«Isola in agonia, basta clientele»
L’UNIONE SARDA del 7 Aprile 2015
(intervista di Cristina Cossu a Claudia Zuncheddu)
«Quando ero in Africa, nelle scorse settimane, dove lavoro a un progetto di alfabetizzazione per bambini, mi è arrivata una terribile notizia dalla Sardegna. Vogliono chiudere le scuole. Ma come? Le scuole per principio si aprono. Le scuole non si chiudono mai, se non per le vacanze. Provo una profonda delusione per la Giunta Pigliaru, agisce in forte continuità con quella Cappellacci. Questa classe politica ha un’enorme responsabilità, e il silenzio su temi come l’ambiente, la salute, il neocolonialismo, i privilegi e il potere clientelare è inquietante».
Claudia Zuncheddu, 63 anni portati splendidamente, dice di sé: «Vengo da Lotta continua, sono un’indipendentista di sinistra, mi considerano, gli uni e gli altri, una rompiballe, perché sono libera, studio, dico quello che penso e non mi faccio comprare». Medico specialista in malattie tropicali, fa attività di base in due ambulatori a Cagliari, a Castello e Sant’Elia, è nell’Isde (International Society of Doctors for the Environment), ha un affascinante passato di pilota di Rally-Marathon (per anni è stata l’unica donna italiana a fare corse automobilistiche nei deserti), ha partecipato a spedizioni scientifiche, a trekking su ghiacciai perenni, dalle Ande boliviane alla foresta equatoriale. In un altro passato, più recente e meno affascinante, è stata consigliera regionale, sempre sulle barricate. Prima dei non eletti con Sel alle ultime elezioni («mi hanno usata per prendersi i miei voti») porta avanti senza tregua la sua militanza, locale e internazionale, dall’Isola all’Africa, senza soluzione di continuità, con il movimento Sardigna Libera.
Il Mali, cosa fa laggiù?
«A Bamako ho una base d’appoggio, ma da lì mi sposto, 1200 chilometri per raggiungere la zona delle nostre scuole, l’Azawad. I Tuareg con cui collaboro stanno a sud ovest di Timbuktu, sono la mia seconda famiglia. Abbiamo scolarizzato 700 bambini, di questi, 430 sono rimasti, gli altri, a causa delle ribellioni, sono scappati, rifugiandosi con le famiglie nei campi profughi di Mauritania e Burkina Faso».
Come nasce il progetto?
«Iniziai ad avere relazioni con i Tuareg del Niger, quando conobbi, grazie al mio amico pilota Jack Ickx, Mano Dayak, leader del Fronte di liberazione nigerino, uomo di grande fascino e intelligenza. Lo sapete che i Tuareg sono trattati dai governi locali esattamente come i sardi sono trattati dallo Stato italiano?».
Poi, che è successo?
«Mano morì in un attentato, fecero esplodere il suo aereo, io in quei giorni mi trovavo in Africa e fui contattata per andare a visitare un altro capo Tuareg, del Mali, Aboubacrine Mohamed, che era molto malato. L’ho portato, in seguito, anche a Cagliari, per fare conferenze, e poi per ricoverarlo in ospedale. Comunque, fu suo padre, negli anni Venti, a lanciare la campagna di istruzione, perché era convinto fosse la strada giusta per l’indipendenza, e Aboubacrine mi lanciò la sfida: realizziamo il sogno di mio padre».
E le risorse?
«Amici, parenti, sottoscrizioni nelle univeristà, nelle assemblee pubbliche, siamo riusciti a raccogliere molto denaro – i sardi sono generosi – e abbiamo concretizzato il progetto del vecchio capo Tuareg: aprire scuole, far studiare i ragazzi, dare speranze a un popolo in un’area poverissima e sempre in guerra. E qui?».
E qui?
«Qui la politica è da brivido. Ho un forte risentimento nei confronti della classe politica sarda, sempre più asservita a interessi a noi estranei. Provo una profonda delusione per la giunta Pigliaru, e non soltanto per le scuole».
Per cos’altro?
«Pensiamo all’operazione del Qatar. Dicono che ci portano 1 miliardo 200 milioni in dieci anni, come se ci stessero facendo un piacere. Quei soldi servono per fare investimenti immobiliari, non sono privati, loro sono uno Stato sovrano che compra beni in un altro Stato. Si svende la Sardegna per fare affari nel Paese – è il disegno di Renzi – e qui tutti, a destra e sinistra, hanno appoggiato la più grossa operazione coloniale italo-araba in Italia».
L’Isola è strategica nella geopolitica mondiale?
«Nessuno se ne preoccupa. L’autunno scorso c’è stato un meeting con diversi rappresentanti degli stati del Golfo, più la Nato. Ebbene, mentre qui nei poligoni si sparava, Soru si è presentato per dare un saluto, il sindaco di Cagliari avrebbe fatto meglio a starsene a casa, e Pigliaru ha detto che noi sardi dobbiamo investire in fiducia. Capito? In fiducia. Sono millenni che ci fidiamo e che ci fregano. Poi, i tre non hanno partecipato ai lavori, e l’unico accenno alla Sardegna da parte di un relatore egiziano è stato sul “calore del sole e della gente”. Un mese prima si era svolta la grande manifestazione di ribellione a Capo Frasca, contro le servitù militari e le esercitazioni. Silenzio. Come se non fosse successo niente».
Cosa pensa della politica ambientale ed economica dell’esecutivo?
«Sta passando ogni nefandezza. Tossilo è l’ennesimo esempio di distruzione e malaffare. Ho scritto una lettera aperta al governatore: l’unica logica comprensibile di quest’operazione è quella del profitto per le lobby dei rifiuti, che mirano a ingrandire il business legato all’importazione nell’Isola di rifiuti indifferenziati da altre sedi. Rifiuti ignoti sia per la provenienza che per ciò che realmente contengono».
Scorie comprese?
«Se le scorie nucleari dovessero arrivare qui sarà la nostra morte. I parlamentari sardi cosa stanno facendo? E Pigliaru dov’è? Su temi così non bastano le parole, bisogna interrompere le relazioni con l’Italia, invece hanno ritirato tutti i ricorsi, non vogliono disturbare».
Lei cosa vorrebbe?
«La mia speranza è che tutte le forze indipendentiste e il mondo della ribellione, che non va a votare, si organizzassero per creare un’alternativa a centrodestra e centrosinistra. Oggi sono tutti camaleonti, vogliono proporre una specie di cosa “identitaria” alle prossime regionali, in realtà per mantenere tutto com’è».
Non salva proprio nessuno?
«No. Non è pensabile che a quasi un anno e mezzo dalle elezioni stiano ancora tutti pensando alle clientele. Allora dico: fatelo in fretta, e trovate tempo per occuparvi delle emergenze della Sardegna».
L’intervista, pubblicata sull’Unione Sarda, è disponibile anche sul sito di MegaChip (a cura di Cristina Cossu)
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