Cellulari e tumori: «Comunità scientifica superata dai giudici»
Articolo pubblicato su l’Unione Sarda il 16-1-2020.
RIBADIAMO che il presidente ISDE Sardegna è il nostro infaticabile dott. DOMENICO SCANU, mentre la sottoscritta CLAUDIA ZUNCHEDDU è presidente ISDE Cagliari. La ricercatrice – oncologa è PATRIZIA GENTILINI. Al di là delle dovute puntualizzazioni, un plauso alla stampa per il suo contributo al dibattito in corso in Sardegna, come nel resto del mono, sull’inquinamento elettromagnetico e la “sperimentazione 5G”.
«Era ora: i giudici della Corte d’Appello di Torino hanno posto un punto fermo che la gran parte degli scienziati non ha avuto il coraggio di mettere. Il nesso tra un certo tipo di tumori e le emissioni elettromagnetiche c’è, ed è evidente da anni». Claudia Zuncheddu, medico, presidente dell’Isde -Cagliari (l’associazione medici per l’ambiente) è soddisfatta della sentenza che l’altro ieri ha condannato la Telecom a risarcire un suo dipendente che aveva contratto un tumore per l’uso eccessivo del cellulare.
Classificazioni errate
«Ancora una volta – aggiunge Patrizia AGentilini, oncologa forlivese – la magistratura si sostituisce alla comunità scientifica o, almeno, a una buona parte di essa. Basti pensare che nel 2011 la Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha classificato le radiofrequenze come cancerogeni possibili e non probabili».
La ragione per Claudia Zuncheddu è molto semplice: «Certo, da anni denunciamo le connivenze tra lobby industriali, in questo caso le compagnie telefoniche, e politica. Come si fa ad affidare a Tim o a Tiscali un certo tipo di progetti? La sperimentazione tecnologica non è tutelata come quella farmacologica, lo si sa da tempo ma nessuno interviene».
La richiesta dell’Oms
Qualche mese fa, l’Oms, in un suo documento ufficiale, ha detto espressamente che la classificazione Iarc è da rivedere. Come mai questa presa di posizione otto anni più tardi? «In questo frattempo – spiega la dottoressa Gentilini – sono state effettuate delle revisioni di una serie di indagini sul campo, le cosiddette metanalisi. Sono stati presi in esame tutti i vari studi epidemiologici che valutavano gli effetti dell’esposizione ai cellulari. Si è scoperto che su 50 mila controlli sono stati registrati quasi 27 mila casi di tumore cerebrale che insorgono nella parte della testa dove si appoggia il cellulare». Proprio com’è accaduto al dipendente Telecom che ha fatto causa all’azienda.
Mioblastomi in crescita
«In persone che usano il cellulare per più ore al giorno, per anni, è stata rilevata un’alta incidenza di mioblastomi», aggiunge Claudia Zuncheddu. Che sottolinea: «L’istituto Ramazzini di Bologna ha confermato il nesso tra tumori e onde elettromagnetiche dai tempi del 2G, oggi siamo al 4G, con una situazione peggiorata di molto». E fra un po’ avremo anche il 5G che migliorerà i servizi della rete. «Abbiamo iniziato una battaglia per fermare il progetto e la sperimentazione in Sardegna. Il problema è serio. Nel Codice di Norimberga è scritto che si debbano prevenire gli abusi sulle persone ma il 5G, nonostante i rischi che si corrono, non contempla questo genere di attenzione. Servirebbe il consenso informato ma come si fa a chiederlo a intere città?».
Bambini a rischio
La questione è seria, molto seria. «Sì – osserva Zuncheddu – ma gli studi sul tema sono rassicuranti perché ricevono finanziamenti dalle compagnie di telefonia mobile. Un esempio per tutti è l’Icnir, istituto privato con sede in Germania, che ha legami stretti con queste ultime».
Che succederà in Italia dopo questa sentenza? «Niente – risponde Patrizia Gentilini – eppure i numeri tutt’altro che trascurabili sui tumori derivati dall’utilizzo prolungato del cellulare dovrebbero indurre a qualche intervento. Personalmente sono esterrefatta». «Se penso a com’è andata con l’amianto e il benzene – conclude Claudia Zuncheddu – credo ci sia da stare poco allegri. I medici indipendenti, che non prendono denaro dalle industrie e non sono collusi, sono poco ascoltati. È incomprensibile. Invece occorrerebbe avviare una campagna di sensibilizzazione sull’uso dei telefonini e pensare ai bambini. Si è perso tempo». ( v. f. )
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