Mafia Capitale -“Romanzo criminale” anche in Sardegna
I fatti di Roma di questi giorni dove emergono in modo esplicito le connessioni tra politica, malaffare e criminalità più o meno terroristica, ma pur sempre criminalità, sono un inquietante ed ennesimo campanello d’allarme per la tenuta delle stesse istituzioni democratiche. Per dirla tutta su questi fatti, negli ultimi mesi di campanelli d’allarme ne sono suonati già diversi, dal caso Galan – Mose Venezia, all’Expo 2015 di Milano, ai casi meno eclatanti che hanno visto alla ribalta una classe politica regionale in tutt’Italia sempre più indaffarata a raccogliere denari pubblici e privati per comprare consensi e per rendere la macchina pubblica democratica sempre più fonte di corruzione e di inefficienza. Gli investitori europei e mondiali non investono in Italia per colpa dell’Articolo 18, abolito da Renzi, ma a causa della corruzione che rende ogni regola permeabile e addomesticabile. Una corruzione sempre più legata alla finanza e alle banche, e sempre più collusa con la grande criminalità.
Un “Romanzo criminale” che attraversa in modo orizzontale tutti i partiti e che connette politica e malaffare in tutt’Italia. Per onore di cronaca, oggi non basta la demagogia di Salvini per assolvere e far dimenticare, a una cittadinanza attenta, le operazioni finanziarie e le connessioni dei segretari amministrativi della Lega con la ‘Ndrangheta e lo stesso “caso Trota”. Il malaffare, con le sue ramificazioni e connessioni, viene da lontano. I partiti politici, nati come strumento di partecipazione democratica dei cittadini, in questi decenni di crisi dell’ideologia, si sono trasformati rapidamente e inesorabilmente in luoghi di interessi di cricche, di singoli e in una palestra dove l’arrivismo, l’ipocrisia, il denaro e il potere, hanno prevalso sulle idealità e l’identità.
L’occupazione, quasi militare, delle istituzioni da parte dei partiti ha generato una classe politica debole, ammaestrabile e sempre più legata al denaro e al potere. Questa logica ha fatto sì all’interno di Uffici di Enti, Regioni, Ministeri, Comuni, Province, Fondazioni etc. etc. che con la spartizione, l’appartenenza e la fedeltà ai capibastone di turno, prevalessero su professionalità, titoli e onestà dei singoli. Gli affidamenti diretti e le gare d’appalto pilotate, ma pur sempre ligie ai capitolati, sono uno strumento di questo intreccio affaristico con risvolti oscuri e spesso criminali. Siamo nella Terra di mezzo. Il consociativismo tra i partiti vincenti e perdenti: pratica bipartisan di spartizione di potere e prebende, di espoliazione dei diritti e dei beni dei cittadini, è stato l’utile collante che ha permesso oltre che l’inefficienza e il malaffare, l’infiltrazione di interessi criminali e mafiosi all’interno delle istituzioni dello Stato, fino a determinarne in molti casi le scelte.
La realtà supera la fiction. Ma la Sardegna è immune a questi fenomeni?
Alcune inchieste e sentenze della Magistratura, hanno rivelato che gli interessi della criminalità organizzata e della mafia sono sbarcati da tempo nell’Isola. Nel nord-est è stata accertata, con sentenze, la connessione fra edilizia e cementificazione delle coste con interessi criminali della stessa Banda della Magliana. Nel sud–est dell’Isola alcune inchieste hanno visto coinvolti nomi di politici all’interno di operazioni immobiliari con la ‘Ndrangheta e Camorra. Queste operazioni bordeline della politica, per poter essere attuate hanno bisogno della connivenza e compiacenza di Uffici pubblici permeabili e di una classe politica compiacente, che magari giustifica la propria debolezza e corruttibilità nel nome di “investimenti produttivi che porteranno lavoro e benessere per le collettività”.
La stampa sarda già da tempo segnala traffici “compiacenti” di rifiuti non meglio precisati e in alcuni casi radioattivi, provenienti d’oltremare. Sempre sui rifiuti e sugli appalti che girano intorno ad essi la Procura cagliaritana ha in corso un’indagine che vede il coinvolgimento di amministratori comunali e tecnici di un comune dell’hinterland di Cagliari. Alcuni processi e le inchieste delle forze dell’ordine, e delle Procure della Repubblica, sul traffico di droga, hanno accertato i legami fra la criminalità organizzata e mafiosa continentale con la criminalità sarda, che con questi legami ha fatto il “salto di qualità”. In questi ultimi tempi, in diverse zone di montagna della Sardegna sono state sequestrate piantagioni di stupefacenti che pare sia merce di scambio con la criminalità d’oltre Tirreno.
I sintomi di debolezza della nostra classe politica, si sono esplicitati pericolosamente con lo scandalo dell’uso improprio dei fondi pubblici che hanno visto coinvolti, a vario titolo, in due legislature oltre 90 consiglieri regionali. L’aspetto giudiziario in alcuni casi si è concluso con condanne e in molti casi è ancora aperto. Da garantisti ci auguriamo che prevalga la giustizia con innocenti scagionati e colpevoli condannati. Da cittadini, che credono nella dignità delle istituzioni, non possiamo esimerci da dare un giudizio politico su tutto ciò. La gran parte della classe politica sarda, in questi decenni, ha dimostrato uno scarso senso delle istituzioni e si è adagiata su antiche consuetudini di privilegi, che l’hanno resa simile a quella italiana.
Claudia Zuncheddu
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