L’addio sofferto a Giulietto Chiesa.
Il mio primo confronto politico con Giulietto lo ebbi a Cagliari alla presentazione di: “Zero – controinchiesta sull’11 settembre”. Da allora, fino ad alcuni giorni fa, i nostri confronti politici sono stati ricorrenti e proficui.
L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato un anno fa a Roma, in occasione del convegno internazionale sul 5G che si svolse al Senato. All’evento, di grande rilevanza scientifica, organizzato da Alleanza Nazionale Stop 5G, con Maurizio Marcuzzi, parteciparono numerosi studiosi e scienziati indipendenti.
Giulietto, che nella sua vita giornalistica e politica ha vissuto oltre 50 anni di storia internazionale, in quell’occasione mi colpì per il suo stupore e la sua incredulità di fronte a questo piano di sperimentazione tecnologica su vasta scala, mai avvenuta fino ad oggi nella storia dell’umanità. Mi disse con la sua solita flemma: “questa è una proposta proprio idiota…”.
La perdita di Giulietto Chiesa, ancor più in questo momento di grande confusione, è un dramma per una parte della società che ha visto in lui un uomo e un intellettuale che non si è mai piegato ai diktat dei potenti, un osservatore critico dei fenomeni della globalizzazione mondiale e dei danni che ne derivano sui diritti dei popoli e dell’ambiente.
Nel suo impegno civile e politico, in questi ultimi decenni ha sostenuto le ragioni delle minoranze politiche e culturali con i processi di indipendenza e di liberazione nazionale in Sardegna, in Italia e in altre realtà dell’ex dominio sovietico.
Per la sua capacità di interpretare anticipatamente gli eventi internazionali con i rischi e le ricadute sugli equilibri del mondo, è stato demonizzato e accusato dal sistema dei poteri forti di complottismo.
Di Giulietto Chiesa ci mancherà la sua voce libera, la sua autorevolezza e competenza nell’interpretare le dinamiche politiche della globalizzazione e il suo essere sempre dalla parte degli ultimi.
Claudia Zuncheddu
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