Dimissioni Federazione Rossomori Oristano
“Ex” Federazione RossoMori – Oristano.Comunicato
L’ormai ex direttivo della Federazione provinciale di Oristano esprime la propria solidarietà e totale sostegno alle motivazioni che hanno portato Claudia Zuncheddu a rassegnare in modo irrevocabile le sue dimissioni da presidente e militante RossoMori.
I sottoscritti dichiarano pertanto il contestuale abbandono del medesimo partito, anche per le considerazioni appresso riportate.
Nell’ultimo Consiglio nazionale, abbiamo assistito ad un violento attacco politico nei confronti dell’operato dell’on. Zuncheddu ed alla linea indipendentista, che ha avuto come pretesto la “discussione” sul bilancio del partito.
Due anni fa, nell’emergenza elettorale dopo la scissione dal Psd’Az avevamo inteso dare continuità a quella esperienza politica (per alcuni pluridecennale) immaginando un sardismo nazionalitario, indipendentista, laico, progressista.
Le delusioni non si sono fatte attendere, poiché un ristretto gruppo di dirigenti della federazione cagliaritana, promuovendo l’Associazione RossoMori, attraverso uno statuto alquanto discutibile, ne diventano padroni. Da quel momento, tutte le convocazioni dei promotori, venivano effettuate all’ultimo momento, senza un o.d.g.
Gli incontri, predisposti secondo la prassi del “centralismo democratico”, non lasciavano margini per contrapporre eventuali analisi e proposte, dando per scontata la condivisione di relazioni che ripetendo il consueto schema internazionalista, si riducevano ad una rassegna stampa sulla globalizzazione in atto.
Le argomentazioni ruotavano sempre attorno alla tesi “Soberania est indipendentzia”, presentata al 30° congresso del Psd’Az, risultata perdente, e della quale non abbiamo mai condiviso l’obiettivo di una Sardegna “regione associata” all’Europa; linea politica mai approvata da alcun organismo RM.
La tesi era, allora, contrapposta a quella della Federazione di Oristano, che ci vedeva co-autori: “In camminu po s’indipendentzia”.
La nascita dei RossoMori, per certi aspetti è rimasta avvolta nel mistero, ma nell’ultimo Consiglio nazionale si è squarciato qualche velo, con un intervento che ne ha chiarito la vera natura politica: a servizio del PD. Da parte della segreteria, esplicitando l’identità e la linea politica a Badde Salighes (11/07/2009), si è scelto di non pronunciare mai la parola “indipendenza”, recuperando con varie sfumature l’“autonomia”.
Risultava pertanto evidente l’incompatibilità tra la presenza dell’obiettivo indipendentista con quello autonomista, essendo le due posizioni inconciliabili.
La concezione del sardismo che avrebbe dovuto caratterizzare l’identità dei Rossomori, (ripetiamo nell’ordine: nazionalitario, indipendentista, laico e progressista), è stato non solo disatteso ma umiliato dall’arroganza politica di un Segretario impermeabile a tutto ciò che potesse esulare dalla vecchia concezione autonomista, per cui anche il moto di “ribellione” più avanzato contro le crisi economiche delle attività produttive in Sardegna, veniva indicato nello stare dietro alle mobilitazioni dei sindacati italiani.
Ma l’azione più prepotente è stata consumata con l’approvazione di uno statuto, del quale il Segretario Muledda ha sempre voluto blindare i primi 5 articoli che definirebbero l’identità RM.
In quale occasione è stata data la possibilità di discuterli, analizzarli ed eventualmente modificarli?
Vogliamo ricordare che la bozza di statuto saltò fuori (come un coniglio dal cilindro) i primi di febbraio del 2010, un mese prima dell’Assemblea costituente, nel sito cosiddetto “ufficiale” dei RM, statuto fortemente criticato dalla federazione oristanese, nell’assemblea del 20 febbraio a Ghilarza, così come la linea politica.
In particolare, nell’art. 1 sono contenute espressioni contraddittorie, ripetitive.
Nel primo comma infatti, RM si definisce “partito politico”, nel secondo “movimento”…, sfumature solo apparenti.
Con una infelice espressione, RM si proclama “nazionalmente sardo”: che bisogno c’era di usare un avverbio ambiguo invece di dichiararsi semplicemente nazionalitario?
E perché aggettivare con “socialmente” l’essere progressisti?
E di quale “socialismo” “attualizza oggi i postulati”? Quello radicale, quello socialdemocratico, quello liberale? Ed a quale componente azionista si fa riferimento? A quella repubblicana, radicale, socialista liberale? Oppure si vuole rappresentare contemporaneamente e “inclusivamente” tutte queste identità, storicamente alternative? Ma allora “la memoria non s’inganna”?
Auspichiamo, per chi resta, maggiore coerenza e chiarezza tra proclami e azione politica.
Per quanto ci riguarda riprendiamo, liberi, il cammino verso il riconoscimento e l’indipendenza della Nazione sarda.Oristano, 16 febbraio 2011
Il Coordinatore: Pier Giorgio Meli
Il Tesoriere: Andrea Nonne
I Componenti della segreteria: Marino Loi
Antonio Porcu
Stefano Porru
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