E bella Cricca: Cappellacci, Verdini, F.Carboni, Dell’Utri,Farris..
Corruzione e aria di saccheggio delle risorse della Sardegna
Inseguito alle intercettazioni telefoniche, il presidente della Regione Sardegna Cappellacci viene inquisito dalla Procura di Roma per presunta corruzione insieme a uno dei coordinatori nazionali italiani del PdL Verdini, a Flavio Carboni (noto per varie vicende giudiziarie a partire dal crack del Banco Ambrosiano, alle vicissitudini di Sindona e del banchiere Calvi, ovvero le connessioni tra la finanza e la criminalità organizzata), a Pinello Cossu (consigliere provinciale PdL nel Sulcis), a Lombardi (magistrato tributario). Tra gli intercettati anche Dell’Utri (senatore del PdL pregiudicato con condanna a nove anni per concorso in associazione mafiosa).
L’affare riguarda l’aggiudicazione degli appalti dell’energia eolica, ma il business mafioso dell’eolico è una delle tante aggressioni alle risorse della nostra terra.
I carabinieri indagano su documentazione acquisita sia negli Uffici della Regione Sarda che nella banca toscana “Credito Cooperativo Fiorentino”, di cui Verdini è presidente e dove sarebbero confluiti alcuni milioni di euro provenienti da titolari di imprese interessate agli appalti dell’energia eolica nel nostro territorio. Una parte dei fondi invece sarebbero transitati nei conti di altre società controllate sempre da Verdini.
In questo clima tra affari e politica, il noto faccendiere F. Carboni, avrebbe discusso e imposto al presidente Cappellacci, come direttore generale dell’Arpas (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di competenza della Giunta che gestisce le licenze e le autorizzazioni anche dell’eolico) il suo fidatissimo Ignazio Farris. Soddisfatta la richiesta, seguirono le operazioni di reperimento dei suddetti fondi destinati ad “agevolare i percorsi” di malaffare.
Intanto alla luce delle intercettazioni inequivocabili, il Presidente Cappellacci appare turbato per la pubblicazione de is contus de sa cricca e parla di “deprecabile bufera mediatica”. Evidentemente ha fatto una certa scuola: quella del “negare sempre tutto anche di fronte all’evidenza dei fatti”. Ma Cappellacci si confonde. Non è lui che deve turbarsi, ma il popolo sardo che con preoccupazione vede che il ruolo del presidente della Regione è quello di liquidare definitivamente le risorse umane e ambientali della propria terra creando con ciò nuove servitù e nuove povertà, al posto di creare occasioni di riscatto e di benessere per la propria collettività.
Nel discorso di insediamento della sua Giunta, il presidente Cappellacci parlò di Nazione Sarda, di Identità e di Sovranità, creando con ciò un alone di sardità al suo programma. E’ la storia che si ripete, è “il lupo che indossa la pelle dell’agnello”.
Il presidente, in modo maldestro tenta una marcia indietro, dichiarando la contrarietà della Giunta alle pale off-shore con le sue strutture a terra. Peccato che tale decisione sia pervenuta solo a marzo, in coincidenza della notizia di nuove inchieste giudiziarie a carico dell’onorevole Verdini, sempre per corruzione.
Ma gli appalti per l’energia eolica in Sardegna, non è che uno dei tanti capitoli dell’indagine riguardante un complesso di attività su cui vertono gli interessi criminali di un sedicente “gruppo di intervento”, teso a influenzare e dirottare affari grazie alla connivenza di un certo mondo imprenditoriale con quello politico. Si tratta di un Film già visto. E’ quello degli appalti miliardari ai faccendieri come Anemone. E’ la storia della Protezione Civile di Bertolaso a La Maddalena sul fronte della gestione degli appalti. Augurandoci che la Magistratura faccia il suo corso, auspichiamo che i sardi si tolgano una volta per tutte la benda dagli occhi e non si rassegnino.
Claudia Zuncheddu
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