Presentazione Mozione n.153 Zuncheddu e Più
SULLA MANCATA APPLICAZIONE DELL’ART.51 DELLO STATUTO SPECIALE
Il mio Intervento in Consiglio Regionale
Denuncio la gravità dell’ennesima assenza del Presidente Cappellacci ai lavori dell’Aula, su temi di questa importanza, così come l’assessore al bilancio La Spisa, per una volta che si presenta in Aula, bene farebbe a non chiacchierare e ad ascoltare.
I fatti di questi giorni, con il clamoroso digiuno di protesta portato avanti da numerose donne in diverse parti della Sardegna, da Cagliari a Sassari, sono alla base della mozione che è quello di dare una risposta certa e urgente alla crisi economica che attanaglia le famiglie e le imprese sarde, e con ciò ribadire che lo Statuto Speciale di Autonomia va esercitato come momento di Sovranità e difesa dei diritti dei sardi. Diritti che vanno rispettati in quanto tali e perché sanciti con il Patto sottoscritto con lo Stato e il Governo italiano a tutt’ora in vigore.
Premesso ciò, chiediamo l’applicazione dell’Articolo 51 dello Statuto Speciale da parte della Giunta Regionale che recita: “La Giunta regionale, quando constati che l’applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all’Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l’urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell’Art. 77 della Costituzione”.
E’ a tutti noto che la sola riscossione di Equitalia in Sardegna ha il primato di un incremento di oltre il 25% rispetto alla media italiana del 12%.
Con questo dato l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia, vantano di aver raggiunto e oltrepassato in Sardegna, gli obiettivi di riscossione previsti;
Questa situazione è gravissima se rapportata alle emergenze economiche e sociali che stanno distruggendo tutto il tessuto produttivo sardo.
L’azione devastante portata avanti dal fisco italiano ha messo in ginocchio il settore agro-pastorale, artigianale, del commercio, di tutte le piccole attività locali e delle Partite IVA, creando fra breve tempo una nuova ondata di licenziati, disoccupati e chiusure di imprese.
Equitalia in Sardegna, la regione purtroppo più povera d’Italia, è andata oltre i suoi compiti istituzionali, con abusi attuati ai danni dei contribuenti, generando una situazione di ulteriore impoverimento economico delle imprese e delle famiglie. Si è arrivati persino a scatenare situazioni patologiche pregiudizievoli per la stessa salute dei contribuenti. E’ noto a tutti l’aumento dei suicidi fra i nostri cittadini che sono oggetto di sollecitazioni da parte Equitalia e delle Banche, intimando pagamenti immediati, pena la messa in vendita della prima e unicacasa. Tutto ciò in violazione dell’Art 590 del codice penale, che contempla tali pressioni, come “delitto di lesione colposa”.
Oltre al contrasto con le leggi costituzionali, l’Agenzia delle Entrate omette pure la sentenza 18983 del 07 giugno 2007 della Corte di Cassazione, secondo cui, in tema di accertamento delle imposte sui redditi, “deve essere escluso ogni automatismo e che eventuali strumenti presuntivi, quali gli studi di settore, per essere validamente applicati, necessitano di una particolare flessibilità alla peculiarità dell’attività svolta in ossequio al principio costituzionale sancito dall’Art. 53”, che recita: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
La “sanzione tributaria” deve tener conto sia della situazione oggettiva della realtà come quella sarda, sia della capacità reddituale di ogni singolo soggetto così come sancito anche dai giudici di Lecce, i quali affermano che “particolare rilievo può essere dato alle caratteristiche dell’area territoriale in cui opera l’azienda”.
La gravissima sofferenza dei diversi settori dell’economia in Sardegna verte non solo sui capitali dovuti, ma principalmente sulle insostenibili sanzioni e interessi che vengono applicati ai cittadini in caso di mancato pagamento. Interessi che sono tutti al di sopra della soglia di usura e come tali illegali e perseguibili a norma di legge. Inoltre sulle cartelle esattoriali, in numerosi casi, gravano procedimenti civili e penali per le irregolarità denunciate dai cittadini contro Equitalia. Spesso sono stati notificati tributi già prescritti o già pagati.
La maggior parte delle imprese sarde sono oggetto di ipoteche e pignoramenti, non solo delle aziende o dei mezzi di lavoro: fonte di reddito e di sostentamento, ma della stessa prima casa, in violazione della Carta Sociale Europea, sottoscritta dall’Italia.
