Emilio Lussu a 120 anni dalla nascita
Emilio Lussu a 120 anni dalla nascitaIl suo rigore morale ed etico contro il “degrado” del sistema politico. Conferenza-Dibattito 05/12/2010 Quartu S.Elena
Oggi più che mai nel “disastrato” scenario politico sardo, prendere esempio dal rigore morale di Emilio Lussu, più che un dovere è una necessità, per cui la mia attenzione sul nostro “complesso” personaggio politico, avrà come “focus” questi valori imprescindibili per chi è chiamato a responsabilità politiche verso la propria collettività Il Pensiero di Lussu parte dalla natia Armungia, dove nasce a contatto della cultura popolare contadina e dei miti della “foresta di Murdega”, da cui idealmente non si staccherà mai, ritornandovi ogni qualvolta gli era possibile. Il giovane Lussu approda al primo interventismo nella “macelleria” della prima guerra mondiale. Il Capitano Lussu, nello spirito della trincea si rende tragicamente consapevole dei falsi miti della “patria italiana”, una consapevolezza che attraverso “lo spirito della trincea” e la solidarietà fra i “sardi in divisa”, lo vedranno protagonista insieme ai contadini, ai pastori, ai commercianti, agli operai e ai giovani ufficiali-intellettuali della “stagione della Brigata Sassari”. Una stagione che sfocerà a guerra finita con la nascita del Psd’Az, di cui insieme a Bellieni, né diventerà dirigente e simbolo popolare. Il dibattito del primo dopoguerra in Sardegna e l’avvento del fascismo nell’isola vedrà il giovane Lussu protagonista, e con il Psd’Az, organizzare la resistenza militante alla dittatura fascista nelle piazze e nel Parlamento del Regno italiano, come deputato per la Sardegna, distinguersi per il rigore morale e politico nel difendere i principi della libertà e della legalità: fondamenti della cultura azionista.
Già come in tanti hanno detto, la figura di Lussu, difensore dei valori della nostra terra e strenuo oppositore del fascismo, tanto da patire carcere ed esilio a Lipari (che nonostante le affermazioni di Berlusconi sugli esiliati e carcerati politici antifascisti, non era certo un “luogo di villeggiatura”), diventerà con la sua rocambolesca fuga e l’esilio in Francia, un leader antifascista di statura europea, diventando perno fondamentale della rete antifascista e resistenziale in Europa e in Italia. In quegli anni Lussu confronta il suo pensiero con le migliori correnti progressiste del socialismo laico e liberale di quel momento storico. Non sto a continuare ad elencare i punti salienti di una militanza sempre a fianco dei bisogni e dei valori del popolo sardo, delle sue ragioni politiche, economiche e istituzionali. Lussu ha attraversato la storia del 900 da protagonista e a distanza di 35 anni dalla sua morte, persiste il suo mito.
Unu babbu mannu del Pensiero Sardista, Socialista e Autonomista, che nel 48, in piena battaglia autonomistica e per la ricostruzione civile e democratica della Sardegna, non esitò a sostenere sul nascente Statuto dell’Autonomia: “…doveva essere un ruggito di leone ed è stato il miagolio di un gatto”. Quest’affermazione, la dice tutta sul carattere politico di Lussu “poco addomesticabile”, intuendo, forse, l’inadeguatezza dello Statuto: preludio del fallimento dell’Autonomia Sarda. Anche dopo la sua fuoriuscita dal Psd’Az nel1948, che portò alla fondazione del Partito Sardo d’Azione Socialista e con le lotte di fine anni 40 e con l’epopea dell’Assemblea Costituente del Popolo sardo, il mito del dirigente politico antifascista e socialista, non ebbe mai alcun declino nonostante il suo allontanamento fisico dalla stessa Sardegna, dove sempre più sporadicamente tornava. Un mito che è sopravvissuto alla sua stessa morte fisica, tanto che ancora oggi, nel terzo millennio, una parte importante delle sezioni del Psd’Az e di circoli legati al neosardismo portano il suo nome. Tutto ciò nonostante il Psd’Az oggi abbia fatto scelte di alleanza con il centro-destra e con i nuovi colonizzatori italiani, divenendo esso stesso “truppa coloniale” e portandosi al di fuori dell’alveo storico del sardismo e in contrapposizione con le stesse idee lussiane.
Po totu custu, Emiliu Lussu s’esti furriendi in su baullu.
Il mito è così radicato nella storia del sardismo, che una formazione indipendentista, facendo i conti con la storia della Sardegna e con il suo percorso di affermazione della Nazione, della Sovranità, dell’Autodeterminazione e dell’Indipendenza, fa risalire a Lussu stesso il “gene fallimentare” dell’Autonomismo, arrivando persino a definirlo “quasi un rinnegato” della Nazione Sarda. Certo è che Lussu non è mai stato Indipendentista, né poteva esserlo per come intendiamo oggi il processo di Indipendenza della Sardegna. L’Indipendentismo moderno si forma con il Pensiero di Simon Mossa e con le lotte contro il colonialismo mondiale. Era sicuramente un convinto federalista, al punto che in solitudine nella Costituente Italiana portò avanti l’idea di una Repubblica Federale, di un Senato Federale che purtroppo mai vennero alla luce. Di certo nel suo periodo non si era ancora consumata la “Stagione dell’Autonomia Sarda” e questa opzione federale, allora, forse, avrebbe avuto una prospettiva diversa per le aspirazioni di progresso del popolo sardo. Il tema del Federalismo, riuscì solamente a “partorire” le regioni autonome fra cui la Sardegna e ancor meno fu felice nel realizzarsi quando Lussu stesso lo coniugò con una sorta di Repubblica Socialista Federata all’Italia.
