Crescono i “drammi della strada” in Sardegna e non sempre da incidente stradale
Dietro la morte per infarto del miocardio, di un pensionato di 73 anni, avvenuta ieri lungo la provinciale 125, mentre da Muravera tentava disperatamente di raggiungere un ospedale a Cagliari, ci sono responsabilità politiche e morali su cui riflettere. Le responsabilità vanno oltre l’ostilità del destino. Sono da ricercare nei tagli irrazionali e indiscriminati agli ospedali dei territori disagiati che hanno così perso la funzione di curare e salvare vite umane.
Il San Marcellino di Muravera, in questi anni, sotto i tagli ai suoi servizi di primaria importanza, ha perso addirittura il Pronto Soccorso. A colpi di delibere l’ATS l’ha trasformato in Presidio di primo intervento, la cui unica competenza è la gestione in loco dei codici verdi o bianchi, ovvero dei casi non gravi. Per i casi gravi, paradossalmente c’è Cagliari ma non sempre ci si arriva vivi.
La politica dei tagli alla sanità pubblica non ha tenuto conto neppure delle difficoltà della rete stradale sarda ancora ottocentesca, dell’orografia dei territori e dei lunghi tempi di percorrenza anche per brevi distanze.
Intanto nell’indifferenza generale passa inosservato un fenomeno sempre più preoccupante in tutta la Sardegna: quello dei “drammi della strada” che esulano dagli incidenti. Sono gli ammalati che tutti i giorni e a tutte le ore, nei trasferimenti dalla propria residenza verso grandi ospedali della città, talvolta si aggravano e non sempre fanno in tempo ad essere soccorsi.
Il carabiniere morto di infarto in ambulanza, lungo la 125, ennesimo dramma, deve far riflettere e scuotere le coscienze. Quella vita probabilmente poteva essere salvata in loco, così come l’ospedale San Marcellino nella sua storia ha sempre salvato tante vite umane a residenti e turisti che ancora oggi raccontano le proprie testimonianze.
I nuovi “drammi della strada” alimentano un fenomeno silente e sino ad oggi sconosciuto da cui bisogna ripartire per riorganizzare, in tutti i territori, gli ospedali pubblici dei sardi.
Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica
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