Scola: Sardìnnia no est Itàlia? Ddu naramus nosu!
Dove sono i “diritti costituzionali per i sardi”? oppure Sardegna non è Italia?
“Riforma Gelmini”: la “Riforma dei Tagli Amministrativi per batter cassa” e “Controriforma culturale e oscurantista”.
Consiglio Regionale17/11/2010Mozione sulla ScuolaRingrazio chi mi ha preceduto per aver fornito in Aula dati precisi sui costi della scuola in Italia, evidenziando lo stato di regressione dell’istruzione pubblica in Sardegna. Personalmente ritengo che “scuola” e “sanità” non siano diritti monetizzabili ma indici del livello di civiltà dei popoli, per cui i bilanci, quando si fanno, non devono contemplare alcuna mortificazione, contrariamente alla politica dei tagli sostenuta dal Centro Destra.Nel corso del dibattito non ancora concluso sulle Riforme Istituzionali, in quest’Aula è echeggiato il concetto secondo cui per il popolo sardo, con la sua storia, cultura, lingua, tradizioni etniche e la sua piattaforma continentale, è da considerarsi, per definizione, una Nazione che può liberamente, in modo democratico e pacifico, costruire il suo percorso di Autodeterminazione e di Indipendenza.
Questo concetto, cosa di grande merito, non può avvenire se non è supportato dal diritto inalienabile (sancito anche dalla Costituzione italiana), all’istruzione, alla cultura e ad una migliore qualità della vita per i sardi. Quindi il “diritto allo studio” per i nostri giovani e non solo, deve espletarsi nella possibilità per tutti i sardi di ambire ai livelli più alti di istruzione, dalle scuole materne sino all’istruzione post-universitaria.Ma se si tagliano le classi scolastiche, si taglia il livello occupazionale degli insegnanti e del personale non docente; se nell’università la ricerca non è più finanziata; se non esistono i trasporti e a prezzi accessibili a tutti; se non esistono i supporti per gli alloggi come “case dello studente”, “pensionati” etc., questo diritto non è più esigibile e diventa di fatto un privilegio per pochi… per i soliti noti…Per cui chiediamo: dove siano i “diritti costituzionali” per il nostro popolo, vista l’assenza cronica dello Stato italiano in Sardegna, assenza, ovviamente sui diritti dei sardi.Ma ogniqualvolta lo Stato è presente, ci sa riservare la priorità assoluta… vedi la concentrazione nel nostro territorio del 60% poligoni militari (previsti per tutto il territorio italiano), le centrali nucleari… le scorie… etc. etc.Dalla fine degli anni 60 agli anni 70 e 80 si sviluppò, in Sardegna un fortissimo movimento giovanile di richiesta del “diritto allo studio” e successivamente del “diritto al lavoro”. Furono lotte di massa dove molti studenti impegnandosi pagarono anche di persona la repressione di una società ottusa, benpensante e cieca di fronte ai diritti delle collettività.Questo movimento vinse e unendo tutta la popolazione: dagli studenti, agli insegnanti, agli operai e ai pastori, riuscì coinvolgendo Comuni, Province e Regione a fa si che questo diritto venisse applicato con scuole decentrate, consussidi agli studenti meritevoli e con i servizi come gli autobus tali da garantire la frequenza ordinata nei vari siti scolastici. Lo stesso avvenne nelle università, a cui, grazie anche a questi servizi, incominciarono ad accedere pure i figli della classe piccolo-borghese, operaie e contadine.In quegli anni personaggi politici del calibro del Presidente Mario Melis, erano “di casa” fra gli studenti di Nuoro e non solo, a supportare e garantire il successo di queste lotte con adeguati interventi legislativi regionali.Oggi la c.d. “Riforma Gelmini”, meglio “Riforma dei Tagli Amministrativi per batter cassa” e “Controriforma culturale e oscurantista”, tende di fatto a ricreare una scuola per privilegiati e come tale culturalmente “classista”. Tutte le conquiste che hanno migliorato culturalmente i sardi, oggi vengono brutalmente negate.Anche in questo momento, basta affacciarsi alle finestre di questo Palazzo per vedere i “manifestanti della scuola” o aprire i quotidiani sardi, per capire lo stato di disagio economico, di abbandono culturale e di chiusura fisica degli edifici scolastici.Un popolo che non investe nella scuola, nel futuro tecnico-culturale delle nuove generazioni è destinato a scomparire culturalmente, ad essere subalterno e a fornire braccia per i lavori precari.Questa è la logica della globalizzazione mondiale e del neocolonialismo. Una logica che interpreta il “diritto allo studio” in termini di “quadratura di bilancio”, di “abbandono della scuola pubblica” per finanziare come agli inizi del 900, la scuola privata, magari quella “cattolica-confessionale”: la grande privilegiata in quest’Aula.I nomi e i fatti sono noti a tutti, è inutile ripeterli. La sudditanza del nostro Assessorato alla Cultura e PI, sostenuta dai pareri finanziari autorevoli e dei vari assessorati e dallo stesso Presidente della Giunta, hanno