Intervento in Consiglio Regionale
Oi, cenàbara su 10 de làmpadas, Claudia Zuncheddu, consillera arregionali Rossomori at fatu in Consillu Arregionali un’interventu po chistionai de su Pranu Energèticu Arregionali, domandendi puru chi Capellacci si dimitat. Innoi in bàscius fait a ddu ligi totu.
Consiglio Regionale 10/06/2010
Intervento
Su Mozione dell’Opposizione su
“Piano Energetico Regionale di sviluppo di tecnologie ed impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili”
Presidente e colleghi
Dissento totalmente con chi ha dichiarato qualche ora fa, di aver colto in aula un “clima giustizialista” di cui non capisco per chi e per cosa. Certo è che un garantista è garantista sempre, chiunque sia l’imputato: amico o avversario.
Ma un conto è il giudizio dei tribunali, dove si entra sempre da “innocenti, fino a prova contraria”, altro conto è il “giudizio politico” a cui si espone chi esercita una rappresentanza istituzionale, altro conto ancora è il giudizio che pronuncerà il “tribunale della storia”, a cui nessuno di noi che siede in quest’Aula potrà sottrarsi. La qualità di chi governa, la qualità dell’opposizione, non possono sottrarsi al vaglio della storia. La magistratura se fa il suo mestiere, cioè di chi osserva e fa osservare le leggi, è la garanzia di giustizia per la vittima dell’azione illecita. Il garantismo non è a senso unico ma è verso l’imputato ed è verso la vittima… e in questo caso, vittima è il popolo sardo.
Ma noi in questa sede non siamo né avvocati, né giudici. Siamo chiamati, tutti, maggioranza e opposizione a esercitare il mandato di rappresentanza politica di un intero popolo in quest’Aula che resta il massimo organo di Autogoverno dei sardi. Il Popolo Sardo e la Nazione Sarda che anche lei presidente ha più volte evocato in quest’Aula, esistono veramente, a dispetto di millenni di colonialismo. Noi sardi siamo la prima risorsa della Sardegna, con la nostra storia, la nostra lingua, la nostra speranza di Sovranità da riconquistare. Tutto ciò ci rende Popolo e Nazione.
Presidente, le chiedo se questo è il “limite” di noi sardi, di cui parlava con il suo interlocutore telefonico. Certo è che con la vostra “Legge Bavaglio” sulle intercettazioni, i sardi non avrebbero mai saputo quanto lei ama questo popolo. Queste sue interlocuzioni offensive per noi sardi, hanno generato una rivolta delle coscienze che ha determinato malumori anche tra coloro che l’hanno votata, fra le sue fila e fra le stesse “truppe coloniali” che la sostengono.
Se invece di disertare l’Aula in questi mesi avesse seguito i lavori del Consiglio, avrebbe sentito le preoccupazioni sui pericoli di “infiltrazioni mafiose” espresse anche da esponenti della sua maggioranza. Tutto questo prima che fossero rese pubbliche le intercettazioni che la riguardano e la chiamano politicamente in causa . Evidentemente l’ordine del giorno n. 22 del 10 febbraio (2010) e il suo spirito unitario erano solo l’ennesimo inganno. Per la verità ce ne accorgemmo da subito, nei lavori della V e VI Commissioni, delegate ad elaborare una risoluzione unitaria per vincolare le scelte in materia di energia agli interessi dei sardi. Evidentemente lei e la sua maggioranza pensavate ad altro. La riprova di ciò sono le deliberazioni della sua Giunta del 10 marzo, stranamente “desaparessidas” per settimane, specie la 10/1- Disegno di legge per la “Costituzione della Società Sardegna Energia SpA”.
Il 9 febbraio, quando intervenni nel dibattito sull’”emergenza industriale” ricordavo che la privatizzazione dell’Enel e la liberalizzazione del mercato dell’energia ha provocato in Sardegna un aggravio delle tariffe, e che mentre in Italia il “metano dava una mano, ai sardi spezzava le gambe…”. Da almeno dieci anni ai più attenti è chiaro che l’energia è la madre di tutte le emergenze in tutti i comparti produttivi, non solo in quelli energivori. La vertenza Alcoa, chiusa positivamente grazie all’ostinata e generosa lotta dei lavoratori che ha piegato le volontà dei vertici padronali e istituzionali, era solo la punta di un iceberg che sta travolgendo da anni l’economia isolana.
