2011
MOZIONE n. 156 dell’Opposizione e Api sull’avanzata fase di definizione da parte della Commissione europea di questioni di importanza strategica per la Sardegna riguardanti la disciplina delle principali politiche europee di programmazione e sviluppo successive al 2013, e in particolare della politica di coesione, politica agricola, rete trans-europea, accordo “Piano Azione-Coesione” siglato dal Ministro Fitto e dal commissario europeo Hahn, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.
La crisi in Sardegna è ormai drammatica. Dalla Finanziaria regionale 2012 non emergono speranze per la totale assenza di risorse da destinare allo sviluppo della nostra economia. La Finanziaria italiana di Monti darà il colpo di grazia alla Sardegna già al collasso. Il destino della nostra economia è ormai in mano alle politiche di sviluppo decise e finanziate dall’Unione Europea. Da qui la necessità di vigilanza e di sostegno dei nostri interessi a Bruxelles, ma per l’assenza della leadership regionale sarda in Europa, la Sardegna ha perso grandi opportunità in un momento così drammatico.
Vedi le proposte della Commissione Europea dal 06 al 19 ottobre 2011:
– finanziamenti per la politica di coesione 2014-2020;
– le proposte per la riforma della Politica Agricola Comune (PAC); con la novità della c.d. “convergenza” che prevede la distribuzione delle risorse fra gli stati membri in rapporto alle superfici agricole;
– la proposta di regolamento (COM 650) contenente gli orientamenti per la nuova rete trans-europea dei trasporti dalla quale la Sardegna è stata esclusa.
Tracce del mio intervento
Condivido le preoccupazioni e le denunce espresse dai colleghi che mi hanno preceduto e attendo che Paolo Maninchedda (fortemente critico nei confronti del CD, con il quale il suo partito è schierato) faccia scelte politiche logiche e di coerenza.
Certo è che il rapporto fra le istituzioni sarde, il governo italiano e le politiche europee è inquietante e merita da parte della classe politica, una attenta analisi su cause, effetti e responsabilità politiche e amministrative, che devono essere individuate con nome e cognome.
Ciò che emerge è una fedele fotografia dell’oppressione coloniale nei rapporti fra l’Italia e la Sardegna. Un dominio che sopravvive a qualsiasi colore politico, da Berlusconi a Monti, ovviamente in nome degli interessi garantiti alle regioni del Centro e del Nord Italia e del grande capitale, non tenendo in considerazione queste direttive europee, ma addirittura opponendosi con determinazione a qualsiasi politica di perequazione sociale ed economica tendente a superare le ragioni e le cause delle disuguaglianze di sviluppo, e quindi di ridistribuzione della ricchezza proposte dalla Comunità Europea.
Queste politiche italiane si oppongono ai benefici previsti per la condizione di insularità. Lo Stato italiano si oppone in modo forte alla revisione dei parametri agricoli proposti dalla Comunità Europea, che optano per una distribuzione dei contributi meno discriminatoria e più attinente alla realtà sarda, e cioè quella che vede la superficie coltivabile e non la produttività di essa, come parametro da adottare con ciò sviluppando un’agricoltura più equa e rispettoso del territorio.
Quindi dando un aiuto all’agricoltura vista in una prospettiva di sviluppo di qualità, di salvaguardia dei territori, delle loro biodiversità e dello stesse superfici agricole.
Purtroppo le opposizioni portate avanti da Berlusconi oggi diventano patrimonio di Monti e dei suoi ministri, in barba alla Sardegna, dei suoi bisogni, delle sue difficoltà economiche ataviche e della disgregazione sociale che rischia di distruggere la nostra identità.
La questione più inquietante, in questo contesto, è la latitanza e il colpevole silenzio delle istituzioni regionali, a partire dal Presidente, cui si è pure aggiunta la connivenza e l’immobilismo dei parlamentari eletti in Sardegna, che da “sardi” hanno tradito il loro mandato politico e la loro identità culturale. Personalmente ho difficoltà a considerarli sardi.
Questi eletti in Sardegna non difendendo nelle istituzioni italiane le ragioni economiche e sociali del nostro Popolo e del nostro territorio, anzi, contribuiscono a creare per l’ennesima volta una sudditanza mortale per i sardi e per la nostra economia.
In altri tempi, gli “onorevoli” che praticano questa politica sarebbero stati definiti “collaborazionisti e traditori del loro popolo”, per aver contribuito con il proprio operato a privare della libertà di scelta economica, culturale il popolo che li ha eletti.
