Dibattito sul c.d. “Piano Casa”
Consiglio Regionale 24/09/2009Tracce di interventoll c.d. Piano Casa, non è che un alibi per metter mano al Piano Paesaggistico Regionale e dar avvio all’assalto indiscriminato del territorio, delle nostre coste, dei centri storici, delle nostre città. Con il saccheggio dell’ambiente, con la cementificazione della nostra memoria storica il popolo sardo verrà privato della propria identità senza che si prospetti alcuna soluzione per tutti i cittadini privi di un tetto e senza alcuna prospettiva di lavoro utile e certo per cittadini disoccupati.
Il “Piano Casa”, meglio: la “grande farsa”, una “grande truffa mediatica”che fa illudere chi non ha la possibilità di avere una casa. Tutto ciò in una società italiana dove secondo i dati Istat il numero delle case esistenti è di gran lunga superiore al numero delle famiglie.Mi chiedo come sia possibile oggi, visto il costo delle case qui in Sardegna, per le giovani coppie, gli anziani o chiunque si trovi nella necessità di avere una casa e con una capacità di spesa bassa, poter accedere ad un bene che dovrebbe essere garantito a tutti in una società più giusta, più civile, più ugualitaria e più sensibile ai ceti più deboli.Il Pres. Cappellacci minacciò sin dal suo insediamento: “Il rilancio dell’edilizia come volano di sviluppo della nostra economia”. Ma il concetto secondo cui la ricchezza di uno Stato o di una Regione possa derivare dall’incremento dell’edilizia è falso. L’Italia, rispetto agli altri paesi europei è quello dove le case e il consumo del territorio da parte delle cosiddette infrastrutture è a più alta densità per cui secondo queste logiche, dovrebbe essere lo Stato più ricco in Europa e con maggior benessere diffuso, ma così non è ed è sotto gli occhi di tutti.La Sardegna è una delle ultime regioni (tuttora sotto il governo italiano), che ha resistito alla cementificazione indiscriminata e senza criteri, se non il Profitto individuale, delle proprie coste e di alcune parti delle aree urbane principali.L’identità di un popolo o di una nazione è data non solo dall’urbanistica e dall’architettura delle proprie città o villaggi ma anche da quel paesaggio che nei secoli e negli anni lo ha caratterizzato e reso unico. Paesaggio che con le sue peculiarità e differenze ha plasmato non solo un’identità culturale ma anche le caratteristiche umorali e linguistiche di noi sardi. Così come è ampiamente documentato negli scritti e nelle opere dell’architetto Simon Mossa, noto non solo per le sue pregevoli opere architettoniche rispettose dell’ambiente (vedi Museo del Costume di Nuoro), non solo per aver rifiutato di mettere la propria intelligenza e professionalità al servizio dei disegni dell’Aga Kan in Costa Smeralda negli anni 60, ma anche per essere un patriota sardo e teorico moderno dell’esigenza dei sardi alla propria indipendenza. L’asprezza del paesaggio della Gallura si contrappone creativamente al selvaggio di quello Barbaricino che attraverso il sinuoso delle colline del Mandrolisai si trasforma nella grande Piana del Campidano contornato a est e ovest da catene montuose.Le stesse città e gli stessi villaggi sono il frutto dell’orografia del paesaggio che l’uomo, se non in maniera criminale e colpevole, potrebbe trasformare a uso e consumo esclusivamente personale, generando con ciò un processo di distruzione del proprio essere e della propria identità divenendo un “Uno” indifferenziato e sconfitto dalla globalizzazione mondiale.Noi sardi liberi non vogliamo essere complici del processo di distruzione delle risorse delle nostre coste, del nostro ambiente del nostro paesaggio della nostra identità in cambio dell’arricchimento di pochi speculatori. Non permetteremo che le nostre coste, i nostri centri storici, grandi e piccoli, vengano devastati dal cemento in nome di un valso bisogno di “case”.Qual’è la logica del Piano Casa per Cagliari?A Cagliari non c’è incremento demografico. La natalità è inferiore al numero di decessi;Cagliari possiede un patrimonio di oltre 10.000 unità abitative di proprietà di enti pubblici in totale stato di abbandono e in parte localizzati in centro storico….Ma l’interesse di queste amministrazioni di CD, come lo stesso Comune di Cagliari, non è teso al recupero urbanistico dell’esistente ma alla cementificazione in nome del profitto a partire dagli “spazi strategici” del centro storico. Come se le stesse tracce dei bombardamenti del ’43 non facessero parte di una memoria storica dolorosa ma da conservare e salvaguardare.Noi non saremo complici di chi permetterà che Cagliari, Sassari o Nuoro divengano un unicum indifferenziato e privo di identità architettonica, urbanistica e paesaggistica.Non permetteremo che il nostro ambiente, parte integrante della nostra identità venga cancellato dai nuovi colonizzatori del metro cubo da qualsiasi parte provengano. (Seguiranno gli emendamenti) Claudia ZunchedduConsigliera Regionale Rossomori
Commenti