Non era un funerale quello di Vincenzo Migaleddu…
Era una manifestazione composta, con gli striscioni dei comitati territoriali e tanta gente.
La morte chiede sempre il silenzio. C’è un tempo per tutto, per lo sgomento e il dolore, per la riflessione e le azioni. Vincenzo lascia vuoti affettivi tra i tanti che gli hanno voluto bene e “voragini” nelle lotte per una Sardegna migliore, più Libera. Questo è ciò che aleggiava ieri sera a Martis.
Ma dalla nostra vulnerabilità individuale, non può dipendere l’arretramento delle battaglie collettive. Le aspirazioni di un Popolo devono andare avanti.
Le “voragini” non le crea chi lascia, come nel caso di Vincenzo, esse si creano dal disimpegno di tanti e dal delegare sempre ad altri i propri doveri, compreso quello della difesa del proprio habitat e della sua salute. Spetta a ciascuno di noi sardi assolvere ai propri compiti, ognuno per ciò che gli compete e con gli strumenti che ha a disposizione. Da questo impegno individuale e collettivo nasce la certezza di essere sulla buona strada per la riappropriazione dei diritti del nostro Popolo e per la costruzione di un futuro più felice.
Rispetto alla nostra Terra, abbiamo tutti almeno un debito da pagare, quello di averci dato la vita e di averci accolto nella sua storia. Vincenzo Migaleddu ha tanto studiato e lottato, andando via con un credito onorevole nei confronti della Sardegna.
Colmare le “voragini” nelle lotte di popolo e nella costruzione di un progetto politico adeguato a noi sardi, è un problema che solo chi resta, deve affrontare e risolvere.
Questo è sicuramente ciò che Vincenzo Migaleddu oggi direbbe.
Claudia Zuncheddu
Martis 11 Aprile 2017
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