sul titolo V della Costituzione: “meno regioni e più stato”
Il Senato si appresta a discutere il nuovo decreto legge sul titolo V della Costituzione, ovvero i rapporti e le competenze fra Stato e Regione. Con il Decreto presentato in Commissione Affari istituzionali del Senato, il Governo Renzi continua la lunga marcia già intrapresa dai precedenti Governi: Berlusconi, Monti e Letta, tesa ad eliminare i poteri delle regioni a statuto speciale e a svuotare quelli delle regioni a statuto ordinario. Il tutto con la scusa della Riforma istituzionale e dell’eliminazione di spese superflue e sprechi, e nel nome del fatto che le regioni non sarebbero state in grado di gestirsi.
Per dirla in breve: “meno Regioni e più Stato”. Ciò significa che la specialità sarda, riconosciuta nello Statuto di Autonomia, che prevede competenze su materie come governo del territorio e urbanistica, trasporti, energia etc. verrà cancellata e le sue competenze verranno acquisite completamente dallo Stato italiano.
In Commissione affari istituzionali, seppur restringendo l’ambito di applicabilità rispetto al testo originale del DDR del Governo è passata la seguente dizione: “la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Questo vuol dire che di fronte agli interessi nazionali dell’Italia le Regioni non hanno nessuna possibilità di contrapporsi.
E’ da tempo che all’interno dello Stato italiano e in tutta Europa si stanno imponendo processi di tipo autoritario che tendono a eliminare qualsiasi tipo di autonomia sino ad oggi riconosciuta a regioni e province. Con la centralizzazione del potere, sarà così possibile, ad esempio, che il sito unico delle scorie nucleari che si cerca di imporre in Sardegna, qualsiasi sia la risposta dei sardi e delle proprie istituzioni, potrà essere realizzato nel nome dell’interesse nazionale dell’Italia.
Questi processi politici di democrazia autoritaria e di espropriazione del potere decisionale dei cittadini in ogni istituzione di ordine e grado, sono funzionali e complementari al processo di globalizzazione che i poteri finanziari stanno instaurando nel mondo per controllare ferreamente tutti i tipi di risorse ambientali ed economiche. Si tende ad espropriare gli stessi Stati nazionali, comunque confederati o riuniti, da qualsiasi potere decisionale che possa preservare e conservare non solo le risorse ambientali indispensabili alla vita dei singoli popoli o nazioni, ma gli stessi ordinamenti giuridici da qualsiasi tipo di controllo.
Ciò vuol dire che la RAS non potrà più legiferare in autonomia, seppur su materie limitate, o opporsi con le proprie leggi a qualsiasi diktat voluto dai governi italiani.
Renzi, esplicitamente, vuole eliminare non solo i poteri delle regioni ma eliminare le autonomie speciali di cui gode la Sardegna, la Sicilia, la Val d’Aosta e il Trentino Alto Adige. Di fronte a questi disegni autoritari, i Governi e le Assemblee della Regione Sardegna, che si sono succedute in questi anni, oltre che lo starnazzare di alcuni partiti e il silenzio imbarazzante di quei partiti legati di volta in volta alle maggioranze di governo, tacciono colpevolmente. E’ probabile che questa tornata di lavori del Senato italiano decreti la fine concreta dell’Autonomia Regionale nel nome dell’interesse nazionale dell’Italia.
Noi non siamo mai stati difensori di un’Autonomia che riteniamo mai applicata, ambigua e comunque superata dalla storia, ma riteniamo che tutti quegli spazi legislativi che diano la possibilità ai sardi di praticare forme di libertà e autogoverno vadano difesi e ampliati. La riscrittura dello statuto di Autonomia non può essere solo un “esercizio grafico” che si fa quando la classe politica è in crisi e non sa dare risposte alle esigenze dei sardi. L’esigenza della riscrittura dello statuto nasce dalla necessità e dalla consapevolezza di dare più forza a un processo di coscienza del Popolo sardo che comunque lo porterà a un percorso storico irreversibile di costruzione della propria autodeterminazione e indipendenza.
La riscrittura del nostro Statuto sicuramente non può essere appannaggio di un Consiglio Regionale che con una legge volutamente liberticida e antidemocratica è stato eletto dal 18% dei sardi, ovvero da una esigua minoranza.
Questo processo di riscrittura, non può essere merce di scambio per i partiti che sostengono Renzi e gli altri partiti italiani con i loro ascari per far passare sotto silenzio l’eliminazione dei poteri delle Regioni e la definitiva fine delle regioni a statuto speciale. Solo una Assemblea Costituente eletta da tutti i sardi è rappresentante tutte le molteplicità politiche, culturali ed economiche attraverso un processo di democrazia diretta e popolare può avere l’autorevolezza per riscrivere lo statuto Speciale di Autonomia.
Claudia Zuncheddu
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