dimostrato anche in questa occasione uno stato di totale “assoggettamento” alla Ministra Gelmini e al premier Berlusconi, che bontà sua, si definisce “sardo”.Tutto questo cari colleghi, assessori e Presidente Lombardo, si consuma sulla pelle dei sardi.Anche i Savoia si definivano sardi, ed erano orgogliosi di impiccare e reprimere i “moti angioini” e le sollevazioni popolari per il prezzo del grano, contro le “leggi delle chiudende”, contro l’abolizione prospettata dai piemontesi, divenuti poi Regno d’Italia, delle terre comuni ad uso civico.Il Regno non era Piemontese, era “Sardo-Piemontee”. Anche allora la scuola sarda era d’èlite, quindi preclusa alla maggioranza dei sardi.Ma giusto per rinfrescare la storia, ricordiamo che il regime fascista impose il taglio della lingua sarda nelle scuole e in tutti gli uffici pubblici, un retaggio culturale che purtroppo continua a persistere nonostante la grande “Campagna Identitaria” per la riappropriazione e l’applicazione della lingua sarda, parte fondante del nostro essere.Assessore Milia, non stonerebbe a questo punto, una sua relazione esplicita sulle motivazioni che hanno ispirato i tagli radicali anche alla Lingua Sarda.Non possiamo permettere che si ripetano “vecchi errori” che ci hanno discriminato in passato, prima della “scolarizzazione ampia” degli anni 60.Non possiamo permettere, assessore, che con la sua complicità, si decreti la morte della cultura, del diritto allo studio dei nostri figli e del diritto al lavoro di migliaia di sardi.Di fronte a questo reale pericolo, e lo dicono le statistiche, dobbiamo reagire aprendo ancora di più la scuola a partire dai più deboli: dai portatori di handicap, dando l’assistenza dovuta e garantita dai dettami costituzionali e dalle regole etiche di una società equa e civile.Com’è possibile fermare il c.d. “spopolamento” delle zone interne e dei piccoli comuni quando fra i vari servizi che si chiudono, si chiude per prima e con molta leggerezza una scuola. La scuola è un luogo di culto laico.E con la chiusura delle scuole non solo si deportano le popolazioni nelle grandi città costiere ma si abbandonano alla disperazione le nostre economie agro-pastorali. Come se non bastasse…Sapete quanto me del tentativo di chiudere non solo diverse scuole professionali agrarie, ma persino la Facoltà di Veterinaria di Sassari: “istituto di eccellenza” e indispensabile per supportare i nostri pastori nelle loro attività quotidiane, per non parlare poi degli agricoltori in mano ai faccendieri delle sementi modificate (transgeniche).Cerchiamo di essere coerenti perché a noi è data la grande responsabilità di decidere del nostro popolo e della nostra Nazione. Qua dentro, se vogliamo, possiamo veramente bloccare la desertificazione delle zone interne e far rinascere con la cultura il progresso e la prosperità per i nostri giovani e le nostre popolazioni. Basta essere coerenti e conseguenti.Una scuola che si chiude, dei servizi inefficienti e costosi, sono oggi dei colpi mortali alle nostre economie interne, non possiamo permetterci di perdere neanche un posto di lavoro in nessuna scuola dalla materna all’università.Caro Assessore, le chiediamo di prendere coraggio e passi alle cronache e magari alla storia per essere quell’assessore alla Cultura e P.I. che in Sardegna ha detto NO al genocidio culturale ed economico a cui la Gelmini vuol portare il popolo sardo.Non sia accondiscendete ai Poteri Romani né a quelli Vaticani (così sensibili e interessati alla privatizzazione e della scuola). Sia un sardo libero e promuova un Piano Straordinario per l’occupazione degli insegnanti e del personale scolastico, per la permanenza, la ristrutturazione e la messa in sicurezza delle scuole primarie e secondarie in tutti i comuni dove già esistono.In questo modo, si crea davvero, una nuova stagione di occupazione nell’edilizia e ristrutturazione scolastica per centinaia di imprese sarde e per migliaia di artigiani, dando una reale possibilità di affrancamento sociale ed economico ai figli più umili della Sardegna.Sostenga il recupero e la valorizzazione dei nostri Beni Culturali fra cui quelli archeologici, beni che ci invidiano in tutto il mondo e che possono essere un importantissimo volano di sviluppo e di occupazione per i nostri giovani e per tutti i precari disperati, e come ben sappiamo, spesso non più giovanissimi. Così come, chiediamo la sua massima attenzione per restituire la giusta dignità alla nostra lingua.Assessore Milia, noi non siamo interessati ai giochi di “alternanza” nella vostra Giunta o nei assessorati, ma siamo per un’“alternativa” seria e responsabile. E’ questo che oggi i sardi si aspettano da lei. Le porgo i miei auguri per il suo percorso difficile e se non “ tentennerà”, noi saremo con lei in questo progetto.Claudia ZunchedduConsigliera Regionale Rossomori
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