Galere: Storie di ordinaria Giustizia
In ricordo di Luigi Fallico con la partecipazione di Bruno Bellomonte e sulla libertà d’informazione
Messaggio di saluto al convegno dibattito
Essendo impossibilitata a partecipare fisicamente all’iniziativa in corso, in quanto impegnata in un’altra manifestazione già da tempo programmata, ho il piacere di porgere un saluto affettuoso a tutti i compagni e gli amici presenti all’iniziativa.
Questa è una bella giornata per l’importanza e l’attualità dei temi del dibattito, nonché per la partecipazione di Bruno Bellomonte, da uomo libero.
Un ringraziamento particolare va a Fabrizio Ortu, che con l’agenzia giornalistica “il Minuto” e con il suo incessante e puntuale impegno, ha garantito in modo straordinario la libertà di informazione dando voce alle lotte e alle azioni politiche sia sul territorio che dentro le istituzioni.
Il Minuto è un po’ come noi… è “un diverso”, non risponde a ordini di scuderia ed è senza padroni. Ha dato voce al malessere occulto dentro le carceri, al bisogno di giustizia di “uomini sequestrati illegalmente, deportati e privati di diritti e della dignità, da parte di istituzioni statali che avrebbero dovuto avere tutt’altro compito”.
Quest’impegno sul fronte dell’informazione, è stato anche un fondamentale contributo per la divulgazione della vera storia di Bruno Bellomonte, uomo che lotta contro le ingiustizie, per una società più equa e per una Sardegna libera e indipendente, e non come sino alla fine, alcuni “servizi” hanno cercato di imporre l’immagine di un “terrorista, brigatista in grado di attentare alla vita dei potenti della terra”, con un aeroplanino di plastica, pochi centimetri . forse della Lego”.
Un saluto ai parenti e a Luigi Fallico, purtroppo non più presente fra noi, vittima dell’ingiustizia e della perfidia di Stato, che gli ha negato oltre la possibilità di riassaporare la sua libertà fuori dalla galera, la stessa vita.
Una velina del Ministero degli Interni dava la notizia “…l’ex brigatista Luigi Fallico è deceduto per cause naturali”. Luigi Fallico non era un brigatista, era un normale e onesto cittadino incensurato. E’ deceduto per omissione di soccorso e il suo caso si configura come un ennesimo “delitto di Stato”, oltre che un caso gravissimo di malasanità all’interno degli istituti carcerari purtroppo avvezzi a queste prassi.
A distanza di circa due anni, dall’approvazione in Consiglio Regionale, di un ordine del giorno, sulla “territorialità della pena”, che mi ha visto battagliare in prima persona, a tutt’oggi, nonostante le mie continue sollecitazioni alla Presidente del Consiglio, tutto tace e i nostri politici sembrano essersi dimenticati dell’importanza che i sardi detenuti, sia in attesa di giudizio che per sentenza definitiva, debbano permanere nel nostro territorio, in modo tale da non subire i disagi della “deportazione” per essi e per gli affetti delle famiglie, nonché limitare i costi dell’assistenza legale.
Sulla mia proposta di legge, esitata in un testo unico, sull’istituzione del “Garante per i detenuti”, legge votata a maggioranza, anch’essa è caduta nel dimenticatoio, privando la stragrande maggioranza dei detenuti di una difesa non solo legale, ma dei diritti elementari per una sopravvivenza dignitosa all’interno degli istituti di pena. Con ciò condannandoli all’esclusione degli affetti e dei supporti morali.
Mai come oggi, di fronte ai soprusi, alle privazioni e ai suicidi, l’applicazione di queste due leggi della Regione Sardegna, possono essere un valido sussidio e una garanzia di civiltà e di giustizia per i cittadini incarcerati.
Per far ciò è fondamentale coordinare maggiormente le manifestazioni, l’impegno e le lotte fra chi opera nelle istituzioni, le associazioni e la società civile, per sconfiggere la “barbarie di Stato”. Garantendo con ciò, i diritti dei cittadini incarcerati e nello stesso modo i diritti del personale della polizia penitenziaria, anch’esso incarcerato seppur in modo diverso.
Così come bisogna sventare il tentativo palese dello Stato italiano, che con l’alibi dell’apertura di nuove carceri, tenta di riportare in Sardegna i detenuti per mafia del 41bis, che con la loro presenza hanno contribuito ad inquinare e infiltrare le collettività sarde e le nostre fragili economie, e ad importare la delinquenza internazionale.
L’ingiustizia, le discriminazioni, la mancanza dei diritti nelle nostre carceri, non si risolvono con la costruzione di “nuovi e moderni” istituti di pena.
Queste battaglie di civiltà, devono essere patrimonio di tutta la società sarda e internazionale, le soluzioni devono essere “cartina di tornasole” del grado di libertà e civiltà delle nostre collettività.
Vi auguro buona festa, saludi e trigu, po oi, po Paschixedda e po Annu nou.
Claudia Zuncheddu
Commenti