Nel grande gioco degli affari, oltre l’operazione di replacement dei fuggiaschi occidentali con Mosca e Pechino, che ne sarà del popolo afghano? Chi difenderà la sua Libertà?
A 20 anni dall’aggressione degli Usa all’Afghanistan, con l’alibi di annientare il terrorismo per vendicare le torri gemelle, i conti non tornano. Il bilancio di quella guerra dimenticata, travestita di “missioni di pace”, comprese quelle italiane, parla chiaro. L’Afghanistan è devastato con oltre 150 mila morti censiti, principalmente civili e 4 milioni di profughi. Due miliardi di dollari investiti dagli USA, per non parlare degli 8 miliardi e mezzo di euro dell’Italia, che si annovera tra gli alleati che hanno investito di più su questa guerra. Ma per far che? Sicuramente per consumare armi onorando gli ordini dei big dell’industria bellica internazionale.
Oggi la guida dell’Afghanistan, più povero e disperato che mai, viene riconsegnata nelle mani dei Talebani, di fatto mai sconfitti, mai contrastati sino infondo nonostante i loro rapporti con Al Qaeda e Isis.
Le potenze “dispensatrici di democrazia e di armi”, che ben prima dell’attacco alle torri gemelle avevano già in programma, con Clinton, la guerra contro l’Afghanistan, oggi fuggono. Fuggono in modo repentino come insensati sono stati i 20 anni di occupazione militare, per una cinica ”questione di affari” ben poco umanitaria.
Ed ora chi tratterà con i Talebani? Ricomincia il grande gioco. In una perfetta operazione di remplacement delle potenze occidentali che falliscono, Mosca, Pechino ed Emirati arabi avanzano… sempre per la stessa “questione di affari”.
Ma che ne sarà del popolo afghano, delle donne che studiano e dei bambini che giocano con gli aquiloni? La risposta dall’interno della resistenza dei mujahidin afghani che come ieri non si arresero ai sovietici, oggi non si arrendono ai talebani. L’appello per la libertà del popolo, lanciato al mondo dal leader della Resistenza del Panshir, Ahmad Massud, figlio del leggendario Leone del Panshir assassinato nel 2001.
Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera
L’APPELLO DI MASSUD
Afghanistan, Ahmad Massud: “Siamo la resistenza, il mondo ci aiuti”
di Ahmad Massud
Ahmad Massud (afp)
L’appello del figlio del leggendario comandante
16 AGOSTO 2021
Popolo afgano, fratelli mujahidin, amici della libertà in tutto il mondo! La tirannia trionfa in Afghanistan. Nel chiasso e nel furore, s’instaura la schiavitù. Un’orribile vendetta si abbatterà sul nostro Paese martirizzato. Kabul sta già gemendo. La nostra patria è in catene. Tutto è perduto? No.
Ho ereditato da mio padre, l’eroe nazionale e comandante Massud, la sua lotta per la libertà degli afghani. Questa lotta è ora mia, per sempre. I miei compagni d’armi ed io siamo pronti a versare il nostro sangue, insieme a tutti gli afghani liberi che rifiutano la schiavitù e che io chiamo a unirsi a me nel nostro bastione del Panshir, che è l’ultima regione libera del nostro paese in agonia. Mi rivolgo a voi, afghani di tutte le regioni e tribù, e vi invito a unirvi a noi. Mi rivolgo a voi, afghani al di là delle nostre frontiere che avete l’Afghanistan nel cuore per dirvi che avete dei compatrioti qui nel Panshir, dove mi trovo di nuovo, che non hanno perso la speranza.
Afghanistan, le promesse tradite sono una macchia per l’Occidente
di Bernard-Henri Lévy
16 Agosto 2021
Mi rivolgo a tutti voi, in Francia, in Europa, in America, nel mondo arabo, o altrove, che ci avete aiutato tanto nella nostra lotta per la libertà, contro i sovietici in passato, contro i talebani venti anni fa: ci aiuterete ancora? Noi afghani siamo nella stessa situazione dell’Europa nel 1940. Siamo rimasti soli. Non ci arrenderemo mai. Ho citato a un mio amico scrittore francese, alla vigilia della caduta di Kabul, la frase di Winston Churchill che prometteva sangue e lacrime. Penso oggi alle parole del generale De Gaulle, che mio padre ammirava e che disse, dopo la disfatta dell’esercito francese, che la Francia aveva perso una battaglia ma non la guerra. Noi afghani non abbiamo nemmeno perso una vera battaglia, dato che Kabul non ha combattuto. I nostri combattenti, vecchi e giovani mujahidin, qui nel Panshir, hanno preso le armi.
Ecco perché l’esercito di Kabul si è dissolto
di Gianluca Di Feo
15 Agosto 2021
Unitevi a noi, in spirito o con un sostegno diretto. Siate, amici della libertà, il più possibile numerosi al nostro fianco. Insieme scriveremo una nuova pagina nella storia dell’Afghanistan. Sarà un nuovo capitolo dell’eterna resistenza degli oppressi contro la tirannia.
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