Conti italiani che non esonerano i Sardi dal pagare
Il decreto “salva liste” è nella sua sostanza incostituzionale e antidemocratico, un segno inquietante come altri nel filone berlusconiano di questa repubblica, dove attraverso campagne mediatiche si falsa e si stravolge la realtà per difendere la propria impunità. Questo decreto è la formalizzazione di un “nuovo fascismo” che passa attraverso il colpevole assenso della più alta carica dello Stato italiano.
Il Presidente Napolitano firmando il dl “salva liste” di Berlusconi, ha avvallato la violazione delle regole democratiche e decretato lo sgretolamento di un intero sistema. C’è da chiedersi cosa può aver indotto il Presidente della Repubblica italiana a rinunciare al suo ruolo innanzitutto di garante della Carta Costituzionale e se non avesse accondisceso a imposizioni pressanti di un “potere forte”, cosa sarebbe accaduto?
Così come ci chiediamo con preoccupazione cosa si prospetta all’orizzonte politico italiano e quali riflessi si avranno nella realtà sarda?
Il Presidente Napolitano con la sua firma lancia agli italiani e a noi sardi un segnale di resa cedendo al pesante ricatto di Berlusconi per non salvare nulla, anzi, per decretare la definitiva decomposizione della repubblica italiana. La credibilità politica non si può mendicare tra le macerie di questo sistema e del gigante di argilla Napolitano, crollato dopo l’umiliante resa.
Claudia Zuncheddu
Seguono le considerazioni di Giulietto Chiesa
Considerazione Uno
Se sono vere le informazioni date, sul Mattino di Napoli, da Bruno Vespa (che, essendo persona informata dei fatti, un giorno qualcuno potrebbe interrogare) il presidente della repubblica sarebbe stato minacciato di golpe dal capo del governo in carica se non avesse accettato le sue condizioni (si capirà che tutte queste cariche, da ora in poi, dovrebbero essere scritte tutte con le minuscole, per ovvie ragioni di decenza). Sappiamo che il capo dello stato ha ceduto al ricatto, non ha difeso la Costituzione (questa la scriviamo ancora con la maiuscola) e ha firmato una gravissima resa.
Non mi interessa la disputa giuridica su tutte le violazioni (assai simili a reati) commesse dai comprimari.
Mi interessa qui ricordare che siamo arrivati a questo approdo (assai provvisorio) perché la casta politica che si è impadronita del potere (maggioranza e finta opposizione) ha permesso questo scivolamento progressivo, ogni volta scusandolo. Il presidente della repubblica è stato, di questo scivolamento, partecipe sistematico.
Il prossimo scontro sarà quando i banditi di questa “marcia su roma” sempre meno metaforica dovranno fare ricorso alla forza. Adesso sappiamo che non ci sarà alcun ostacolo istituzionale. E sappiamo che i complici dell’opposizione non si opporranno.
Dunque prepariamoci a difenderci, cioè alla tragedia, perché fino a questo momento sembra una farsa, ma non lo è.
Considerazione Due
Domenica il Manifesto, “Quotidiano comunista”, è uscito con una prima pagina così concepita: una grande fotografia, in sovraimpressione un bel titolo: “Il Popolo c’è.”
Al centro della foto Emma Bonino.
Il popolo, in effetti, c’è. Il problema è che va in piazza per protestare e si trova come leader una come la Bonino. Una cioè, che ha sostenuto la guerra; che è stata alleata di Berlusconi, che è neoliberista a oltranza. Non avevano altro di meglio? Avrebbero potuto fare la copertina con la vignetta di Vauro. Sarebbe stata di gran lunga più sensata. Ma dei “comunisti” che si mettono in fila – si presume contenti – dietro la Bonino non ne avevo ancora visti. Luigi Pintor, dall’alto dei cieli dove sei certamente assurto, anche senza il permesso della conferenza episcopale (minuscoli anche loro), ti prego, invia loro un consiglio dei tuoi!
Ecco io guardo quella pagina, con quel titolo, con quella foto, e penso che si è trattato di un’altra, impercettibile spinta sullo stesso piano inclinato su cui siamo scivolati e continuiamo a scivolare verso il disastro.
Giulietto Chiesa
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