Sul monitoraggio Poligono Interforze Salto di Quirra a cura del Min.Difesa
Interrogazione Zuncheddu e più con richiesta di risposta scritta
Premesso che
– le attività che si svolgono presso il poligono interforze di Salto di Quirra sono oggetto di forti proteste da parte della società civile, che ne denuncia gli effetti devastanti sulla salute pubblica legati all’abnorme incidenza di alterazioni genetiche e tumori al sistema emolinfatico (leucemie, linfomi ecc.) riscontrati nei centri abitati in prossimità del poligono, in particolare nella frazione di Quirra, e tra le categorie a maggiore esposizione (militari, famiglie di militari, pastori, dipendenti della Vitrociset, proprietari di orti e vigneti adiacenti all’area militare)
– la Commissione d’inchiesta del Senato sull’uranio impoverito ha prestato particolare attenzione al caso Quirra e ha confermato la fondatezza dei timori e delle denunce dei medici base, dei comitati spontanei e della stampa sarda. Tale Commissione ha inoltre affermato il principio di precauzione ed il dovere del Ministero della Difesa di risarcire non solo i militari inviati nei teatri di guerra ma anche i civili che, vivendo o lavorando nel territorio del poligono, sono colpiti dalle patologie associate all’inquinamento bellico (nanoparticelle, onde elettromagnetiche, uranio ecc.) ribaltando l’onere della prova e facendo carico alla Difesa di dimostrare la sua eventuale estraneità rispetto alle patologie comunemente indicate come “sindrome Balcani- Quirra”.
– in data 20 dicembre 2007, a seguito dei lavori della suddetta Commissione d’Inchiesta, il Ministero della Difesa convoca a Perdasdefogu i vertici militari, le autorità istituzionali del territorio e il comitato Gettiamo le Basi al fine di avviare “l’indispensabile attività di monitoraggio continuo” improntata alla “piena collaborazione tra Autorità locali e il Ministero stesso. Si stabilisce di costituire:
a) un Comitato d’Indirizzo Politico Territoriale (CIPT) composto da autorità militari e civili. I criteri delle nomine sono poco chiari: diversi Comuni del territorio non sono presenti mentre RAS ed ARPAS sono presenti occasionalmente e non è dato sapere con quale ruolo;
b) una Commissione Tecnica Mista di Esperti (CTME) per supportare il summenzionato CIPT con le necessarie competenze tecnico scientifiche.
– in data 7 febbraio 2008 viene convocata una seconda riunione. I Comandi militari presentano il “Piano di Monitoraggio” elaborato dalle Forze Armate, il cui obiettivo dichiarato, ossia “acquisire la certificazione ambientale in accordo alle regolamentazioni nazionali ed europee” appare teso a dimostrare che il poligono opera in condizioni di pieno rispetto e tutela dell’ambiente e di conseguenza eludere i risarcimenti dovuti e l’improrogabile ed urgente bonifica del territorio. Tale Piano, che dà per scontata la scelta di metodologia, strumenti e campi di ricerca delle Forza Armate, consiste in un Capitolato Tecnico di gara d’appalto per l’acquisto di strumentazione e fornitura di servizi (campionamento, analisi, formazione personale e soprattutto dispositivi tecnologici) e presuppone conoscenze specifiche pluridisciplinari e squisitamente tecnico-scientifiche che esulano dalle competenze standard di amministratori e di uffici tecnici degli enti locali. Peraltro, ai rappresentanti della società civile (CIPT) viene riconosciuta la facoltà di presentare osservazioni entro il termine ridottissimo di SETTE giorni. Il CIPT ripropone la questione, prioritaria, della Commissione di Esperti, la cui costituzione consentirebbe alla componente civile di valutare ed assumere decisioni informate circa le metodologie e gli strumenti di ricerca e di suffragare con le dovute conoscenze la lettura del Piano elaborato dall’Aeronautica e dal Ministero della Difesa.
– in data 5 marzo 2008 si ripresenta il Capitolato Tecnico integrato con alcune osservazioni provenienti dalla componente civile. Tali osservazioni, prive del supporto del Comitato degli Esperti – la cui nomina sarà successiva all’aggiudicazione della gara d’appalto – esulano dal merito della metodologia di ricerca e non possono che limitarsi ad aspetti marginali. A fare testo, dunque, è il Capitolato Tecnico elaborato dal Ministero della Difesa e dall’Aeronautica. Il Capitolato esclude totalmente ricerche di tipo sanitario e non prevede l’acquisizione di dati sul pregresso (il punto zero e/o punti in fieri), basilare affinché in sede scientifica ci si possa esprimere sull’impatto ambientale e sanitario. E’ evidente, infatti, che l’assenza ad oggi di tracce di inquinamento non esclude che ci sia stata contaminazione in passato;
– la formazione del personale, e di conseguenza la gestione del sistema dei controlli, è indirizzata prevalentemente ai militari, il ruolo del controllore coincide con quello del controllato. Il problema della trasparenza si somma al problema della dovuta sensibilità etica, sociale e politica per la drammatica disoccupazione che attanaglia un territorio economicamente strangolato dal sequestro di terra, mare e cielo da parte del Poligono Interforze Salto di Quirra (PISQ).