Inoltre sono messi direttamente all’asta immobili senza alcuna ipoteca preventiva.
Equitalia Sardegna, di fronte alle richieste di accesso agli atti per consentire ai contribuenti di verificare la regolarità e la legittimità delle procedure, porge sempre “scusanti e dinieghi”. Da una perizia pilota su cartelle esattoriali di Equitalia Sardegna, emergerebbe l’applicazione illecita di tassi superiori al c.d. “tasso soglia usura” (vedi la Legge 108/96 del Codice penale);
Equitalia recentemente è stata dotata dallo Stato italiano di poteri ancora più aggressivi nel recupero dei crediti, con 80 mila cartelle esattoriali in imminente esecuzione con pignoramenti e ipoteche.
Lo “Statuto del contribuente”, spesso violato, sulla base dei canoni costituzionali di razionalità, di uguaglianza, di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione, tutela in egual misura sia gli interessi erariali che quelli del contribuente.
I comportamenti e le azioni sopracitate, da parte di Equitalia e delle Banche, hanno contribuito alla crescita incontrollata della povertà con l’indigenza di migliaia di famiglie, causando come effetto, il forte incremento dei costi sociali e l’acuirsi incontrollabile della conflittualità sociale, generando e contribuendo con ciò alla distruzione irreversibile di tutta l’economia in Sardegna;
Il territorio della Sardegna e il suo tessuto economico, risulta ipotecato al 70% dalle Banche e da Equitalia.
E’ su queste premesse che chiediamo l’impegno solenne da parte del Presidente e della Giunta di tutta l’Assemblea della RAS affinché, immediatamente provvedano all’applicazione dell’Articolo 51 dello Statuto Speciale, e non siamo disposti a sentire che “…già da tempo sono state spedite richieste formali dal Presidente Cappellacci al Governo italiano più o meno amico….”. I risultati di questi “miagolii” non hanno portato nessun sollievo all’economia, alle imprese e alle famiglie sarde, anzi, la situazione peggiora sempre di più.
Chiediamo che il Presidente e la Giunta esercitino, in tempi brevi e attraverso specifici provvedimenti istituzionali, la nostra Sovranità, derivata dallo Statuto di Autonomia, nei confronti dello Stato italiano, per la difesa della nostra economia, del diritto al lavoro e a una vita dignitosa per migliaia di imprese e famiglie sarde, altrimenti condannate alla disperazione sociale e a povertà certa.
Con l’esercizio della nostra Sovranità, si imponga allo Stato italiano il rispetto delle leggi costituzionali che regolano i rapporti tra esso e la Regione Autonoma della Sardegna, chiedendo il riconoscimento “concreto” e immediato dello Stato di Crisi, con tutte le agevolazioni del caso.
S’intervenga sulle presunte illegalità nelle prassi adottate da Equitalia e dall’Agenzia delle Entrate in Sardegna, ponendo in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle aziende, delle famiglie sarde e di tutta l’economia dell’isola.
Ribadendo la nostra Sovranità si ricorra all’applicazione dello Statuto Speciale della RAS per adottare provvedimenti di urgenza atti a inibire e bloccare:
a) l’aggravio di qualsiasi onere aggiuntivo, oltre che la sanzione omnicomprensiva, sul debito originale;
b) l’automatismo del ricorso all’asta giudiziaria e il pignoramentodella prima casa e dell’immobile, delle strutture e degli strumenti di lavoro e sostentamento dei cittadini;
c) il superamento nel rimborso di 1/5 del reddito accertato(anche in ossequio ai dettati costituzionali sul dovere a contribuire in base alle proprie possibilità e sul diritto a una vita dignitosa delle famiglie).
Chiedano che i debiti contratti dalle aziende sarde nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, dell’ INPS e nella fattispecie di Equitalia, con relativi interessi spropositati e gli atti giuridici conseguenti, vengano bloccati, congelati e ricalcolati;
Chiedano la riapertura urgente della Vertenza delle Entrate con il Governo con il ricorso alla Corte Costituzionale, come da accordo previsto da tutti i gruppi politici, all’interno dell’Assemblea della RAS, in occasione dell’occupazione dell’Aula del 20 dicembre del 2010.
Tutto ciò è dovuto al Popolo Sardo, alle sue donne, alle famiglie e alle imprese.
Claudia Zuncheddu
(segue nel post successivo)
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