Bonifiche, il TAR richiamala Protezione Civile “Niente più segreti sul G8”
Venerdì, 24 giugno 2011
Accolta la richiesta di accesso agli atti amministrativi Il dipartimento dovrà mostrare tutte le carte entro 30 giorni. Rifiuti fantasma e risanamenti lasciati a metà. Niente più segreti: il Tar del Lazio ordina alla Protezione civile di rendere pubblico tutto il materiale sulle bonifiche lungo i moli dell’ex arsenale. È una vittoria personale del consigliere regionale Claudia Zuncheddu (gruppo Sel-Comunisti-Indipendentisti): come componente della commissione per l’Ambiente aveva fatto richiesta d’accesso agli atti amministrativi.
Mesi fa quegli atti erano stati all’inizio in parte negati con il sistema del “silenzio”, equivalente sul piano procedurale a un secco no. Ma ora la sentenza costituisce, indirettamente, un sostegno in più per il magistrato che indaga sul risanamento mancato nel mare dinanzi al Main Conference, il sostituto procuratore di Tempio Riccardo Rossi.Da oggi dovrebbe così essere possibile riempiere i buchi informativi. Per via dei top secret imposti in passato dall’organizzazione del G8, infatti, la struttura guidata dal commissario governativo Bertolaso era sempre stata avara di notizie. Adesso il velo di riservatezza dovrà cadere.Grazie alla sentenza del tribunale del Lazio, che di fatto chiama in causa la presidenza del Consiglio, si aprono nuovi scenari. Forse si capiranno meglio le ipotesi di corruzione, la lievitazione dei costi, i subappalti dei subappalti (sino a 30 le società coinvolte), le conseguenze ambientali. E apparirà più chiara un’altra serie di questioni scottanti. Intanto, quali sono state le discariche realmente usate dalle imprese incaricate di queste operazioni dalla Struttura di missione. Poi, le strade seguite nella eliminazione dei rifiuti. Infine, le quantità di scorie effettivamente distrutte e quelle rimaste in quel tratto di arcipelago. Dalle carte consegnate sinora ai rappresentanti delle diverse istituzioni che a vario titolo indagano sulla faccenda è infatti emerso un quadro contraddittorio. Con numeri e dati diversi forniti alla Provincia Olbia-Tempio, all’Arpas, al ministero dell’Ambiente, al Parlamento dalla Struttura di missione.
Finalmente, a distanza di tre anni, sarà possibile conoscere qualche brandello di verità in più sul risanamento lasciato a metà. Anche perché in questa vicenda si parla di veleni tra i più pericolosi: idrocarburi, arsenico, mercurio, metalli pesanti, amianto.
Persino in tempi di Cricche e sistemi gelatinosi considerare il problema risolto, senza inquinamenti in altre aree della Sardegna (si è spesso parlato della Nurra) e senza infiltrazioni di materiali nocivi nelle falde, farebbe tirare un sospiro di sollievo.
L’inchiesta penale a carico di Balducci, Anemone, De Santis, Della Giovampaola e dei loro presunti soci in affari illeciti ha infatti evidenziato almeno un punto fermo. La gran parte delle notizie fornite dai dirigenti impegnati nelle bonifiche è apparsa parziale, inesatta, non veritiera. Le incongruenze sullo smaltimento delle scorie, messe in rilievo da politici del centrosinistra e dagli ambientalisti, si sono invece rivelate molto precise, circostanziate.
«Così conosceremo le rotte dei veleni»
CLAUDIA ZUNCHEDDU, nell’istanza presentata al Tar del Lazio, competente sugli atti dei commissari governativi, è stata assistita dagli avvocati Luigi Azzena e Renato Margelli. Oggi è soddisfatta ma avanza un timore: «Non so se ci daranno tutto ciò che chiediamo perché ho il sospetto che forse alla fine ci verranno comunque a mancare incartamenti importanti: bisogna vedere infatti se ogni passaggio condotto a termine nell’arcipelago sardo è stato davvero documentato».
«Noi a ogni modo, entro 30 giorni al più tardi, sulla base di questa sentenza ci attendiamo parecchie risposte», prosegue con convinzione il consigliere regionale, medico, sempre attiva nella difesa del territorio dell’isola. Per poi concludere: «In questo modo riusciremo a sapere come ci si è regolati per noleggiare le navi destinate al trasporto delle scorie. Su che rotte hanno viaggiato. Quali erano le discariche e le destinazioni finali. Dovremmo poi poter conoscere gli atti per la caratterizzazione del sito d’interesse nazionale al centro delle bonifiche, a quali operatori esattamente sono stati affidati i lavori e gli allegati dei contratti d’opera».
La Nuova Sardegna
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