geopolitica del Sahara Maliano: la Questione Tuareg e l’Azawad
Per capire oggi, la complessità della situazione geopolitica di questa parte dell’Africa, è necessario fare alcune considerazioni sugli antefatti dei Negoziati di Algeri del 2014
Il fallimento dei Negoziati di pace ad Algeri del 16-24 luglio 2014
I Negoziati di pace di Algeri del luglio 2014, non hanno rappresentato alcun un passo avanti nella trattativa per il riconoscimento dei diritti inalienabili delle popolazioni dell’Azawad, anzi, tutto è stato architettato per annullare precedenti mediazioni che garantivano maggiori tutele. Questo era l’obiettivo della CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) e soprattutto di MINUSMA (La Missione di Pace delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Mali, dopo le rivolte tuareg del 2012) che alla scadenza degli Accordi di Ouagadougou, firmati il 18 giugno del 2013, un’anno dopo l’esplosione della Ribellione, non voleva la ripresa dei colloqui in modo tale che anche le più piccole conquiste precedenti venissero vanificate.
Di fatto i Negoziati di Algeri del 2014, per riportare la pace tra il Governo del Mali e l’Azawad si sono risolti in un nulla di fatto, confermando l’ambiguità politica dell’operato delle Nazioni Unite e della stessa Unione Europea.
Ad Algeri la questione dell’Azawad è stata affrontata in modo molto generico, inquadrando il problema nel contesto più ampio delle Regioni Settentrionali del Mali. Con ciò si è negato il riconoscimento di ogni specificità della questione Tuareg, che origina dal processo di decolonizzazione degli inizi degli anni ’60. I conflitti tra il Governo del Mali e l’Azawad durano da troppo tempo. E’ dal 1963 che le etnie Tuareg, Songhai, Peul e Arabi che convivono da sempre in quell’area geografica e desertica del Nord del Mali, pagano costi altissimi, sono soggette a soprusi, privazione dei diritti, e violenze da parte dei vari Governi di Bamako.
Queste Regioni sono state abbandonate dal Governo centrale maliano e nonostante alcuni processi amministrativi di parziale autonomia, di fatto a queste etnie, non sono stati dati né gli strumenti di programmazione economica e ancor meno i fondi necessari per portare avanti un qualsiasi tipo di sviluppo e progresso economico che promuovesse un minimo di benessere e di migliore qualità della vita di queste popolazioni. Una qualità della vita tale da poter essere confrontata con quella del resto del Mali già insufficiente e precaria per la stessa sopravvivenza.
Lo stato in cui si trovano le popolazioni dell’Azawad è quello di una condizione di povertà estrema, soggette a repressioni armate governative e con un gran numero di profughi attualmente nei campi della Mauritania, del Burkina Faso etc. che attendono il riconoscimento del proprio status senza una propria patria e nazione, dove tornare a vivere liberi e indipendenti. Questa emergenza umanitaria, pone come problema prioritario il ripristino della pace e la necessità del riconoscimento del diritto all’autodeterminazione e all’autogoverno di questi popoli, come una via possibile per il superamento della crisi in queste zone del deserto subsahariano.
Ma i temi portati al centro delle Negoziazioni di Algeri del 2014, sullo stato di emergenza dell’Azawad, sul suo futuro, sulla condizione dei civili, sui massacri e l’esilio, sono stati ignorati.
Ad Algeri, gli stessi temi riguardanti l’occupazione dei territori e le stragi delle popolazioni locali, da parte di gruppi jihadisti e fondamentalisti, e la solitudine con cui i Tuareg, sono stati lasciati soli dalle Democrazie Occidentali, a combattere contro il terrorismo, non sono stati tenuti in debita considerazione e ancor meno sono state date risposte. A parole, i governi della UE e gli stessi americani, hanno sostenuto di essere in prima linea nella lotta contro il terrorismo internazionale, ma in realtà, hanno fatto sì che in Mali, i fondamentalisti, finanziati e ben equipaggiati, combattessero a lungo contro i tuareg in una lotta impari, per essere alla fine sconfitti grazie all’intervento armato della Francia e di una coalizione di Stati limitrofi.
Il terrorismo jiahdista alimentato da gruppi legati ad Al Qaeda, da Aqmi per il Maghreb islamico, ai Mujao, a Ansar Dine, ha operato per molti anni in modo indisturbato, sotto gli occhi delle Nazioni Unite (ufficialmente in missione di pace), dell’Europa e dello stesso neonato HCUA (Alto Consiglio per l’Unità dell’Azawad), un movimento autonomistico pacifico del Nord del Mali, che pur considerando reato, la laicità della lotta tuareg, quindi dell’MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad), aderisce ad una delegazione di diversi movimenti, compreso l’MNLA per prendere parte attiva ai Negoziati di Algeri.
Ma le richieste delle legittime rappresentanze dell’Azawad, come l’MNLA e gli altri movimenti nazionalisti ad Algeri sono state disconosciute.
Intanto il Governo algerino lavora con la Francia per creare confusione sulla questione inerente il superamento della crisi dell’Azawad.
Inevitabilmente se la mediazione per la pace è in mano all’Algeria (che si oppone non solo ai processi di autodeterminazione e di indipendenza della vasta regione dell’Azawad, sua confinante, ma alla stessa concessione di ogni minima autonomia), alla Francia (sempre più interessata a detenere il controllo delle ricche risorse dell’Azawad attraverso i governi locali), alla CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) e a MINUSMA (La Missione di Pace delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Mali), il cui ruolo non è di mediazione, per risolvere conflitti fra governi e popoli locali, ma quello di controllore di interessi economici internazionali, purtroppo con queste premesse i futuri Negoziati di Algeri non fanno ben sperare per la pace.
Claudia Zuncheddu
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