La Sardegna, più che usufruire di “aiuti di stato”, continua a subire un vero e proprio furto di stato!
La dimensione di tale “rapina” la indicavo sempre nel mio intervento del 9 febbraio: la Sardegna è l’unica regione d’Italia esclusa dalla metanizzazione, paga una tassa impropria di 500 milioni all’anno, un “furto di stato”, un’”ipoteca coloniale” sul nostro sviluppo e sulla nostra sovranità. Negli anni sessanta la nazionalizzazione dell’energia elettrica assorbì anche l’”Ente Regionale per l’Energia” (l’En.Sa.E), grazie alla quale negli anni 50 la Sardegna rompeva il monopolio elettrico della Società Elettrica Sarda della Bastogi.
Oggi, noi sardi scontiamo la mancanza di coraggio nel riprenderci la “Sovranità in materia energetica” allorquando, ben undici anni fà, fu fatta la scelta di privatizzare l’Enel. La liberalizzazione del mercato elettrico ha visto nascere in Italia 2.000 società di intermediazione, commercializzazione e distribuzione dell’energia. E la Sardegna ? Muta, a dipendere da decisioni assunte fuori dall’Isola! E su un tema come quello dell’energia su cui si giocano gli equilibri geopolitici del pianeta.
Il “Piano Energetico Sardo” elaborato dalle giunte delle ultime due legislature è certamente un utile e preciso inventario degli impianti di generazione elettrica e della rete di trasmissione, ma lascia inalterato lo stato di dipendenza della Sardegna sulle decisioni strategiche. Come spiegare altrimenti le scorribande dei “pirati del vento” contro cui, in molti casi, si sono sollevate le nostre popolazioni?
La straordinaria rivolta delle coscienze dei “sardi liberi” contro questi neocolonialisti e i loro “ascari” rafforza in me la convinzione che la Sardegna debba riprendersi ciò che l’Italia ci tolse quasi 50 anni fa, debba ricostituire un soggetto giuridico sardo attraverso cui esercitare la piena sovranità in materia di energia, magari rivendicando allo stato italiano e all’Unione europea un regime speciale nelle accise, almeno finché si completi la metanizzazione dell’isola.
Presidente, le chiedo: il disegno di legge per la costituzione della “Società Sardegna Energia SpA” va in tale direzione???
Forse questo non è il tema di oggi, ma non posso nascondere lo stupore per il basso profilo della proposta, con un capitale sociale di appena 120.000 euro, che non si occupa di ricerca, di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, che non si preoccupa delle reti di trasmissione. In sostanza, quest’ente è una scatola vuota che non si propone di operare come il soggetto della “riconquistata sovranità dei sardi” in materia energetica.
Come bene indica la nostra mozione in discussione oggi, la potenza del parco di generazione energetica sardo è pari a 3.544 MegaWatt (netti) di cui:
solo il 12,95% è idroelettrica; il 73,79% termica; il 12,78% Eolica, mentre il fotovoltaico rappresenta solo lo 0,45% della capacità produttiva. Ciò significa che oggi la Sardegna ha già sulla carta la possibilità di produrre il 26,18% di energie da fonti rinnovabili. Ma la verità è un’altra: il consuntivo dei consumi per il 2009 ci dice che la produzione totale di 14.275 GigaWatt solo per il 5,57% viene dall’idroelettrico, l’89,47% termoelettrico, il 4,96% prodotti da eolico/fotovoltaico insieme.
I “poteri forti” decidono quale energia gli conviene produrre e immettere in rete, poco importa dei prezzi ambientali scaricati sui sardi!
L’esportazione energetica raggiunge i 630 GWh, pari ad appena il 4, 41% dell’intera energia prodotta? Cioè? Nulla!!!
Quando le centrali termiche dismetteranno perché obsolete, il SA.PE.I servirà dunque solo per importare energie? E perché? Se non per renderci ancor a più dipendenti?
Presidente, è palese la sua inadeguatezza, quella della sua giunta e delle sue “truppe coloniali” nell’affrontare e risolvere questi temi prioritari per noi sardi. Mi creda, non voglio pensare altro, ma tragga politicamente le giuste deduzioni e si dimetta.
Po is sardus est’ora de sindi scidai e segai custa dipendenza e po binci su referendum constras su nucleari. Forza paris
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale Rossomori
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