45 milioni di € ai campi da golf mentre la Sardegna affonda
Consiglio Regionale 28/07/2011
Dibattito
Proposta di Legge N. 83/A
“Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico”
del Gruppo Riformatori
Dopo due anni e mezzo di questa legislatura regionale non si fa più fatica a interpretare i trucchi che stanno dietro le c.d. “belle favole” dello sviluppo turistico. Questa proposta di legge, giunta in Aula in questi giorni, sulla costruzione di 20 campi da golf in Sardegna, è la “solita vecchia storia” di chi pensa che l’edilizia, stavolta inglobata nei campi da golf, sia il principale volano di sviluppo per la Sardegna, a discapito dell’ambiente, del paesaggio, delle economie agro-pastorali, della cultura e della tradizione sarda.
“La spesa totale dell’investimento della RAS, tra spese per investimenti a fondo perduto e spesa corrente, nel progetto sfiorerà pertanto la cifra di 45 milioni di euro, distribuita non uniformemente, nei sei anni di durata. Oltre a questi la Regione dovrà creare il fondo rotativo presso la SFIRS per i prestiti per un totale di altri 20 milioni di Euro.
Tracce del mio intervento
Sui ricorrenti riferimenti al PIL, in numerosi interventi che mi hanno preceduto, ritengo che questo indice di sviluppo economico, sia correlato a quel concetto di “sviluppo” tanto decantato da stare ancora alla base dell’economia occidente, ma quanto è sotto gli occhi di tutti per i suoi risvolti reali di malessere economico e sociale per i cittadini. Questo concetto di PIL secondo me andrebbe rimesso in discussione a partire da quest’Aula.
Rispetto ai colleghi che mi hanno preceduto e che inneggiano al PIL, la penso molto diversamente. Credo che il Prodotto Interno Lordo non sia mai stato indice di “benessere dei popoli”, al punto che gli “stessi estimatori” non lo considerano più unico parametro attendibile, come “grado dibenessere reale di un Paese e delle sue popolazioni”. Esso è decisamente legato al concetto di “produzione di merci”, case comprese.
Per cui l’incremento del PIL che la costruzione dei 20 campi da golf in Sardegna, proposti con la Legge dei Riformatori, non garantirebbe neppure in questo caso per noi sardi alcun benessere sociale ed economico diffuso.
Il PIL non solo non è indice di benessere per le popolazioni, ma la sua crescita non può essere illimitata, perché le risorse naturali su cui esso poggia sono limitate, si consumano velocemente e vengono reintegrate molto lentamente. Questo vale non solo per le fonti energetiche non rinnovabili, ma specialmente per il territorio e l’ambiente.
Il “benessere sociale”, a cui tutti noi politici dovremo aspirare per i sardi e per la nostra Nazione, è strettamente legato alla salute degli eco-sistemi, quindi non possiamo parlare di “benessere sociale” senza difendere le peculiarità dei territori, limitarne il consumo salvaguardandoli dall’attacco dell’edilizia che ne vuole fare esclusivamente “merci di consumo e profitto immediato”.
Non si può arrivare persino all’avvelenamento ambientale con pesticidi e fertilizzanti, usati in grandi quantitativi per il green dei campi da golf. Non si può accettare tutto questo solamente per soddisfare gli interessi di piccole lobby, spesso portatrici di interessi economici a noi esterni e ovviamente in barba alle molteplici esigenze delle popolazioni residenti.
Questa logica è stata già imposta in Sardegna come possibilità di “sviluppo” e in 50 anni ha prodotto ogni sorta di distruzione territoriale, ambientale, culturale ed economica, per poi ritrovarci fortemente impoveriti tra le macerie del “post-sviluppo”, perdendo la nostra stessa identità di popolo.
E’ da ciò che noi, come classe politica, abbiamo il dovere morale e culturale di ripartire per sostenere la nostra economia, già attaccata e messa in crisi dalla globalizzazione mondiale. Dobbiamo recuperare le nostre economie tradizionali, bonificare e rinnaturalizzare il nostro territorio, frenare la produzione di merci inutili come le costruzioni di case o di villaggi che per dieci mesi all’anno sono vuoti oppure invenduti. La crisi spagnola dovrebbe servire da esempio.
Per tali ragioni non dobbiamo più pensare al PIL, ma a processi di “decrescita controllata”, ovvero all’uso responsabile delle risorse, per migliorare la qualità della vita e quindi per creare benessere e ricchezza reale per le nostre collettività.
