Tuvixeddu: dov’è la verità?
Se è vero che il Lodo Arbitrale ha dato ragione a Cualbu è altrettanto vero che i vincoli su Tuvixeddu sono validi e persistono. Lo dice persino Cappellacci in campagna elettorale, che di disastri se ne intende: vedi la gestione della miniera d’oro di Furtei e le bonifiche mai partite come quelle de La Maddalena per il G8 e quelle del Sulcis.
La validità del PPR è stata riconosciuta dal Consiglio di Stato anche il 3 marzo del 2011. Sugli indennizzi bene spiega il Gruppo di Intervento Giuridico, rilevando che nel momento in cui il PUC di Cagliari si adeguerà al PPR allora sì che verranno giustamente riconosciuti indennizzi e permute.
Resta irrisolto il dilemma culturale ed economico, se la più grande necropoli punica oggi sopravvissuta sia un bene collettivo: Tuvixeddu per la sua storia è sicuramente un patrimonio collettivo non solo dei cagliaritani ma universale. Questo bene culturale, paesaggistico, identitario e collettivo non può essere comunque sottratto alla fruizione culturale ed economica di tutti i cittadini, per diventare un bene privato utile solo a creare profitti per il singolo.
All’On.le Michele Cossa, che votò il bilancio “farlocco” della RAS in cui 150 milioni di euro delle casse sarde, venivano regalati alla società privata Galsi, pagando paradossalmente una “nuova servitù di passaggio” che taglia in due la Sardegna sventrandola e creando utili solo alle imprese di costruzioni continentali, rispondo che anche con questi 150 milioni si sarebbero potute costruire, strutturare e adeguare un maggior numero di scuole, così come si sarebbero potuti costruire, ristrutturare e adeguare i piccoli ospedali nei territori, creando servizi e serenità per i cittadini e promuovendo lavoro pulito e utile per le imprese locali.
Ma evidentemente il centrodestra in questi anni ha preferito fare altre scelte.
Claudia Zuncheddu
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