– nell’estate 2008 si espleta la gara d’appalto. Si sa che è stata gestita dalla Nato, mancano le informazioni e di conseguenza le verifiche sulle procedure. Risulta che una delle ditte che si sono aggiudicate uno dei lotti previsti dal Capitolato Tecnico è la controllata della multinazionale privata “inquilina” in pianta stabile del poligono, presumibile corresponsabile del disastro sanitario. Il costo complessivo dell’operazione ammonta a 2,5 milioni di euro. I fondi non rientrano nel budget della Difesa.
– nell’autunno 2008, ad appalto concluso, si nomina la CTME (Commissione Tecnica Mista di Esperti). Quattro persone, a costo zero, “senza oneri per la Difesa”, prive di risorse e di strumenti, dovrebbero controllare i lavori delle sei ditte private, alcune di rilevanza internazionale, vincitrici dell’appalto. Il compito appare fortemente sproporzionato rispetto ai mezzi.
– con il DPR N° 37/2009 il ministro alla Difesa, in osservanza alle indicazioni della Commissione d’Inchiesta del Senato, stabilisce criteri e modalità d’indennizzo per militari e civili
Tutto ciò premesso,
Si interroga il Presidente della Regione Sardegna per sapere
Quale ruolo rivesta la RAS, e segnatamente l’Assessorato all’Ambiente e Sanità, nelle cosiddette “attività di monitoraggio” del PISQ.
Quale ruolo rivesta l’ARPAS nel controllo del territorio.
Se ritenga che tale Piano sia scientificamente e tecnicamente adeguato a chiarire la portata dei danni ambientali e ancor più sanitari inflitti al territorio, denunciati da anni dal popolo sardo e confermati dalle due Commissioni d’Inchiesta del Senato
Se ritenga opportuno prendere in considerazione il progetto di ricerca scientifica, elaborato su richiesta del comitato Gettiamo le Basi dal prof. Mauro Cristaldi, da anni impegnato negli studi sulla contaminazione dei siti PISQ e la Maddalena, consulente scientifico della prima Commissione d’inchiesta del Senato sull’uranio impoverito (governo Berlusconi), docente alla Sapienza Università di Roma, Centro per le Scienze Applicate alla Protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali, Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo.
Se ritenga opportuno l’utilizzo della metodologia di ricerca basata sull’utilizzo di pellicole alfa-sensibili. Si precisa che questa metodologia di ricerca, messa a punto dal Prof. Fabrizio Aumento consente di rilevare, con costi bassissimi ed in tempi brevissimi, la presenza di radionuclidi sul territorio.
Se ritenga opportuno provvedere ad un’ indagine epidemiologica mirata a superare le troppe incongruenze e lacune della ricerca epidemiologica commissionata dalla RAS al Consorzio Temporaneo d’Impresa ESA pubblicata nel gennaio 2006.
Si chiede inoltre al Presidente:
Di fornire adeguata informazione circa lo svolgimento della succitata gara di appalto (partecipanti, procedure adottate, ecc.).
Di adoperarsi affinché, in virtù del principio di trasparenza e dell’alto tasso di disoccupazione dell’area PISQ, i corsi di formazione e la gestione del monitoraggio siano affidate a personale civile.
Di tutelare e richiedere l’adeguato risarcimento economico per le vittime ed i familiari della sindrome di Quirra e di costituirsi parte civile per il danno incalcolabile subito da tutto il popolo sardo per la perdita dei suoi figli, gli attentati alla salute, la devastazione ambientale, il danno all’immagine di “paradiso delle vacanze” e le conseguenti ripercussioni economiche sull’intera isola ( considerato che in precedenza la RAS si è costituita parte civile contro i generali argentini a tutela dei sardi desaparecidos).
Di adoperarsi per esigere dal Governo la necessaria e non più rimandabile bonifica del territorio.
Di non rendere la Sardegna complice della violazione del diritto internazionale ed esigere che il Governo italiano si adegui alle norme europee e internazionali (art. 15 del protocollo di Rio) che impongono agli Stati il principio di precauzione e di conseguenza la cessazione delle attività che rappresentano un pericolo per l’ambiente e la salute.
Di attivarsi con tutti gli strumenti politici, giuridici, amministrativi di cui dispone per la sospensione delle attività del PISQ, almeno fino a quando non siano state individuate le sostanze responsabili del disastro sanitario e la zona non sia stata integralmente bonificata.
Cagliari, 19 Giugno 2009
Commenti