Chiediamoci che cosa hanno fatto il Presidente Cappellacci, i suoi assessori e i parlamentari sardi a Roma e a Bruxelles per difendere gli interessi nazionali sardi e le economie dei nostri territori.
Tanto meno si possono chiudere le stalle quando i buoi sono scappati. Che senso ha recriminare l’esclusione della Sardegna dalla “mappa dei corridoi trans-europei” e dalle “autostrade del mare”, quando nel momento in cui le altre regioni prima escluse (Puglia, Sicilia, Basilicata etc.) facevano sentire le loro ragioni, poi accolte, la Sardegna brillava per la assenza e per il silenzio.
Mi verrebbe da chiedere ad es. all’Ass. Solinas, dove fosse in questi giorni….
Rincorrere le occasioni perdute o piangere sul latte versato, non mi sembra un buon presupposto da cui partire per sfruttare e razionalizzare al meglio, le politiche europee e quindi i finanziamenti che compatibilmente con le esigenze ambientali, economiche e sociali dei territori sardi, possano contribuire a creare sviluppo, superamento delle ataviche disuguaglianze e benessere per il nostro popolo.
I rapporti istituzionali e gli incontri fra il P. Cappellacci e il ministro Fitto (del PdL), in qualità di ministro per i rapporti con le regioni, ci dimostrano ancora una volta che non esistono governi amici per i sardi.
Con gli incontri avvenuti fra Fitto e il Commissario europeo in cui si è raggiunto un accordo (a causa dei ritardi del Governo italiano nella spesa dei fondi europei) quest’accordo (Piano di Azione – Coesione), con riferimento ai fondi non spesi, permette di utilizzarli in una nuova spesa entro un vincolo di 10 anni su 4 priorità di attuazione: Occupazione – Istruzione – Agenda digitale – Ferrovie e reti.
Le dichiarazioni alla stampa su questi punti, fatte dal P. Cappellacci, sono state condivise, come “obiettivi strategici” anche per il modello di sviluppo sardo, con l’aggiunta da parte del Presidente dell’obiettivo dell’Ambiente e dell’Energia.
Su questi temi, tenuti così a cuore dal P. Cappellacci, e presi in considerazione da Fitto nel Piano pubblicato dal Ministero per lo Sviluppo economico e nei suoi dettagli, non si fa nessuna menzione e ridistribuzione per la Sardegna. Siamo esclusi sui temi dell’Istruzione, delle Ferrovie, Reti e Occupazione, come se la nostra realtà economica non ne avesse bisogno.
La “non menzione”, prevede l’esclusione come di fatto è avvenuto, anche per i temi dell’ambiente e dell’energia, sollecitati vivamente dal P. Cappellacci. Ma, per la Sardegna si parla in modo distratto solamente dell’Agenda Digitale: tema fra l’altro già in corso di esame da parte della Commissione.
Da ciò devo dedurre tristemente, che gli interessamenti a mezzo stampa, manifestati su questi temi dal nostro Presidente, per la Sardegna hanno sortito in definitiva, un buco nell’acqua nel polverone mediatico tanto amato dal Presidente.
Ecco perché la presenza politica della Sardegna in questi luoghi, dove si decide per lo sviluppo e il benessere del nostro popolo finiscono sempre in un pesante e imbarazzante silenzio, meglio dire “oblio istituzionale”, un oblio forse funzionale a una storia di grandi truffe per la Sardegna.
Il P. Cappellacci dovrebbe spiegarci da che parte sta e con chi sta, anche se nel mio piccolo ce l’ho chiaro.
Siamo di fronte ad una nuova guerra economica che rischia di distruggere definitivamente l’economia dei nostri territori, annullare la coesione sociale, far sparire la cultura e l’identità del nostro popolo, per conto della globalizzazione mondiale e degli interessi economici delle multinazionali della Finanza e non solo.
Siamo di fronte a un possibile genocidio storico ed economico di un popolo.
L’assenza fisica del Presidente è anche espressione della preoccupante assenza di un progetto di sviluppo economico per la Sardegna e di un far west senza regole da cui dobbiamo uscire.
Non mi sembra, anche se vorrei sbagliarmi, che l’operato del P. Cappellacci, le sue esternazioni stampa e i silenzi imbarazzanti della RAS suoi temi sopracitati, possono essere un arruolamento fra i sardi che resistono alla colonizzazione a al genocidio, difendendo la propria identità culturale e il diritto ad uno sviluppo ecocompatibile e al rispetto morale dovuto a un Popolo e a una Nazione.
Claudia Zuncheddu
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