Il disegno di legge 83/A, in materia di “Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico”: questa “bella pensata” sarebbe il frutto dell’elaborazione di nuove strategie economiche per la Sardegna. In realtà è solo una “leggina furba” e poco credibile, un escamotage dei costruttori per costruire dove altrimenti non sarebbe possibile e certamente in nome della crescita del PIL.Al centro destra che accusa di “ostruzionismo” chi è discorde, rispondo che il problema è politico ed è legato alle nostre diversità di interpretare la Sardegna e il mondo, i bisogni dei sardi e dell’ ambiente, a distinguere gli interessi delle lobby dai bisogni e dalle esigenze delle popolazioni e dei loro habitat naturali. Inevitabilmente, fra noi politici, c’è chi privilegia la qualità di vita degli uomini e degli eco-sistemi e chi, accecato dal PIL compie scelte opposte.
Di fronte a questa proposta di legge, abbiamo la preoccupazione che gli interessi che hanno ispirato il Piano Casa, nonostante il clamoroso fallimento, non si rassegnino e si ripresentino sotto le vesti poco credibili di “promozione del golf per incentivare il turismo”. Questa potrebbe essere una nuova scorciatoia per la speculazione edilizia.
Trovo sconvolgente il progetto dei 20 campi da golf, oltre i 4 esistenti, da disseminare nell’isola addossandoli ai siti di maggiore concentrazione alberghiera. Così come è sconvolgente che i nostri terreni agricoli finiscano per essere destinati alla coltivazione estensiva di cardi per alimentare l’”ecomostro della chimica verde”: l’alibi dietro cui si nasconde la storia dell’inceneritore più grande del mondo… ovviamente in Nord Sardegna.
Un mostro che con la scusa di alimentarsi di “cardi”, richiederà l’importazione di enormi quantitativi di rifiuti.
La Sardegna con ciò passerà da una servitù all’altra.
Tornando alla legge sui campi da golf e il ruolo della RAS, bontà sua, deputata a snellire e agevolare le procedure autorizzatorie, a concedere cubature aggiuntive sia per fini residenziali che per fini recettivi, a trasformare la cubatura concessa sui terreni agricoli in volumi residenziali o alberghieri, a ragionare su come modificare eventualmente le leggi che ostacolano questi progetti, come ad esempio quella del Piano Paesaggistico Regionale.
E’ previsto che la costruzione dei nuovi campi, in un numero così spropositato, sia affidata a imprenditori rigorosamente privati, mentre la Regione dovrà favorire, anche mediante l’intervento della SFIRS il progetto, finanziando a fondo perduto una parte dei costi di costruzione pari al 20%; a concedere prestiti a tasso agevolato o, in alternativa, di un abbattimento del tasso di interesse al livello più basso consentito dalla legislazione vigente su eventuali prestiti ottenuti dal sistema bancario con un limite di 3 milioni di € per ogni intervento.
La RAS inoltre, contribuirà allo sviluppo del programma con un piano di aiuti alle spese di manutenzione con un contributo del tipo de minimis per favorire l’avviamento dell’attività fino a portarla a regime.
Tutto ciò avviene mentre continua a non trovare soluzioni il dramma dei nostri pastori, agricoltori, artigiani e piccoli commerciati, tutti sotto embargo, piegati dai debiti, massacrati dallo Stato attraverso Equitalia e l’indebitamento bancario. Intere categorie che da oltre un anno non abbandonano le strade e le piazze dove manifestano con il loro malessere, il disprezzo per una classe politica incapace e inadeguata. Ribadendo il proprio diritto al lavoro per se, per le famiglie e per le imprese creando così “beni reali”, ricchezza e prosperità per la Sardegna.
Ovviamente la proposta di legge sui 20 campi da golf è improponibile per tante ragioni. Basterebbe ripercorrere la storia dei campi da golf in Sardegna, per aver chiaro che la legge 83/A è un film che i sardi hanno già visto. Un film pesante e ricco di vicende giudiziarie. La tanto decantata ”operazione Spagna”, da copiare rigorosamente, secondo il neonato Consorzio Golf Sardegna, più che altro, sarebbe da non dimenticare per essere ripetuta. Sulla bolla finanziaria e della speculazione edilizia, poggia la grande crisi dell’economia spagnola.
Insospettisce e preoccupa che questo progetto di legge, proprio per la Sardegna, non abbia contemplato nppure come far fronte all’esigenza idrica dei campi da golf che notoriamente esigono grandi quantitativi di acqua per
garantire il mantenimento del c.d. green golfistico (graminacee e perenni).
Come approvvigionarsi nei periodi di siccità visto che secondo l’Art. 28 della legge n° 36 del 1994, in situazioni di scarsa risorsa idrica (tutt’altro che straordinaria in Sardegna), recita che “…l’acqua deve essere assicurata dopo il consumo umano, all’agricoltura”.
Sorge una legittima domanda e il dubbio: in nome di quale sviluppo e per il benessere di chi si vuole ancora aggredire il nostro territorio e sperperare le nostre risorse finanziarie già fortemente limitate dai tagli del governo italiano.
Il passaggio agli articoli è stato votato da tutto il centro-destra la discussione degli articoli è stata rinviata.
Claudia Zuncheddu
Consigliera regionale indipendentista
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