Di sicuro Emilio Lussu è sempre stato dentro e vicino a tutte le rivendicazioni e lotte sociali e politiche del nostro popolo, di cui si sentiva parte integrante malgrado il suo risiedere a Roma per lungo tempo. Nonostante io personalmente, come molti di noi, ci definiamo “Indipendentisti”, ritengo che il Pensiero e l’azione di Lussu, facciano parte del patrimonio genetico di noi sardi e come tale non può essere disconosciuto e messo al bando. Il personaggio stesso incarna lo spirito di non sottomissione ai padroni di turno, di difesa dei deboli, di ribellione a qualsiasi ingiustizia e sopruso, di difesa e solidarietà delle proprie comunità, tipiche dei leader naturali del nostro popolo e in sintonia con la nostra storia. In questo momento storico in cui in Italia e in Sardegna tutti i valori morali e politici sono profondamente stravolti (vedi l’attuale politica italiana, le gesta di Silvio Berlusconi e compagni, nonché la stessa politica sarda con la Giunta Cappellacci, costellata da scandali e da soprusi a danno dei sardi, ad esempio “l’eolico”, Flavio Carboni e cricche varie) il richiamo ai valori morali ed etici di Lussu, diventa “obbligo”.
Tutto ciò mentre il popolo sardo è sempre più “mortificato” da una profonda crisi economica, che ne sta decretando con la disoccupazione la distruzione delle nostre economie tradizionali legate all’ambiente, annientando con ciò la nostra cultura, la nostra tradizione e la nostra lingua. In questo scenario la figura morale e politica di Lussu si erge come un “bastione resistenziale” per noi sardi da cui prendere esempio. La mia stessa azione politica all’interno delle istituzioni e nel territorio, si coniuga sempre con la “Questione Morale”, ispirandosi umilmente al profondo sentimento di rettitudine morale e culturale che sta alla base dell’azione di Emilio Lussu.Basta ricordare solo un fatto, Lussu era nel “Governo Parri” 1945, quando Vittorio Foa (figura prestigiosa dell’antifascismo e del sindacalismo italiano, recentemente deceduto) gli chiese un “piacere” per aiutare finanziariamente il Partito, autorizzando operazioni consuete nel sottobosco politico all’epoca (…e non solo allora!), Lussu gli rispose: “…compagno, puoi chiedermi di montare a cavallo e andare in Via Nazionale a rapinare l’oro della Banca d’Italia, lo faccio subito. Ma mettere una firma sotto una cartaccia giammai”
Questo rigore morale che scindeva gli interessi dello Stato dagli interessi di una parte politica vedeva nello Stato un portatore stesso degli interessi delle classi subalterne e proletarie, quindi un appropriarsi dei beni dello Stato, inteso come collettività, per agevolare o premiare una parte politica a discapito della maggioranza del popolo. Ciò era ed è un tradire il proprio mandato politico di rappresentante del popolo. Questo rigore politico, purtroppo oggi, è “merce” sempre più rara e sconosciuta a gran parte della classe politica. Ma è da questo rigore morale di Lussu, da questa “merce rara”, che noi oggi dobbiamo ispirare la nostra azione politica e sociale. Oggi, più di ieri, manca la rettitudine morale nella politica. Spesso la c.d. “carriera politica” non è concepita come un “servizio alla collettività” ma come un’occasione per accedere a lauti e cospicui privilegi economici.
E’ su questo privilegio che si sostiene la “casta”, ed è su questo punto che noi dobbiamo smantellare e minare questo sistema politico basato sulla corruzione e il favoritismo che produce disuguaglianza. Manca la moralità nella politica a tutti i livelli, manca l‘etica, la coerenza del singolo e il suo attaccamento ai principi e ai valori, e con essi la loro testimonianza giornaliera. Essere con la gente e a fianco delle sue lotte, è lo spirito della sardità di cui Lussu era fedele e fiero interprete. Orgoglioso, coerente, pronto al sacrificio per la propria collettività. Questi sono i valori di cui il popolo sardo ha bisogno dentro e fuori le istituzioni per costruire il suo processo di Sovranità, Autodeterminazione e Indipendenza: valori morali che ritengo debbano ispirare la nostra militanza dentro le istituzioni e al fianco delle lotte dei sardi per il nostro benessere e per il nostro diritto inalienabile all’Indipendenza Nazionale. Queste modeste riflessioni ci impongono di essere con il Capitano Emilio Lussu, la sua testimonianza, per andare oltre il Pensiero di Emilio Lussu.
Claudia Zuncheddu
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